La Giornata dei poveri si celebra in tutto il mondo questa domenica. Istituita da papa Francesco nel 2016, essa serve a ricordare che “fino a quando Lazzaro – ovvero il povero – giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale”. Una verifica di fine anno che può portare a scelte di cambiamento.
Papa Francesco mette in guardia rispetto all’abitudine di considerare i “poveri” come semplice oggetto della beneficenza dei “ricchi”. “Non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre a un vero incontro con i poveri e dare luogo a una condivisione che diventi stile di vita”.
Al centro non c’è la condizione di povertà, ma la persona che si incontra. Nell’incontro autentico entrambi, quelli che definiremmo il donatore e il beneficiario, si riconoscono “poveri”. Toccano con mano una grande verità: nessuno basta a se stesso. Ognuno ha bisogno degli altri. Se la povertà è una realtà condivisa, allora anche la ricchezza di doni porta naturalmente alla condivisione.
“Siamo chiamati, pertanto, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce”. Uscire dalle certezze e comodità. “Non distogliere lo sguardo dal povero”.
Che la povertà sia un valore è un’affermazione che potrà far sorridere (o irritare) chi non sa o non vuole guardare le cose in profondità. Ma lo è, un valore: è la chiave necessaria a riprendere in mano la nostra vita e a vederla come un dono. Un dono da condividere.
Beati i poveri.
Autore: Paolo Bill Valente