La primavera meteorologica s’è presentata con la Porta Atlantica finalmente spalancata e ci siamo liberati dell’anticiclone subtropicale. L’aria è tornata respirabile al punto di non sentire più quel fastidio irritante al naso e alla gola, mentre si cammina per le città. Le montagne, a giorni alterni, hanno riabbracciato la neve, tramutatasi in pioggia per poi girare di nuovo in dama bianca anche se a quote sempre più alte. Purtroppo i fondivalle, a parte un paio di episodi di nevischio durante tutto l’inverno, non hanno mai ricevuto un accumulo, una coltre dignitosa. Ma noi innamorati dell’inverno, quand’esso si comporta da Generale Inverno, restiamo ottimisti e non ci scomponiamo, nonostante la gravità della situazione. Le immagini che provengono dalle Alpi occidentali sommerse di neve sono un toccasana per l’animo e per gli occhi. Sappiamo, tuttavia, che solo nella conca bolzanina le precipitazioni nevose negli ultimi 10 anni si sono ridotte del 75%, ma il capoluogo per motivi orografici non è mai stato supportato durante le perturbazioni nevose. Gli mancano difatti – nelle immediate vicinanze – delle alture superiori ai 2000 metri che avrebbero la capacità di sostenere le precipitazioni e creare l’effetto sbarramento (cfr. Stau) e non solo; e non come avviene, per esempio, a Trento, che sebbene si trovi 60 metri più in basso ha una media nivometrica doppia rispetto a Bolzano. Benevolmente, e senza ricorrere ad improperi o alzare le mani, sorridiamo quando un nostro amico ci confida che gradirebbe vivere in un luogo con 20/25°C stabili durante tutto l‘anno, una situazione piuttosto remota lungo la fascia alpina. La stessa temperatura in particolar modo che serve ai nostri semi, già superficialmente interrati, a germinare. Sui davanzali cavoli neri precoci, peperoni, porri, cicerchie hanno già fatto capolino, le melanzane invece si fanno attendere e se la tirano; entro la seconda decade di marzo vedranno il ‘suolo alveolato’ pomodori, girasoli e pomodorini. Bisognerà attendere aprile per i legumi, le zucche e le zucchine ed un aprile inoltrato per i cetrioli ai quali il freddo non garba. Domenica mattina l’aria era umida, ma non pungente; il terreno era inzuppo e morbido. Il sole c’ha provato, come la pioviggine del resto. Non ho visto né sentito ronzare insetti impollinatori, ma solo le perfide limacce al passo da lumaca. Nel piccolo orto procedono i lavori per ripicchettare il cedevole, sostituire qualche asse dei camminamenti ed imbastire una struttura per la rete antigrandine; nonché poi tutti quei minuziosi dettagli e accorgimenti quando siamo immersi nell’essenzialità della Natura, la salvezza più vicina che c’è.
Autore: Donatello Vallotta