I mestieri degli ebrei nel Tirolo

Nell’arco alpino gli ebrei vissero destini diversificati a seconda della legislazione antiebraica e delle singole concessioni, permessi o patenti. In epoca medievale gli ambulanti ebrei erano presenti soprattutto in Baviera, Alsazia Vorarlberg e Tirolo, dove subirono le prime persecuzioni e pogrom a causa delle peste (1347-1349) e le accuse di avvelenamento dei pozzi. La storia degli ebrei in Tirolo, infatti, fu fin dai suoi esordi, una storia di discriminazioni sospetto e malcelato antisemitismo. 

Episodi d’intolleranza di varia intensità e pogrom si ebbero attraverso tutto il medioevo e l’ età moderna mentre sporadica e discontinuo appare la documentazione atta a delineare la geografia e la consistenza della presenza ebrea sul territorio. Di contro più corposa e soprattutto severa appare la normativa statutaria tirolese atta a regolarne l’esistenza nelle singole città. L’insediamento di ebrei si concretizzava quasi esclusivamente per precisa volontà dei regnanti che – per risolvere i propri problemi finanziari o per dare impulso all’economia concedevano ai richiedenti la possibilità di un limitato soggiorno. Li chiamavano a sé offrendo loro – dietro lauti tributi detti “Judensteuer” – protezione e possibilità di lavoro. Esclusi dalle corporazioni di mestiere, gli ebrei dovevano ripiegare sul prestito pecuniario e sul commercio ambulante di tessuti e stracci.

Essi si stabilirono così nei centri del commercio e del potere tirolesi, quali Merano, Bolzano, Innsbruck, Hall, Lienz e Rovereto.  Qui gli ebrei furono prestatori, gabellieri di dogana, esattori, amministratori di zecca farmacisti, stracciaioli, venditori ambulanti. Tanto in Europa quanto in Tirolo il rapporto tra ebrei e principi vacilla e veniva meno quando o il debito contratto si faceva troppo oneroso e difficile da restituire. Così approfittando del generale mal contento e delle tensioni sociali si faceva in modo che lo straniero o il diverso fungesse da capro espiatorio. In questi casi la xenofobia latente e l’antisemitismo mai sopito venivano opportunamente risvegliati con accuse ignominiose e infondate fatte quindi sfociare in veri e propri massacri ed espulsioni di massa. Le accuse erano le più svariate e andavano dalle denunce per “attività demoniache” a quelle di profanare l’immagine della  donna oppure l’ostia. La più terribile era però l’accusa di “omicidio rituale”.  Accusati di “spionaggio” gli ebrei divennero anche i capri espiatori della paura collettiva per una temuta invasione turca. Per essere immediatamente riconoscibili sia nel Medioevo che in epoca rinascimentale gli ebrei furono costretti ad indossare il cerchio giallo sul petto e sulla spalla. Gli ebrei non furono risparmiati neppure durante le sollevazioni contadine del 1525 quando le loro case furono saccheggiate e incendiate.  In Baviera dopo la cacciata degli ebrei dalle città, ad un ristretto gruppo riuscì di sistemarsi in campagna al limitare dei piccoli villaggi. Anche in queste zone essi dovettero pagare la propria presenza da “tollerati” attraverso tasse e commissioni restando comunque privi dei normali diritti. 

La maggior parte di loro viveva del commercio di animali domestici e di piccoli oggetti di prima necessità di scarso valore poiché era vietato loro svolgere qualsiasi attività lavorativa. I cosiddetti “Schmuser” intermediavano affari e contratti di ogni tipo ma venivano sottopagati e soprattutto in natura. I cosiddetti stracciaioli vendevano tessuti e vestiti alla popolazione rurale. Durante la settimana camminavano di villaggio in villaggio con un sacco, o con una cassetta a tracolla. Fra i loro oggetti vi era il grasso per i carri lacci da scarpe, e merci provenienti dalla città che altrimenti non avrebbero potuto trovare.

La Svizzera invece era rimasta chiusa ad una presenza ebraica fino alla seconda metà del Settecento. Fu solo tra il 1776 e il 1866 che in due sole città della confederazione elvetica, Endingen e la vicina Lengnau, gli ebrei poterono stabilirsi, diventando così per due secoli i principali centri ebraici.  Nel 1799 la comunità ebraica di Endingen contava 500 membri per raddoppiarne la consistenza nel 1850 e infine assottigliarsi nuovamente con l’introduzione dell’Emancipazione che consentiva agli ebrei di essere considerati cittadini a tutti gli effetti con il diritto di stabilirsi ovunque. Dal XVIII secolo dunque gli ambulanti ebrei presero a girare le valli svizzere e i territori vicini con i loro articoli. Generalmente essi commerciavano in tessuti, stracci, merceria, piccoli oggetti di legno e ferro, stampe, libri, inchiostro penne.  

A partire dal XVII secolo il girovagare per borghi e campagne, vallate e fiere di paese, degli ambulanti anche non ebrei di tutta Europa fu fondamentale per la diffusione dei libri ma anche delle idee. Le loro erano vite a rischio di furti, briganti, intemperie, epidemie e lunghi viaggi a piedi con pesi notevoli appesi al corpo e soprattutto al collo. Nonostante i colporteur dovessero sottostare a regole ben precise e essere in possesso di una patente, saper leggere e scrivere durante la Rivoluzione Francese, il Risorgimento e le guerre di Indipendenza, l’Unità d’Italia essi riuscirono a propagare idee sovvertitrici l’ordine costituito, i programmi delle associazioni patriottiche. 

Autrice: Rosanna Pruccoli

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