“L’arte rende indipendenti, apre gli orizzonti, parla tutte le lingue e canta tutte le canzoni”, queste le parole di Maria Niederstätter nella sua presentazione sul palco di Palermo alla commemorazione della strage di Capaci.
Lo scorso anno dopo 50 anni di lavoro indefesso Maria Niederstätter ha lasciato la guida dell’Azienda ai nipoti Manuel e Daniela e oggi può guardare a ritroso alla propria carriera, alla propria vita di imprenditrice di successo e finalmente godere a tutto tondo della propria passione per l’arte. Una passione, questa per le arti e la cultura, che la accompagna fin dalla sua giovinezza e che l’ha portata negli anni a sostenere con progetti oculati e con il consiglio di persone esperte tanto gli artisti, che le istituzioni dedicate alle arti in senso lato. È sempre questa passione che la induce a viaggiare, informarsi, ma anche ad essere assai presente alle numerose manifestazioni artistiche e culturali nel territorio altoatesino.
Maria Niederstätter è una donna che può essere di ispirazione per le giovani per il suo coraggio, la sua tenacia, la sua determinazione, la sua lungimiranza ma anche per quella misuratezza che l’ha sempre guidata. Maria è riuscita a restare una donna semplice e vera, senza mai lasciarsi sedurre dalle lusinghe della notorietà e tentare di spacciarsi per qualcosa che non era.
Parlando con lei infatti si resta affascinati dalla lucidità, dal carisma e dalla sua pacatezza. Ci siamo fatti raccontare i suoi esordi di imprenditrice: “Sono nata a Renon in una famiglia numerosa, sono la secondogenita, e mio padre era il proprietario di una segheria. Desiderosa di uscire dalle strette della provincia avevo iniziato un soggiorno in Inghilterra. Mia madre temeva che io mi risolvessi a restare nel Regno Unito e con mio padre mi proposero di rientrare in Alto Adige per rilevare un negozio di ferramenta a Bolzano che era appena stato messo in vendita. Accettai e rientrai. Avevo diciannove anni, quindi per quegli anni non ancora maggiorenne. Fu mio padre a sostenermi e nonostante fosse stato sconsigliato da tutti firmò in banca a garanzia del prestito necessario a dare avvio all’azienda. Era il 1974”.
Maria Niederstätter prosegue il suo racconto spiegando come fu difficile conquistare la fiducia dei propri interlocutori quali fornitori, clienti e concorrenti che non credevano nelle potenzialità di una donna in un settore difficile, tecnico e considerato esclusivo appannaggio maschile. Così iniziò fra badili, stagge, picconi, carriole la vita di quella che sarebbe divenuta una azienda leader nel settore delle attrezzature a sostegno dell’edilizia con 100 fra operai e impiegati. Il primo anno guadagnò i suoi primi 60 milioni di vecchie lire.
Ci vollero tre anni per conquistare il mercato delle gru e estendersi ad altri moderni quanto complessi macchinari, cercando fin da subito di basarsi sulla qualità scegliendo le migliori ditte sul mercato. Dieci anni dopo, i container forniti per ospitare le classi di una scuola in ricostruzione offrirono la prima occasione per inserire l’arte.
Molto presto l’arte riuscì ad entrare sempre più spesso nel lavoro, facendo dei container una possibilità di incontro con l’arte diventando spazi per le esposizioni o luoghi di lavoro per gli artisti. Nel 2022 Maria con la sua ditta ha collaborato con la Fondazione Falcone, in occasione delle cerimonie per la commemorazione della strage di Capaci a Palermo. Per l’occasione ha sponsorizzato il noleggio di strutture modulari dal design artistico, progettate e realizzate dall’artista Manfred A. Mayr con il sostegno della curatrice Sabine Gamper.
Queste sono state posizionate sul palco al Foro Italico e rappresentavano il fulcro architettonico del progetto e delle celebrazioni. Con la loro struttura trasparente e permeabile, con balconi e facciate in vetro, sono state luogo di incontro, scambio, ricordo e mediazione, e hanno ospitato non solo la stampa ma anche gli studenti e le istituzioni presenti in Sicilia, tra cui il presidente Mattarella.
Gli orizzonti di Maria si fanno ora ancora più vasti e l’ultimo progetto con la nipote Daniela e un film documentario sul convento di Sabiona, “Saeben – Geschichten aus dem Frauenkloster”(Saeben – storie delle donne del convento) Il documentario si basa su fonti storiche e cerca di narrare il quotidiano di quelle donne che vissero in contemplazione e preghiera seguendo la regola benedettina dell’Ora et labora. Il convento, chiuso dal 2021 era stato consacrato il 18 novembre 1686 e inizialmente vi vissero una trentina di suore.
Autrice: Rosanna Pruccoli