“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”
Non è la prima volta che richiamiamo in questo spazio l’art. 34 della Costituzione. Ma lo facciamo perché nei giorni scorsi, in maniera “scomposta”, nella nostra provincia si è parlato di nuovo di scuola sollevando il “problema” legato alla presunta non opportunità che taluni bambini si iscrivano a talune scuole. Ad essere messo in discussione, secondo alcuni, sarebbe il diritto dei bambini di taluna madrelingua di poterla apprendere in maniera adeguata, vista la presenza nella medesima scuola e nelle medesime classi di bambini con insufficienti conoscenze di base nella medesima madrelingua di riferimento della scuola stessa.
Ad essere richiamato in queste situazioni è soprattutto (ma non solo) il diritto (sacrosanto e sancito dallo statuto di autonomia) dei bambini di madrelingua tedesca, di poter frequentare una scuola che abbia come riferimento la lingua della loro minoranza nello stato italiano, nella fattispecie il tedesco standard. Il problema è che il sistema scolastico altoatesino, così com’è stato finora, mostra la sua inadeguatezza e tutte le sue contraddizioni, alla luce dell’art. 34 della Costituzione. Che fare se delle famiglie di lingua italiana iscrivono i loro figli alle scuole di lingua tedesca? E se a farlo sono famiglie con background migratorio, magari appena giunte sul territorio? Insomma: la scuola di lingua tedesca deve poter godere in qualche modo di un sistema di sicurezza per evitare iscrizioni “spurie”?
Dal punto di vista politico e normativo si tratta di un problema di difficile soluzione, stante l’attuale sistema scolastico altoatesino. Specie se la questione viene vista sempre dal punto di vista degli adulti, ovvero i genitori, gli insegnanti, i politici, e così via. Invece ad essere messi in primo piano in questa vicenda dovrebbero essere messi i veri protagonisti della scuola, ovvero i bambini. Ma tutti i bambini presenti nel nostro territorio. Ripeto: tutti, non solo una parte di loro. Tutti i bambini infatti hanno il diritto di sentirsi accolti, socializzare tra pari e iniziare la propria costruzione di sé, nella scuola prescelta dai loro genitori. Sia che essa sia quella dell’“altra madrelingua” che quella di una madrelingua che in ogni caso non è la loro. Ogni opzione volta a ipotizzare un “rifiuto” da parte della scuola nei confronti di un bambino, non può che essere vista come un fallimento del nostro sistema politico, sociale e formativo.
Autore: Luca Sticcotti