Accanto al fiorente servizio di trasporto fluviale sull’Adige gestito da alcune famiglie di Sacco presso Rovereto, a partire dal XVI secolo il servizio postale tirolese era stato affidato dall’amministrazione asburgica alla famiglia dei Taxis Bordogna. Questa famiglia lo gestì come autentico feudo per tre secoli, ricavandone enormi guadagni e titoli nobiliari a non finire: dalla baronia iniziale fino al principato del Sacro Romano Impero.
Ma quali erano le origini della famiglia dei Taxis (più tardi e fino ad oggi Thurn und Taxis) che svolse un ruolo fondamentale nell’istituzione del sistema postale europeo in generale (erano stati membri della Compagnia dei corrieri della Serenissima di Venezia che già prima dell’anno 1000 percorreva le strade d’Europa) e del Tirolo per quanto ci riguarda?
Essi provenivano dalla Val Brembana e si chiamavano, prima di tedeschizzare il loro cognome, Tasso. Della famiglia facevano parte anche i poeti Bernardo e Torquato, quest’ultimo autore della notissima Gerusalemme Liberata.
Un tale Jannetto de Tassis, discendente della famiglia bergamasca, fu nominato Kuriermeister, maestro corriere, da Massimiliano I d’Asburgo. In breve tempo, i fratelli Tasso ottennero le gestione dei servizi postali di mezza Europa. Una sorella dei Tasso, Elisabetta, sposò Bonus Bordogna, con il quale diede vita al ramo trentino-tirolese dei Postmeister o mastri di posta di Trento, Bolzano e Innbruck. Essi mantennero il feudo fino all’incameramento decretato da Vienna nel novembre 1769, che trasformò il redditizio servizio postale in servizio pubblico statale. Di fatto i Taxis-Bordogna continuarono a gestire le poste ma dovettero versare i redditi all’erario camerale.
Era dunque questa potentissima famiglia a gestire anche le stazioni di posta lungo la valle dell’Adige, i vari corrieri e portalettere che le collegavano alle vallate e ai paesi più remoti. La corrispondenza, soprattutto mercantile, poteva essere trasportata da staffette (più veloci e onerose) o corrieri: prima a piedi, poi a cavallo e, infine, con l’intensificarsi dell’attiva commerciale, che richiedeva anche il trasporto di pacchi, per mezzo di diligenze.
Nella valle dell’Adige tra Bolzano e Trento operavano le stazioni postali di Bronzolo, Egna e San Michele, facenti parti dell’ufficio centrale di Trento. Ad un certo punto, i dissidi tra fratelli portarono al distacco delle poste di Bolzano e Bronzolo da Trento, che mantenne il controllo su Egna e San Michele. Nel XVIII secolo, sia Bolzano che Trento furono sottoposte a Innsbruck.
A Egna l’albergo Posta era molto noto tra i viaggiatori e turisti tedeschi e inglesi che nel frattempo avevano iniziato a frequentare la zona dolomitica. Una diligenza postale percorreva la strada per Cavalese per due volte al giorno. Accanto alla posta viaggiavano i turisti, che pagavano 1 Gulden e 30 Kreuzer per un posto in coupé, 1 Gulden e 10 Kreuzer per un posto normale. La diligenza impiegava cinque ore per raggiungere Cavalese, per il ritorno erano sufficienti 3 ore e mezza. Un’altra carrozza portava a Primiero per 40 Gulden. Dopo l’apertura di Passo Carezza, questi viaggi terminarono e rimase solo il collegamento per la Val di Fiemme.
Quando verso gli anni cinquanta dell’ottocento venne inaugurata la linea ferroviaria tra Bolzano e Verona, gli osti e artigiani delle stazioni postali della Val d’Adige compresero che era terminato il loro periodo d’oro. Molti di loro si erano arricchiti e tenevano fino a sessanta cavalli in stalla, ospitavano viaggiatori e corrieri, fornivano fieno e biada per i cavalli, impiegavano fabbri e maniscalchi. Ovviamente continuarono a sperare che l’epopea del cavallo di ferro durasse poco e potesse presto ristabilirsi la situazione precedente ma alla fine si rassegnarono ai tempi e alla tecnologia moderni. Tornò il silenzio nelle strade di Bronzolo e Egna e l’ultima carrozza da Salorno a Lavis fu condotta da tale Peter Gerstgrasser, rigorosamente nella leggendaria livrea nera dai risvolti giallo-arancioni dei Taxis. Poi la vecchia stazione postale presso l’albergo Engel chiuse definitivamente i battenti.
Autore: Reinahrd Christanell