Le grandi bonifiche del XVIII secolo

Tra il XV e il XVII secolo la vita in Bassa Atesina si era resa particolarmente difficoltosa. La popolazione era in costante calo e le condizioni ambientali avverse dovute specialmente alle distese di paludi e acquitrini creati dalle acque stagnanti dell’Adige avevano prostrato nel fisico e nel morale i contadini dei paesi lungo l’asse del fiume. In particolare la malaria non dava tregua agli abitanti e d’estate era quasi impossibile soggiornare in valle. Nacque proprio in quel periodo, per chi poteva permettersela, l’usanza dei “freschi” estivi, ossia dei soggiorni in altura per sfuggire la calura e le insidie del fondovalle.

Poi, negli ultimi decenni del 1700, dietro insistenza dei comuni interessati e su impulso dell’imperatrice asburgica Maria Teresa, furono finalmente bonificati e assegnati ai piccoli coltivatori molti terreni paludosi della Val d’Adige, fino a quel momento tradizionalmente di proprietà collettiva (Gemain) delle comunità. Per secoli vi si era praticato solo il pascolo, prevalentemente di ovini, e raccolto paglia e fieno per le esigenze domestiche. Qualche sparuto tentativo di utilizzo agricolo era stato effettuato a partire dal XIII secolo da parte di alcuni conventi o grandi proprietari terrieri ma la spada di Damocle delle continue alluvioni scoraggiava i contadini dall’avviare laboriose e costose opere di coltivazione.

Le bonifiche, di fatto anteriori ai grandi interventi di regolazione dell’alveo dell’Adige terminati in concomitanza con la realizzazione della linea ferroviaria tra Bolzano e Verona, interessarono dapprima piccoli lotti di terreni prossimi ai conoidi alluvionali che ospitavano i paesi della Bassa. 

Poi, con la realizzazione di alcuni grandi fossati di raccolta delle acque da incanalate verso l’Adige, fu possibile acquisire sempre nuovi terreni coltivabili  a sud di Bolzano, tra Laives e Ora e, in particolari, nei comuni di Caldaro, Termeno e Cortaccia. 

In tal senso, la realizzazione della Fossa Grande di Caldaro fu un evento di portata storica che impiegò centinaia di uomini. Nel 1769 alcun comuni come Caldaro, Termeno, Caldiff-Enn, Magrè, Cortaccia, Koenigsberg e Kronmetz (Mezzocorona) comunicarono al “Gubernium” di Innsbruck la propria intenzione di procedere “senza ulteriori  perdite di tempo” con gli interventi di bonifica. L’idea principale era quella di realizzare un grande fossato dal lago di Caldaro fino a Salorno, capace di convogliare le acque stagnanti nell’Adige e quindi drenare il terreno. Poiché non tutti e per vari interessi anche spiccioli (l’aumento di terreni coltivabili ne avrebbe diminuito il valore di mercato) erano convinti dell’impresa, il governo affidò a  Michael von Conforti l’incarico di ripartire i terreni da bonificare tra i richiedenti tenendo conto non solo della dimensione ma anche della qualità dei lotti. Si trattava di ca. 1500 ettari di terreno da suddividere tra Caldaro (la metà) e Termeno e Cortaccia (un quarto ciascuno).

Il progetto per la realizzazione della Fossa fu affidato all’ingegnere bolzanino Josef Peter von Zallinger e nel 1774 iniziarono i lavori. Il canale fu ultimato nel 1777, ma in precedenza i comuni di Salorno e Mezzocorona avevano temporaneamente bloccato i lavori per il timore “che l’intero lago di Caldaro si riversasse nelle loro campagne”. Visto il successo del canale, l’anno successivo si iniziarono i lavori per un secondo canale, capace di raccogliere le acque tra Termeno e Magrè. Alcuni anni dopo, il canale fu prolungato fino a San Michele ma una soluzione definitiva ai problemi di scorrimento delle acque fu trovata solo nel 1853, quando fu finalmente risolto l’annoso problema del Noce che, apportando grandi masse di materiale dalla Val di Non, impediva il regolare deflusso delle acque dei canali e dell’Adige stesso. 

Un ulteriore canale fu poi realizzato nel 1779 tra Laghetti e Salorno, denominato Lutterotti-Graben, e nello stesso anno fu realizzato il collegamento tra la Fossa di Bronzolo e Ora. Seguì nel 1853 la Fossa tra Vadena e Laimburg. Nel 1845 fu realizzato un analogo canale tra Nalles, Andriano e Appiano, sicché l’intera Bassa Atesina a quel punto si poteva ritenere bonificata e coltivabile.

Autore: Reinhard Christanell

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