L’importanza dei ponti sull’Adige

Pons Drusi è i primo nome noto dell’odierna Bolzano. Dove esattamente si trovasse questo strategico ponte romano che permise la conquista della piana bolzanina non si sa, ma certo è che il toponimo la dice lunga sull’importanza  dei ponti in questo territorio attraversato da molti corsi d’acqua. 

Prima che iniziasse la sistematica costruzione dei ponti in legno, cemento o ferro, attraversare i grandi fiumi, torrenti e ruscelli non era impresa semplice. Zattere, barche e traghetti più o meno improvvisati, più o meno sicuri trasportavano merci e persone da un argine all’altro, da un approdo a quello successivo. 

In un documento del 1300 appare la dicitura “vadum seu portum in Sacco” ossia guado o magazzino a Sacco (Rovereto) per indicare il luogo dove un traghetto permetteva di passare il fiume. Invece la vecchia parole tedesca per traghetto è “urvar”, per cui abbiamo un maso Urfar a Vadena e località denominate Urfar di sopra o di sotto tra Vadena e Ora. 

In periodi di secca e con acque particolarmente calme, i traghetti si muovevano liberamente sul fiume, in altri dovevano essere fissati a una fune stesa tra una riva e l’altra per non essere trascinati a valle dalla corrente. Era quest’ultimo il caso dell’Urfar di Vadena e dell’Urfar di Gmund / Monte tra Ora e Termeno. Ancora nel 1574 il titolare di quest’ultimo, Augustin Pergomes, chiese al governo di Vienna la costruzione di un ponte vero e proprio al posto del traghetto troppo pericoloso, richiesta alla quale si oppose strenuamente il vicino comune di Egna che già disponeva del suo ponte.

In un atto del 1235 viene citato un “pons de navi” preso l’Adige. Non si tratta di un ponte vero e proprio ma di un traghetto di proprietà del vescovo di Tento in località Schefbrugg, in italiano Nave San Felice. Tra il 1818 e il 1840 sono noti diversi ponti di barche chiamati “porti”.

L’aumento del traffico commerciale tra Bolzano, Egna e Trento richiese la graduale sostituzione dei traghetti con ponti. I vecchi ponti romani in questa zona erano di legno per cui non si sono conservati. Il ponte più antico di cui si abbia notizia è quello che attraversa il Passirio a Merano e risale all’anno 800. Ma è tra il 1150 e il 1200 che inizia un’intensa attività di costruzione di ponti sia sull’Adige che sull’Isarco. Tra il 1200 e il 1350 furono realizzati il ponte di Egna e il ponte Talvera a Bolzano. Se un tempo era prevalente l’utilizzo del legno, a partire dal XIX secolo i ponti furono costruiti in pietra, calcestruzzo o ferro. Per la costruzione dei ponti venivano impegnati fondi dei comuni e dei proprietari dei terreni adiacenti, che erano obbligati a fornire il legname o pagare importi equivalenti. Chi transitava sul ponte era tenuto a pagare un pedaggio per sé, eventuali carri e capi di bestiame.

Tra i ponti più noti tra Bolzano e la Bassa Atesina vi sono quelli di Castel Firmiano o Formigar, come veniva chiamato prima del XV secolo. 

Era di proprietà del vescovo di Trento e venne citato per la prima volta nel 1216, quando “in capite pontis Formiani” ebbe luogo una riunione tra nobili della zona. Ancora nel 1181 e nel 1185 si parla invece di “vadum de cuvalo apud flumen Athesis subtus Formicarum” e “ad vadum de Formeiano”, che ci indicano che ancora non c’era il ponte ma un traghetto. Allo stesso periodo risale il ponte sull’Isarco sempre a Bolzano, chiamato anche ponte di Bolzano e poi Loreto. Potrebbe essere sorto qui il primo ponte di Druso che diede il nome alla città.

8 chilometri a sud di Formigar si trova Vadena, dove dal XIV secolo si parla di un Urfar. Un “vadum de Mazoco” (Caldaro/Termeno) è citato verso il 1200. Con la costruzione della ferrovia venne realizzato un ponte a Gmund/Monte. A Egna il primo ponte risale al 1305. A Salorno il ponte sull’Adige esiste dal XIV secolo. Sotto Salorno, a parte Trento, esistevano solo traghetti: Nave San Felice, Calliano, Rovereto, Mori, Serravalle, Ala e Avio. A Nevis / Lavis esisteva tuttavia un ponte sull’Avisio / Efeis dal 1202. 

Autore: Reinhard Christanell

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