Il rinnovamento urbano e la costruzione della stazione ferroviaria

Tra il 1836 e il 1850, come sappiamo, il sindaco Haller aveva dato l’avvio ad una serie di migliorie urbane atte a rinnovare l’assetto della città. Fece abbattere una parte delle mura medievali, migliorò il sistema di canalizzazione, provvedendo all’approvvigionamento dell’acqua potabile con nuove fontane.

Un più fattivo impulso si ottenne dalla creazione, nel 1858, dell’Azienda di cura e soggiorno che provvide a creare le premesse per una vera e propria trasformazione della città. Molte vecchie case furono ristrutturate ed altre costruite ex novo. L’abbattimento negli anni Sessanta dell’ultimo tratto di mura compreso tra porta Bolzano e porta d’Ultimo, aprì completamente la città verso il Passirio, creando nuovi spazi e nuove possibilità di sviluppo.

Il flusso turistico, peraltro in costante aumento, subì un’impennata all’indomani della creazione della linea ferroviaria del valico del Brennero. Si risolveva così il problema del postiglione, delle frequenti soste per il cambio dei cavalli e la scomodità del viaggio, rendendolo più confortevole e velocizzando le comunicazioni. Le ansie che avevano accompagnato per secoli i viaggiatori provenienti dal nord nell’attraversare la cosiddetta “porta d’Italia” trovavano finalmente posa. Per raggiungere la nostra città restava un unico scoglio: il tragitto da Bolzano a Merano che andava ancora affrontato in carrozza con tempi che raggiungevano le tre ore. Cionondimeno nella stagione 1867-68 si raggiunsero le 2.400 presenze. Questa cifra delineò come irrinunciabile una riorganizzazione della ricezione turistica. Gli alloggi dei privati sotto i Portici e piccole locande come la Zur Rose non potevano più bastare. Fra i residenti si sviluppò un sano spirito imprenditoriale e così tra il 1865 e il 1875 si ristrutturarono numerosi edifici e si aprirono pensioni che assunsero la fisionomia di vere e proprie ville con giardino. Altre furono costruite lungo la Landesstrasse, l’odierno corso Libertà, anticipando quella che sarebbe stata più tardi la zona di espansione ovest della città. 

L’ulteriore conferma di Merano come luogo di cura e di vacanza diede una spinta positiva alla città, trasformandola nell’ultimo ventennio in un vero e proprio cantiere. Siccome la stazione era stata costruita su pascoli, a ovest del centro storico, quella zona sarebbe divenuta la zona d’espansione, trasformando l’area agricola in area edificabile. Il nuovo piano di sviluppo, redatto nel 1881 da Josef Musch, prevedeva la nascita di una zona residenziale con ampi viali alberati, ville e alberghi immersi in verdi parchi ed ampi giardini, secondo la tipologia delle città termali tedesche come ad esempio Wiesbaden.

Con l’andare del tempo anche a Merano iniziò a farsi strada l’idea di un congiungimento ferroviario con Bolzano e la costruzione di una stazione e nel 1872 si iniziarono le pratiche burocratiche in questo senso.

Visti gli interessi non solo turistici ma anche economici e commerciali in genere, il richiesto permesso giunse dal Ministero solo tre anni più tardi e subito si iniziarono i lavori di arginatura dell’Adige. L’opera fu condotta del consorzio delle ferrovie sostenuto anche dal lauto finanziamento dei fratelli Schwarz, fra i primi ebrei giunti in zona negli anni Trenta e proprietari di tre fabbriche di birra tra il Brennero, Bolzano e Vilpiano. Ai lavori di bonifica, arginatura e posa delle rotaie lavorarono anche numerosi italiani immigrati dal Trentino e dal Veneto.

La stazione, posta al centro di una piazza elissoidale era al contempo fulcro del nuovo assetto urbano e della vita turistica. Viali e strade vi si congiungevano, unendola ai punti principali del centro storico. La Beda Weber Strasse, l’odierna via Rezia, univa la stazione alla Stephanie Promenade. L’originaria Landstrasse, prolungata sacrificando la porta d’Ultimo, la metteva in comunicazione con la Ruffinplatz, oggi piazza Teatro, e con la piazza della Rena all’estremo opposto. In seguito la strada prese il nome di Habsburgerstasse e la piazza fu trasformata in giardino pubblico (1883). La via Mainardo infine univa lo scalo merci della stazione con la zona commerciale dei Portici. In questo vortice di rinnovamento furono coinvolti anche i ponti, ormai inadeguati. Il primo ad essere riprogettato, nel 1886, fu lo Spitalbrücke, ultimato però solo nel 1890. 

Una ulteriore fase di sistemazione ed abbellimento si ebbe fra il 1894 e il 1896: in questo periodo si affrontarono i lavori più diversi fra cui la sostituzione del padiglione della musica sulla Gisela Promenade con uno più elegante in ferro e vetro secondo il gusto dell’epoca.

Autrice: Rosanna Pruccoli

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