La grande frammentazione delle forze politiche nel nuovo Consiglio provinciale si accompagna allo squilibrio nella presenza dei gruppi linguistici. Potrebbe non essere un problema se lo Statuto non prevedesse che la composizione della Giunta “deve adeguarsi alla consistenza dei gruppi linguistici quali sono rappresentati nel Consiglio”.
È compito delle istituzioni autonomistiche e di chi le governa fare in modo che i gruppi linguistici, in base ai quali è stata creata l’Autonomia, siano efficacemente rappresentati nel Consiglio provinciale. Altrimenti le norme che regolano la composizione della Giunta sono parole vuote e non se ne rispetta lo spirito originario.
La convivenza tra gruppi linguistici, culturali, religiosi o altro in un contesto democratico non può non fondarsi sulla partecipazione effettiva di tutti alla costruzione del bene comune. Del resto si tratta di un principio costituzionale: “È compito della Repubblica [nel nostro caso della Provincia ecc.] rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Invece negli ultimi decenni la classe dirigente provinciale ha lavorato da un lato alla separazione dei gruppi linguistici (divide et impera), dall’altro all’indebolimento del gruppo italiano e a un’assimilazione (politica) del gruppo ladino. Come partner di coalizione non sono state cercate le persone maggiormente rispondenti a una strategia di sviluppo virtuoso dell’autonomia, ma piuttosto chi sembrava non voler intralciare la spartizione della torta nelle dinamiche del “sistema Alto Adige”. Questa strategia politica però è miope e a lungo andare mina l’Autonomia alle fondamenta.
La debolezza politica del gruppo italiano è forse il maggior elemento di criticità del nuovo Consiglio provinciale, della maggioranza che ne uscirà e del futuro della stessa Autonomia.
Autore: Paolo Bill Valente