Moritz Gamper: bozzetti d’immaginazione e oltre

Per quanto Moritz Gamper sia giovane e al suo debutto a proprio nome, l’autore bazzica il mondo musicale da parecchio tempo ed ha maturato una certa esperienza con la rock band Desert May Bloom (bellissimo nome per altro). Meranese di nascita, ma da tempo residente a Vienna, Mortiz ha deciso di mettersi in proprio, un po’ per via delle difficoltà nel tenere in attività una band di questi tempi, un po’ per l’impellenza di percorrere nuove vie e mettere su un supporto le sue nuove canzoni.

“Da un lato – ci racconta – in cinque è difficile mantenersi suonando se si vuol vivere di musica, che è quello che volevo fare io, dall’altro volevo provare a mettermi in gioco come solista. Io non riesco a fermarmi, ho bisogno di creare musica in continuazione, non con un computer, ma con uno strumento tra le mani. Sono molto determinato in questo, mi ero messo in testa di fare un disco, questo disco, e per due settimane non ho fatto altro che scrivere canzoni: l’obiettivo era scriverne una al giorno, fatta e finita, senza lasciare nulla di incompleto da terminare il giorno successivo”. 

Sketches Of Imagination And Beyond, questo il titolo del vinile (il disco è uscito solo in questo formato), è indubbiamente una delle produzioni più interessanti realizzate da un musicista della nostra regione negli ultimi anni, da tenere a portata di mano sullo scaffale col CD dei Morisco e col vinile di Peter Burchia uscito un paio di anni fa. Tutto sorretto su chitarra e voce, viene indicato genericamente come disco blues, ma in realtà va oltre le definizioni, Gamper racconta storie più o meno brevi – degli sketch dell’immaginazione come recita il titolo –, sfoggia un buon fingerpicking e si cimenta anche con la slide, ma il suo è una sorta di folk contemporaneo o moderno che dir si voglia che emana bellezza, suona con freschezza, c’è l’influenza blues ma non suona mai datata.

“Si tratta di un lavoro fatto tutto da me – prosegue Mortiz – mi sono registrato, mixato, ho fatto anche il master da solo e ad essere sincero devo ammettere che il mix e il master sono stati pesanti da fare. Si tratta di una cosa che non avevo mai fatto e non so se in futuro la rifarei, perché nel momento in cui sei tu a fare tutto, ad un certo punto non senti più gli errori, perché nella tua testa la musica suona in un certo modo, come l’hai pensata e non più come l’hai suonata. Dopo aver deciso che il lavoro andava bene così, non l’ho più riascoltato per un mese perché avevo bisogno di lasciarlo decantare. In realtà una canzone non è mai finita, è solo la fotografia di un momento.”

Il disco, pubblicato dalla Blind Rope Records, che ne ha già chiesto a Gamper un nuovo per l’anno prossimo, è molto curato nella veste grafica con un dipinto di sua moglie Maria Ibba che si rifà alla canzone d’apertura, The Bandit; la tiratura, invece, è di 333 copie numerate a mano.

“È stata un’idea della casa discografica – ci spiega Gamper – siccome il blues è la musica del diavolo e 666 è il numero del diavolo, hanno diviso a metà facendo un po’ più delle copie che si stampano di solito, che sono 250. Trovare qualcuno che si interessi e sia disposto ad investire in progetti del genere è abbastanza difficile. Io sono stato fortunato perché i miei amici bluesmen austriaci mi hanno indirizzato a Dietmar Hoscher, che è il proprietario dell’etichetta ed è un’autorità in materia, lo definiscono il Papa del Blues autriaco. Quando l’ho contattato, lui sapeva già chi ero perché almeno un paio di chitarristi austriaci lo avevano incuriosito parlandogli di me.”

Dopo il primo incontro è stato chiaro sia per Moritz che per il Papa del Blues che c’era del materiale su cui lavorare e c’era anche il feeling per farlo bene insieme. Nel frattempo, Moritz Gamper, la sua chitarra e la sua musica saranno protagonisti di una serata al Sudwerk il 7 novembre e di una all’Est/Ovest di Merano il 9.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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