Ad Oltrisarco tra le vie della zona industriale vi è via Curie Marie. Si chiamava in realtà Maria Sklodowska; era nata nel 1867 a Varsavia (Polonia), quinta di cinque figli di Wladislav e Bronislava, insegnanti.
Aspirava agli studi universitari, anche se in quell’epoca in Polonia le donne non erano ammesse a tali studi. Per far fronte alle spese degli ambiti studi a Parigi, fece per qualche anno l’istitutrice presso famiglie benestanti. Il 3 novembre 1891 entrò alla Sorbona, dove, francesizzato il nome, studiò con profitto fisica e matematica. Nella primavera del 1894 conobbe Pierre Curie; si sposarono il 26 luglio 1895. Collaborando come ricercatori, Marie Curie tenne un diario di laboratorio; voleva proseguire negli studi di Henri Becquerel sulla radioattività; passando in rassegna le sostanze che contengono uranio e che emettono raggi, misurare le emissioni; analizzando due minerali particolari, la calcolite e la pechblenda, scoprì che entrambi emettevano più radiazioni dello stesso uranio. Nei minerali analizzati si rivelarono due elementi misteriosi, il polonio, e il radio. Per l’isolamento del radio Marie dovette a lungo pesare, bollire, filtrare, analizzare tonnellate di materiale. Nel 1902 i Curie riuscirono a stabilire il peso atomico della sostanza; la scoperta aprì le porta anche a nuovi usi medici delle radiazioni. Per tale scoperta le fu conferito nel 1903 il Premio Nobel per la fisica. Nel 1909 fondò anche l’Institut du radium. Nel 1911 le fu conferito il secondo Premio Nobel, quello per la chimica. La prima guerra mondiale fu occasione per sperimentare le macchine radiologiche al fronte per la cura dei soldati feriti.
Terminata la guerra, Marie Curie fu in vari paesi, come gli Usa, tenendo conferenze: fu un trionfo. Nel 1934, pressoché cieca per l’esposizione alla radioattività e con le mani rovinate, fu un’anemia aplastica a condurla alla morte, a Passy (Francia), il 4 luglio. Dal 1995 le sue spoglie, con quelle del marito Pierre, si trovano al Pantheon di Parigi.
Autore: Leone Sticcotti