Philipp Burgger e le sue discutibili doti: furbizia e qualunquismo

Dopo averlo inutilmente inseguito per anni con lo scopo di realizzare un’intervista, il nostro esperto della scena musicale Paolo Crazy Carnevale ha infine deciso di tracciare un suo ritratto critico dedicato al leader del gruppo Frei.Wild, molto conosciuto nell’ambiente di lingua tedesca in Alto Adige ma anche e soprattutto in Germania. Oggi Burgger è attivo anche come solista e, addirittura, come autore di libri. 

Probabilmente, tra la popolazione di lingua italiana di questa povera/ricca regione, non se n’è accorto quasi nessuno, ma sul finire dello scorso anno, in Germania è stato pubblicato un libro che è finito subito in testa alle prestigiose classifiche della rivista Der Spiegel. 

Il titolo in italiano suonerebbe più o meno così: “Libertà con cicatrici, la mia strada dalla destra a dappertutto”. Laddove la destra, non è quella che si tiene guidando un mezzo di trasporto.

La cosa non ci stupisce, visto e considerato che Burgger è il leader dei Frei.Wild, la più conosciuta e discutibile band uscita dall’Alto Adige in questo millennio. è cosa nota che i Frei.Wild, soprattutto ai loro esordi, non hanno mai fatto mistero di certe simpatie per l’estrema destra dei naziskin. Non è un caso che in principio la band di Brugger si chiamasse Kaiserjäger (sintomo di una certa nostalgia per un passato che… è passato!) e il loro CD recasse all’interno del booklet foto di gente col braccio teso.

Si tratta di cose che Burgger sostiene di aver chiarito e messo a posto, a modo suo. Ma furbamente, perché ora quando parla di quel periodo, che sostiene essere stato il più schifoso della sua vita, lo fa con le dovute distanze, ma non si può negare che se i Frei.Wild sono arrivati dover sono arrivati (decine di migliaia di persone ai loro concerti, tour da tutto esaurito, dischi vendutissimi ristampati più e più volte in ogni formato), è stato grazie all’investitura che secondo la leggenda hanno ricevuto dai loro consimili e precursori Böhse Onkelz, gli zii malvagi, la cui storia non è poi troppo diversa per quanto riguarda i coinvolgimenti, spesso rinnegati o disconosciuti, con l’estrema destra germanica.

Non è un caso che sul primo disco del gruppo ci fosse un brano intitolato Südtirol, in cui Burgger cantava: “Alto Adige, strappato ai tuoi fratelli/Gridatelo, fatelo sapere a tutti/Alto Adige, non vi siete ancora persi/I tuoi nemici bruceranno all’inferno, sì!”.

Ma questo è il passato, obietterebbe oggi Burgger. Perché lui dice di non essere più quello. Anni fa abbiamo provato ad intervistarlo, per farci spiegare il fenomeno Frei.Wild, ma la cosa non è andata in porto: innanzitutto perchè Burgger aveva imparato la lezione di Mister Durni, ovvero rilasciare le interviste a casa sua, obbligando i giornalisti a salire al suo castello. Ma poi il musicista comunque ha continuato a disdire gli appuntamenti come se non gli interessasse quello che il pubblico italiano potesse pensare di lui.

Se non è furbizia questa! 

Ora Burgger le interviste le va a rilasciare alle fiere del libro, dove si reca per presentare l’autobiografia citata in apertura, ma va anche a tenere i discorsi a San Leonardo in Passiria in occasione degli anniversari di Andreas Hofer. E fa l’uomo di famiglia, inneggiando alla bellezza della famiglia, ai suoi figli. Si potrebbe anche credergli, ma intanto i Frei.Wild continuano ad essere sulla cresta dell’onda, tanto che lui ha anche dato il via ad una carriera come cantautore solista, piazzando i suoi dischi nelle zone alte delle classifiche (il primo è stato addirittura numero 1 in Germania).

I contenuti (ma sarebbe quasi più azzeccato dire i non-contenuti) musicali sono diventati molto qualunque, all’insegna di un rock furbetto e caciarone. Ha addirittura inventato un festival folk che si tiene a Naz ogni anno, con numero di presenze che in regione non fa nessuno, ma a ben vedere di folk c’è ben poco visto che negli anni vi hanno suonato Sepultura, la cantante dei Warlock, gli Helloween e altri nomi del metallo pesante, laddove la definizione folk si basa piuttosto sul concetto che è una festa popolare. Insomma un dire senza voler dire che è appunto indice di subdola astuzia, come l’impegno sotto il profilo sociale in cui Burgger è coinvolto: col risultato che nel mondo musicale di lingua tedesca Burgger è comunque rispettato perché tende a condividere i successi del suo gruppo, offrendo occasioni di suonare a destra e a manca, come un benefattore.

Nel bel mezzo dell’emergenza pandemica, poi, è uscito un brano dal titolo furbissimo di “Ciao bella, ciao”: una fiera dei luoghi comuni (tipica della destra, tedesca o italiana che sia), col lago di Garda, la Vespa Piaggio, un riff accattivante, un’avvenente cover girl e Burgger che canta di come la bella della canzone gli abbia spezzato il cuore: “Brindiamo al tuo amore per te stessa/Lei non è mai stata per me/Ciò che resta è un ponte che resiste/Quando l’amore si spezza/E nient’altro funziona/Marmo, pietra e ferro e anche l’amore si spezza/Ma gli amici per la vita non ti lasciano/Ciao Bella ciao, Bella ciao, Bella ciao/Ciao Bella ciao, Bella ciao, Bella ciao/Non come te, stupida scrofa”.

Si potrebbe obiettare che il riferimento è alla Vespa (una moto italiana, sarà un caso?) che pianta in asso il protagonista del video. Ma…  può essere stupida una moto?

È l’ennesima astuzia di Burgger, indubbiamente un affabulatore che riesce a convincere molta gente. Non noi.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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