Le recenti elezioni provinciali del 22 ottobre hanno aperto prospetive inedite per la politica altoatesina. Per la prima volta la giunta provinciale dovrà essere basata su una vera coalizione, composta da almeno tre partiti. Ne abbiamo parlato con il politologo nativo di Bronzolo Günther Pallaver.
A grandi linee i risultati del voto del 22 ottobre erano stati ampiamente previsti dai sondaggi ma, lo sappiamo, una cosa è paventare nuovi scenari anche per forzare gli elettori nelle loro scelte dell’ultima ora, e un’altra è invece confrontarsi con il nuovo panorama degli eletti in consiglio, prossimamente impegnati a dare un nuovo governo alla nostra provincia,
Le novità sono molte, naturalmente tutte volute dagli elettori direttamente attraverso le loro scelte di voto oppure indirettamente attraverso la decisione di disertare le urne. Su tutte spicca un passaggio epocale, ovvero la necessità per la SVP di allearsi per la prima volta anche con un partito “di lingua tedesca”. è la fine di un’epoca, quella della rappresentanza esclusiva del gruppo linguistico (etnico) tedesco. Un vero e proprio cambio di paradigma per l’autonomia altoatesina.
L’INTERVISTA
Davvero è cambiato tutto, ora?
Direi di sì. Non c’è stata infatti solo la discesa della SVP più o meno al 35% dei consensi complessivi. La grande novità è che la Volskpartei non ha più l’esclusiva della rappresentanza dei gruppi linguistici tedesco e ladino. Oggi rappresenta infatti solo il 45% della “minoranza”; il restante 55% di elettori di madrelingua tedesca ha votato altri partiti. Ora la Stella Alpina a Roma, Vienna e Bruxelles non può più dire “noi rappresentiamo le minoranze linguistiche”. In secondo luogo, diretta conseguenza di questo, la SVP ha ora bisogno di un partito partner di giunta anche di lingua tedesca. è la prima volta questo accade dal 1948, si tratta davvero di un momento storico. In sostanza: la SVP non è più un “partito di raccolta”.
Si ragiona molto sull’emorragia di voti della SVP. Cos’è davvero successo al suo tradizionale elettorato?
Ha pesato molto la rissosità all’interno del partito tra le varie fazioni, che evidentemente all’elettorato non sono piaciute. Non sono riusciti a trovare un consenso tra le varie anime interne. La SVP era diventata il partito delle lobby dei contadini e degli albergatori. Ci sono poi tutta una serie di questioni politiche che sono rimaste irrisolte. Basti pensare alla questione del limite dei posti letto da mettere a disposizione per il turismo, oppure ai problemi legati all’urbanistica o alla gestione delle risorse energetiche. Si è poi verificata anche una certa discrepanza tra l’obiettivo della sostenibilità ambientale per il territorio indicata dal presidente Kompatscher come importante obiettivo da raggiungere, e quello che si è riusciti concretamente a realizzare. Il freno, com’è noto, è giunto appunto dalle lobby interne. C’è poi anche un altro aspetto, particolarmente interessante che va considerato.
Quale?
La SVP è stata sempre il partito di grande successo, in grado di portare sicurezza alla minoranza grazie all’autonomia che tutti ci invidiano. L’autonomia è quindi diventata quasi… ovvia ed è venuto meno il collante etnico che alimentava il consenso del partito di raccolta. Il tradizionale appello all’unità perché la minoranza sarebbe sempre sotto attacco, in sostanza è stato superato dalla normalizzazione. E quindi ora gli elettori di lingua tedesca si sentono nelle condizioni di uscire dall’alveo della difesa rappresentato dalla SVP. Possiamo dire che la Volkspartei in qualche modo è vittima del successo da lei ottenuto.
A questo proposito si parla molto degli “italiani” in consiglio provinciale e degli “italiani” in giunta. Le categorie etniche della politica quanto sono ancora attuali dopo questo voto?
Sì e no. Durante il voto sono meno attuali, ma poi quando si va alla formazione del governo ovviamente i gruppi esistono eccome. Lo vediamo dalle lacrime del gruppo italiano che è rappresentato da soli cinque consiglieri. In realtà è la seconda volta che questo succede, erano stati cinque già nelle elezioni del 2013. Ma in una democrazia consociativa, come quella di cui facciamo parte (* cfr box a fondo pagina) una delle logiche è l’inclusione massima di tutti i gruppi sociali e nel nostro specifico i gruppi linguistici. Dal punto di vista formale oggi puoi senz’altro dire che se in consiglio provinciale gli italiani sono cinque, poi in giunta ce ne sarà uno. Ma quell’uno andrà quindi a rappresenta solo una minima parte della popolazione di lingua italiana. E questo dal punto di vista politico diventa un problema. Questo meccanismo è uno dei motivi di quello che abbiamo chiamato disagio di italiani: mano a mano si sono sentiti sempre più estromessi. Certo che chi non va a votare… Basti vedere che nella maggior parte dei 116 comuni la percentuale di voto è stata più o meno dell’80%. A Bolzano, Merano e Laives, invece siamo andati sotto il 60%. La differenza è notevole.
I prossimi passi sono l’insediamento del consiglio, l’elezione dell’ufficio di presidenza e poi le trattative per la giunta per le quali ci sono a disposizione 90 giorni. Cosa succederà? Quanto peseranno Roma e i risultati delle elezioni in Trentino?
La SVP è combattuta al suo interno. Ma per capire cosa succederà è utile partire da una serie di precondizioni. Innanzitutto per avere una maggioranza solida ci vogliono 19 consiglieri su 35, 18 sono pochi. 19 erano anche all’inizio della scorsa legislatura. Vanno rispettati poi la proporzionale etnica e la quota riservata alle donne. C’è poi anche la questione della vicinanza o distanza politica rispetto alla SVP. Nell’ultimo periodo Fratelli d’Italia ha assunto una posizione molto moderata su autonomia e proporzionale, con lo scopo di accreditarsi per entrare in giunta. Ma dal punto di vista ideologico sappiamo che a Roma nel partito ci sono ancora molti rappresentanti nostalgici del fascismo. Sta di fatto che nella SVP c’è un’ala conservatrice che vuole allearsi con Fratelli d’Italia per avere un collegamento con Roma, e un’altra metà che invece non lo vuole. Si parla anche dell’intenzione della Volkspartei di fare un sondaggio tra i suoi iscritti, prima di fare eventualmente questo passo. A mio avviso la Volkspartei non può poi fare una coalizione con un partito che vuole l’autodeterminazione al posto dell’autonomia, come Südtiroler Freiheit. Un’altra questione è la posizione o meno a favore dell’Europa sovranazionale oppure il sovranismo. Sappiamo che la Lega è un partito antieuropeo e che a questo proposito la Meloni è meno rigida. Poi: può la SVP fare un’alleanza con un partito come la Lega che ha appena aperto un contenzioso a livello europeo contro le limitazioni al traffico commerciale introdotte dall’Austria che, lo ricordiamo, è la potenza tutrice dei sudtirolesi?
In definitiva: fare una coalizione con Fratelli d’Italia è difficile. Ma avere un contatto con Roma è importante e la SVP con le sue coalizioni ha sempre rispecchiato il governo nazionale, a parte il periodo di Berlusconi. Secondo me allora la Stella Alpina cercherà comunque di fare una coalizione con la Lega. Con questo partito ha già governato negli ultimi cinque anni e già allora nel programma di coalizione insieme avevano sottoscritto un preambolo a favore anche dell’Europa. Va poi detto che Christian Bianchi è stato eletto nella lista della Lega, ma in realtà è un indipendente candidato in rappresentanza della sua lista civica Uniti per Laives. Bianchi è quindi autonomo e ha governato per anni in grande sintonia con la SVP a Laives. Poi la SVP ha bisogno di un partito tedesco e qui in pole position a mio avviso c’è il Team K. Il diciannovesimo consigliere potrebbe quindi essere Gennaccaro.
Da queste elezioni Kompatscher come ne esce? C’è chi lo indica come corresponsabile della “sconfitta” e chi invece lo ritiene colui che è riuscito a contenere la perdita di consenso della SVP.
La SVP ha diminuito i consensi ma all’interno del suo partito Kompascher ne è uscito rafforzato. Nel 2018 il 57% dell’elettorato della SVP aveva dato la preferenza a Kompatscher, nel 2023 la percentuale è stata invece del 60%. Molti hanno detto di aver votato SVP, questa volta, “per dare man forte a Kompatscher”. E senza la ricandidatura di Kompatscher a Landeshauptmann probabilmente il partito avrebbe perso ancora di più. Inoltre ora in consiglio provinciale Kompatscher ha con sé la maggioranza del gruppo consigliare, cosa che prima non c’era. Invece molto indebolita è la figura di Achammer, che secondo me prima o poi durante la legislatura verrà sostituito nel ruolo di Obmann del partito. Trovarne uno nuovo non sarà facile, a causa del compito davvero ingrato. Quindi forse potrà anche rimanere…
Sì, ma non più con le percentuali bulgare di consenso degli scorsi anni…
Eh già. E anche questo è un grande cambiamento.
Autore: Luca Sticcotti