Ogni fine d’anno presuppone un inizio. Lo sappiamo bene, tant’è vero che ci accingiamo a festeggiare il passaggio al 2024 salutando l’anno che si sta concludendo. La festività del Capodanno non per nulla è anticipata dalla festa religiosa del Natale che, appunto, ci ripropone la possibilità di “rinascere” attraverso la periodica venuta al mondo del figlio di Dio, cara a tutti i credenti cristiani.
E nei giorni scorsi sono tornati i bilanci che annualmente ci giungono da diverse fonti, per cercare di “fotografare” il nostro presente collettivo. Prima il rapporto Caritas sulla povertà, poi il rapporto Censis sulla situazione sociale e infine le statistiche sulla qualità della vita che il Sole 24 Ore dedica alle province italiane. Da queste indagini non sono arrivate gran buone notizie, lo sappiamo, sia per l’Italia in generale che nello specifico per la nostra realtà altoatesina. Diverse voci si sono subito alzate, per relativizzare i dati emersi, etichettando frettolosamente i risultati come poco attendibili, e quindi ancora una volta facendo un cattivo servizio al ruolo importante rivestito invece dalla ricerca sociale basata su basi scientifiche. Ricerca che in realtà è in grado di darci un grande aiuto in quest’epoca di spaesamento individuale, prima ancora che sociale.
Proprio per questi motivi mi è sembrato davvero paradossale, negli ultimi tempi, il dibattito sulla stampa incentrato sul presunto numero di “italiani” che potranno andare a far parte del prossimo consiglio provinciale. Cosa significa “italiani”? La stragrande maggioranza delle problematiche che ci troviamo a dover affrontare, stando alle statistiche appena pubblicate, non hanno nulla a che fare con aspetti linguistici e tanto meno etnici. Nel traffico si incastrano solo gli “italiani”? Il consumismo estremo di beni e territorio riguarda solo questa ipotetica categoria, tra l’altro incomprensibile nella sua accezione per la maggior parte delle decine di milioni di ospiti che accogliamo in questi giorni? Le difficoltà economiche in cui versano decine di migliaia di residenti accentuando le contraddizioni della nostra terra di apparente benessere diffuso c’entrano qualcosa con tutto ciò? Il dono più grande che vorrei trovare sotto l’albero, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, e che auguro a tutti voi, è un po’ di nuova saggezza che ci consenta di lasciarci finalmente alle spalle divisioni che da anni non hanno più senso. Per questo non serve l’intelligenza artificiale, basta quella umana.
Un caro augurio di buone feste, da trascorrere insieme ai vostri cari.
Autore: Luca Sticcotti