“Bolzano può essere un riferimento per tecnologia e ricerca”


Con la nuova Facoltà di Ingegneria, unibz è sempre più vicina al mondo delle aziende e delle start-up e diventa il principale attore del NOI Techpark. Tra i focus della Facoltà: automazione, robotica e intelligenza artificiale. 850 giovani studieranno, faranno ricerca e si formeranno a un passo dall’ecosistema dell‘innovazione.

Una facoltà universitaria che è nata con l’obiettivo di trasformare l’Alto Adige – territorio che è delizia dei milioni di turisti che lo visitano ogni anno per le sue bellezze paesaggistiche e naturalistiche – in una sorta di Silicon Valley della tecnologia, bilingue e a cavallo tra mondo culturale e produttivo mediterraneo e dell’Europa centrale. “Vogliamo che l’Alto Adige sia riconosciuto come un punto di riferimento a livello nazionale non solo per qualità della vita e dei servizi turistici ma anche per l’innovazione tecnologica e la ricerca al servizio di questo valori. La nuova collocazione della Facoltà nel Parco Tecnologico è la premessa ideale”, afferma il preside della Facoltà di Ingegneria, prof. Andrea Gasparella. Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio le ambizioni della comunità scientifica che da poche settimane ha iniziato a lavorare nella nuova struttura didattica e di ricerca a Bolzano Sud. 

Preside Gasparella, la Facoltà di Ingegneria ora avrà sede in un nuovo campus a Bolzano Sud. Cosa rappresenta questo passo per la Facoltà stessa, per l’università di Bolzano e anche per il territorio?

La Facoltà, che già era un interlocutore per il territorio sia dal punto di vista dell’offerta formativa, sia dal punto di vista delle attività di ricerca e di terza missione (le attività di trasferimento del sapere accademico alla popolazione e al tessuto economico del territorio di riferimento, ndr.), ora è immediatamente e fisicamente associabile a un luogo e a un edificio “iconico”, se così possiamo definire l’avveniristica costruzione che ci ha accolto. Ci aspettiamo che adesso l’interazione con i portatori di interesse sia più facile perché il campus aiuterà la percezione che ci sia un interlocutore in grado di occuparsi di tutte le tematiche in ambito ingegneristico. 

I vostri portatori di interesse sono solo le aziende o anche l’amministrazione pubblica?

Abbiamo percepito una grande attenzione da parte dell’amministrazione pubblica che ha voluto e  stimolato l’istituzione di questa Facoltà. Lo si comprende anche dalla dotazione infrastrutturale e di risorse economiche messe a disposizione. Ovviamente le aziende, in primis quelle del territorio che chiedono di essere accompagnate e avviare progetti per restare competitive, così come tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nello sviluppo tecnologico, rappresentano il partner naturale per una Facoltà di Ingegneria. 

Ci può fornire alcuni esempi?

Ce ne sarebbero tanti ma sicuramente le collaborazioni con il Covision Lab – che si occupa di computer vision e machine learning – o quelle con la rete di imprese associate nella Automotive Excellence Südtirol o, ancora, con Alperia o con l’Azienda Sanitaria per restare in ambito pubblico, sono emblematiche della natura delle interazioni che stiamo ricercando. Infatti queste ed altre forme di collaborazione hanno reso possibile l’istituzione e il finanziamento di alcune cattedre straordinarie, oppure hanno il potenziale per sviluppare iniziative di ricerca di lungo termine a servizio del territorio. Assoimprenditori e le associazioni di categoria (Artigiani) o delle professioni (Ingegneri, ma anche architetti, periti e geometri) sono partner importanti che hanno seguito e sostenuto le nostre iniziative e ai quali vorremmo poter restituire ancora molto. 

Nell’Euregio, esistevano già la Facoltà di Scienze tecniche a Innsbruck e quella di Ingegneria a Trento che garantivano un’ottima formazione. Perché i figli delle famiglie altoatesine interessati alle materie tecniche dovrebbero iscriversi alla locale Facoltà di Ingegneria?

Siamo fortemente convinti che la formazione trilingue sia un valore aggiunto per ogni laureato e lo renda, assieme alle competenze tecniche accumulate, assolutamente competitivo su un mercato del lavoro che si estende, praticamente, dal confine con la Danimarca al Mediterraneo. Molti dei docenti di unibz vengono da altre università e quindi hanno portato qui anche l’esperienza maturata altrove, ma esiste anche una generazione di ricercatori e docenti cresciuti accademicamente qui, che in parte ci faranno conoscere altrove, in parte continueranno a rafforzarci. Ci stiamo sviluppando in direzioni diverse dalle università vicine specializzandoci in settori che ci caratterizzano andando a coprire ambiti di competenza che non sono rappresentati vicino a noi. Ma stiamo anche investendo su formati didattici esperienziali, anche grazie a infrastrutture di laboratorio uniche per dotazioni e varietà, che prepareranno in maniera molto più efficace e versatile i nostri laureati alle sfide che li aspettano. Siamo certi che saranno i protagonisti del futuro della regione e non solo. 

Quali sono le “anime” della nuova Facoltà?

Sono quella informatica, con un focus significativo sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale, quella dell’ingegneria elettronica e dell’informazione, con un focus sulle tecnologie digitali e le applicazioni dell’AI, e quella dell’ingegneria industriale ed energetica, con un focus sui processi industriali e sull’efficienza nell’uso delle risorse e sulle rinnovabili, e quindi sulla sostenibilità. In queste aree cerchiamo di definire una nostra connotazione, perché siamo convinti che ciò che possiamo offrire sia diverso da quello che si trova nelle università vicine.

Il nuovo edificio quali opportunità in più offrirà agli studenti?

Il campus riunisce tanti laboratori sotto uno stesso tetto e ciò facilità le collaborazioni tra discipline diverse oltre al fatto che questi laboratori non vengono usati solo per la ricerca ma anche dagli studenti. Contiamo di proseguire nello sviluppo di un’offerta didattica sempre più orientata alla formazione di tipo esperienziale, organizzando l’attività educativa in maniera tale che la parte di apprendimento teorico e quella di applicazione pratica convivano e confluiscano in un percorso coerente e ciclico fatto non solo di “sapere”, ma anche di “saper fare”.

Che spinta può dare l’integrazione del campus nel parco tecnologico agli studenti e ai laureati?

Per una Facoltà come la nostra, la collocazione nel NOI è un’opportunità davvero unica perché avvicina le attività di ricerca e le attività didattiche con gli studenti alle aziende. Credo che poi costituisca un impulso anche allo sviluppo del parco tecnologico stesso perché gli studenti possono collaborare con le startup e, una volta terminati gli studi, diventare loro stessi fondatori di nuove iniziative e, così, essere protagonisti del futuro imprenditoriale del territorio. La sinergia farà bene ad entrambe le comunità: quella di unibz e quella del NOI Techpark. 

Ci sarà spazio anche per iniziative di formazione continua e di diffusione della cultura scientifica tra la popolazione?

Sì, ci sono alcune iniziative che ci vedono già attivi. Sul versante della formazione, i master universitari orientati ai professionisti, come quello in Fire Safety Engineering, che riscuotono un ottimo successo. Riteniamo che la Facoltà possa diventare un riferimento non solo per chi inizia l’università ma anche per chi, una volta laureato, ha bisogno di aggiornare e perfezionare le proprie competenze e quindi può ritornare all’università portando già un certo bagaglio di esperienze e, al tempo stesso, acquisirne di nuove, più specialistiche. Sabato 11 gennaio, infine, prevediamo una mattinata di porte aperte per la cittadinanza per scoprire il nuovo edificio e le aree di ricerca della Facoltà.

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