Febbraio è ancora ostaggio dell’alta pressione subtropicale. Specialmente in quota, ma pure nei fondivalle accarezzati dal foehn, le temperature sono quelle di metà aprile. Fa caldo e ne avremo per un’altra settimana. Se da una parte il cielo è una fucina di nubi alte e sottili, di cirri e di velature che gli conferiscono, a tratti, un carattere marezzato, dall’altra esso è caratterizzato da linee ed incastri di scie di condensazione degli aerei di linea. Altrove, specie nelle zone pedemontane, dove le pianure non presentano rilievi ripidi ravvicinati, i tramonti creati da Madre Natura regalano, a chi ha la fortuna di assistervi e di desiderarli, una gioia impagabile. Nella Pianura Padana, invece, con questo tipo di struttura barica si formano le famose inversioni termiche: temperature minime negative, nebbie, galaverna e neve da nebbia nei bassi strati, unitamente ad una stomachevole qualità dell’aria, intrappolata a poche centinaia di metri dal suolo, carica di tutti gli inquinanti più pericolosi; d’altro canto anche le condizioni termiche durante il giorno restano confinate ad una sola cifra (entro i 9°C appunto). Appena sopra questa cappa malsana, con l’assenza di una ventilazione capace di dissiparla, regna ahinoi l’anticiclone, una sorta di barriera, di blocco alle perturbazioni atlantiche, che, giocoforza, devono aggirare le Alpi. Tale promontorio sfodera le sue armi in altezza e ci garantisce cieli luminosi e sereni ed un caldo esagerato e persistente. Chi vive perennemente in pianura e durante il fine settimana non ha la possibilità di alzarsi di quota per farsi una sciata, un’escursione o semplicemente una passeggiata in montagna non si accorge di nulla, tanto da convincersi di non uscire di casa a causa del cielo plumbeo o di restare confinato tra i sempre più ristretti parchi cittadini, quanto a non credere alle temperature massime di alcune stazioni meteorologiche montane riportate dai notiziari. Ma, purtroppo, è tutto vero! Oltretutto, e sempre in presenza di questa struttura alto-pressoria, le particelle inquinanti presenti in atmosfera, come gli aerosol, il biossido di azoto nonché altri composti possono assorbire, deviare e diffondere rigorosamente la luce solare, magari deflettendo quella blu e verde e propagando le lunghezze d’onda arancioni e rosse (cfr. scattering), mentre siamo intenti a ritrarre una fotografia. Pertanto anche l’inquinamento può contribuire a farci portare a casa un bellissimo scatto panoramico! Febbraio, che quest’anno cade bisestile, è l’ultimo mese dell’inverno meteorologico di una stagione fin qui avara di precipitazioni in un quadro climatico sempre più caldo. Speriamo vivamente che il letargo finisca e presto anche, perché chi conserva un po’ di lucidità e di memoria storica sa perfettamente che tutto ciò è fuori dal comune.
Autore: Donatello Vallotta