Duo Danz: ridere e far ridere per passione

DUO DANZ è un duo di cabaret composto da Dario Volani e Francesco Sebastiani, formatosi nel 1988 e che, nel 2001 ha dato vita a un’associazione che organizza eventi culturali principalmente a Laives. Ne parliamo con Francesco Sebastiani.

Come vi siete conosciuti?

Da piccoli io e Dario abitavamo vicini, ad un centinaio di metri in linea d’aria. Erano anni bellissimi, in cui si stava a giocare liberi fino a tarda sera. Ci siamo conosciuti lì, in quel gruppone di bambini spensierati e felici. Io e Dario ci siamo subito “capiti al volo” e abbiamo riconosciuto ognuno l’imbecillità dell’altro in men che non si dica. L’ingresso nel coro Schola Cantorum del prof. Sergio Maccagnan è stato per noi il periodo nel quale ci siamo avvicinati molto anche a livello di amicizia e che ci ha dato la possibilità di esibirci in numerose scenette comiche durante le feste o le varie esibizioni del coro.

Come e quando è nata l’idea di formare un duo comico?

L’idea di formare un “duo” tutto nostro è stata del professor Sergio Maccagnan. Gli servivano due idioti che presentassero in maniera ironica il prestigioso concorso “Il microfono d’argento” che era un concorso per dilettanti allo sbaraglio. Quegli idioti eravamo noi, abbiamo dovuto trovarci in fretta un nome ed è così che è nato il “Duo DANZ” (duo perché siamo in due e DANZ perché mezzo Dario e mezzo Franz). Da lì la nostra storia è iniziata ufficialmente. Sono 37 anni che continua ed è stato un viaggio bellissimo.

Cosa avete provato durante la prima esibizione?

Io mi ricordo tantissima agitazione, ma anche una felicità che non posso spiegare. Ogni volta la storia si ripete, ne abbiamo fatte tante, ma ancora oggi prima di ogni esibizione, per me è come se fosse la prima. Mi metto dietro al sipario chiuso e ascolto il rumore del pubblico in sala, mi piace sentire l’odore del palco e adoro quella sensazione di agitazione interna che ho nello stomaco. Dario invece è decisamente più freddo e assorbe meglio la tensione. È per questo che lo stresso con ripetute domande e lo assillo con i vari: “mi raccomando… occhio… ricordati…”. So che non serve a niente, perché fa comunque ciò che vuole, ma a me serve per calmarmi. Successivamente, una volta salito sul palco, dopo la prima risata del pubblico l’agitazione se ne va e io mi sento come se fossi a casa mia, nel mio elemento.

Qual è il vostro processo di preparazione a uno spettacolo?

Siamo l’unico Duo comico al mondo che non ha un processo di preparazione, raramente proviamo in maniera seria e “professionale” a scrivere qualcosa su carta; lo facciamo in maniera molto essenziale e approssimativa. Chi ha recitato con noi ci ha sempre detto che siamo due pazzi incoscienti. Penso che abbiano ragione loro, ma Dario dice che va bene così.

Qual è il vostro sketch preferito?

Devo dire che tutte le nostre scenette ci sono sempre piaciute, proprio perché le abbiamo quasi tutte completamente ideate e inventate noi. Ci siamo sempre divertiti molto nel crearle e a volte ci siamo sbellicati dalle risate fino a star male. Secondo me proprio per questo siamo riusciti a trasmetterle al pubblico, perché piacevano in primis a noi. A me personalmente è sempre piaciuta moltissimo la scenetta della “Sigla” con la quale apriamo spesso gli spettacoli, perché racconta molto di noi… Dario (che è il capo) e io (lo scemo che rovina tutto). Devo dire però che ce ne sono molte altre bellissime che ci hanno dato tanta soddisfazione. 

Qual è lo spettacolo a cui siete più affezionati? 

Forse il punto massimo di soddisfazione è stata la commedia molto divertente “No l’è farina da far ostie” al concorso nazionale “Stefano Fait” dove ci siamo classificati secondi e che abbiamo portato in giro per un bel po’ facendo numerose repliche. Veramente una bellissima esperienza.

Quali sono i vostri programmi per il futuro?

Spero che in futuro si possa dare continuità a questa avventura, sempre insieme a Dario, sempre così spensierati e divertenti, cercando di far dimenticare alle persone che verranno a vederci tutti i problemi che ci sono fuori, almeno per due ore. 

Autore: Martin Bonaccio Redazione COOLtour

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