Meritoriamente nelle ultime settimane le forze dell’ordine hanno effettuato un lunga serie di controlli sul nostro territorio, nell’ottica di un aumento del livello di sicurezza e di prevenzione della microcriminalità. Com’è noto si tratta di un’esigenza sentita da una larga parte dei residenti e tale bisogno si è riverberato anche nelle scelte di consenso che hanno portato alla formazione del nuovo governo provinciale, protagonista tra l’altro oggi di una solida sintonia con Roma.
In merito a ciò non posso però non rilevare l’accrescimento di una contraddizione di fondo nel nostro sistema volto a prevenire e reprimere i reati, ovvero le condizioni in cui versa la casa circondariale di Bolzano. Si tratta di una situazione non solo vergognosa – una macchia nel quadro idilliaco che siamo soliti dipingere nella descrizione della nostra terra – ma anche e soprattutto controproducente. A cosa serve incrementare i controlli e, di conseguenza, anche gli arresti, quando non sappiamo poi dove metterli, i detenuti? E, poi, se le persone che priviamo della loro libertà le mettiamo in un carcere orrendo – a Bolzano, lo ricordiamo, si trovano solo detenuti per reati minori – come possiamo pensare che una volta usciti (cioè presto) non compiano più reati?
Forse giova ricordare quello che dice la nostra Costituzione, in merito. Innanzitutto si ricorda che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”, ma poi si aggiunge significativamente che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Non è buonismo, è realismo! I problemi sociali non si risolvono (solo) facendo controlli con telecamere e pattuglie, se poi la detenzione assomiglia al collocamento di coloro che commettono reati in una sorta di sgabuzzino, del quale si chiude la porta per non pensarci più. La chiave – lo dice la Costituzione e lo dicono ancor di più lo stato di diritto, il nostro sistema democratico e le convenzioni internazionali – non si può e non si deve buttare. E quindi la chiave, quella vera, non può che essere quella di porre finalmente come prioritaria l’individuazione di una struttura, anche solo provvisoria, dove collocare qui e ora i detenuti. Senz’altro è più urgente fare questo, piuttosto che dare una nuova casa a Ötzi, non credete?
Autore: Luca Sticcotti