Lo avevamo annunciato qualche settimana fa, occupandoci di Lila, il video singolo postato da Mirko Giocondo su youtube per lanciare il suo imminente disco, ed oggi ci ritroviamo, dopo aver ascoltato questo autentico viaggio sonoro interstellare, a parlarne con lui.
Il nome di Mirko Giocondo non è certo nuovo per il pubblico bolzanino che lo conosce per il suo lavoro passato con Ferbegy? e Myztic Lion & The Juggernaut Nation, e per quello più recente nella Homeless Band e nella Spritz Band di Andrea Maffei: un curriculum che non lascia dubbi sulla capacità di Mirko di passare da un genere all’altro trovandosi sempre a proprio agio, sia suonando un basso elettrico, sia un contrabbasso, in jeans e camicia o in abito da orchestrale.
A tutto questo si aggiunge un’estrema vena creativa che sta alle spalle di tutta la sua produzione solista precedente e di questo progetto intitolato Aoar.
“Aoar – ci spiega subito Mirko – è un disco che innanzitutto non appartiene ad un genere. Molti cercano di dare una definizione ai loro lavori, e più la definizione è circoscritta, più possono contare su una nicchia di ascoltatori che in quella definizione si riconosce. Non è il mio caso, io ho sempre pensato che quando creo qualcosa lo faccio per trasportare chi ascolta verso un’emozione, qualsiasi essa sia, ma che sia emozione”.
Nel disco di Giocondo, la musica è realmente emozionante, concepita come un viaggio musicale attraverso una galassia immaginaria da cui il disco prende il titolo e che è anche il titolo del brano finale, quello che segna la destinazione del viaggio. Tutto è realizzato a tavolino anche se molto orchestrato, grazie all’uso di macchinari con cui vengono replicati orchestre e strumenti solisti (con l’esclusione della chitarra elettrica del bravissimo David Altieri, protagonista del brano Sunset Overdrive). Il risultato sembra una breve sinfonia, con tutti i suoi bravi movimenti, con momenti pulsanti che non possono non ricordare il tema principale di I pirati dei Caraibi ed altri più bucolici o addirittura etnici.
“Mi fa molto piacere che tu abbia citato quella colonna sonora – prosegue Giocondo, l’autore, Hans Zimmer, è un compositore tedesco che ammiro molto e che non esito a definire uno dei miei mentori. Il disco è una sorta di concept, una sera ero sdraiato per terra all’osservatorio di San Valentino, e mi sono reso conto di quanto il mondo che c’è attorno e sopra di noi ci renda piccoli e insulsi. Da allora ogni volta che guardavo il cielo, che vedevo le stelle, mi sono detto che prima o poi avrei messo in musica tutto questo. Il brano iniziale, Under The Yellow Points, si riferisce proprio a questo, i punti gialli sopra di me sono le stelle da cui tutto è cominciato e che ha portato la mia fantasia su questa galassia che ho battezzato Aoar e che sta al termine di tutto. Il succo è che se tu stai immaginando qualcosa, solo per il fatto che lo immagini, questo qualcosa esista, e per me è stato così con la galassia Aoar.”
La composizione dei brani è poi venuta rapidamente, come se Mirko fosse stato preso da una sorta di febbre del viaggio intergalattico e musicale al tempo stesso, dove la musica è il mezzo di trasporto attraverso le galassie.
“Anni fa ho comprato il mio primo sintetizzatore e ho cominciato ad esplorare questo mondo dalle possibilità sonore infinite. Per anni ho composto musica al pianoforte riempiendo spartiti e andando nei vari studi cercando di realizzare i miei progetti: ad esempio, per ottenere l’effetto di un’orchestra che non sarei mai riuscito ad avere a disposizione ho portato in studio cinque violinisti e ho fatto registrare tre volte la stessa partitura, costruendo poi l’orchestra nel mio studio di casa. E lo stesso ho fatto con i fiati, le percussioni e gli altri archi. Stavolta ho usato invece parecchi sintetizzatori, cercando di ottenere lo stesso effetto. Mi sono concentrato maggiormente sulla scrittura. Oltre a David Altieri, nell’ultimo brano ho coinvolto un produttore emergente, Simone Olivetti, che mi ha aiutato nel mettere insieme il mio studio, e che ha arrangiato e messo una parte vocale sulla composizione finale, quella che intitola il disco, presente quindi in due differenti versioni, una strumentale ed una cantata”.
Autore: Paolo Crazy Carnevale