La “vacca” di Caldaro, il treno della Bassa

Tra la fine del XIX e il primo decennio del XX secolo furono realizzate in tutto il Tirolo diverse linee ferroviarie “secondarie” poi frettolosamente smantellate nel secondo dopoguerra e oggi rimpiante da tutti. Tra le più importanti si ricorda il collegamento Bolzano-Renon, la Dermulo – Fondo – Mendola, la funicolare della Mendola e, soprattutto, la ferrovia elettrica transatesina a scartamento normale tra Bolzano – Gries e Caldaro.

Quest’ultima fu inaugurata il 15 dicembre 1898, dopo oltre un decennio di lavori preparatori. La nuova ferrovia dell’Oltradige o Überetscherbahn nel gergo popolare era chiamata Lepsbahnl (dalla bevanda denominata Leps, bevuta dai contadini nei campi), poiché trasportava soprattutto il vino prodotto in zona verso lo snodo ferroviario di Bolzano, o la vacca di Caldaro, per quel suo andamento lento e ondeggiante simile a quello dei pacifici ruminanti. Sarebbe rimasta in funzione fino al 1963 per quanto riguarda il trasporto di persone (ne potevano salire fino a 75), fino al 1971 per il servizio merci. Nel 1903 fu realizzato anche il collegamento tra la stazione di Caldaro e Sant’Antonio, dove si trovava la stazione a valle della spettacolare funicolare della Mendola. Proprio quest’opera favorì la nascita dell’importante movimento turistico che interessò il Passo della Mendola in quel periodo. Non fu invece mai completato il collegamento inizialmente previsto con Termeno ed Egna.

Si realizzò così un sogno lungamente covato dagli agricoltori a dagli operatori turistici dell’Oltradige. Il collegamento alla rete ferroviaria nazionale e internazionale permise per la prima volta il superamento del laborioso trasporto dei prodotti agricoli – soprattutto vino e mais –  con carri trainati da buoi e inoltre favorì decisamente l’afflusso di turisti verso le amene località tra S. Paolo, il Lago di Caldaro e la Mendola. Numerosi alberghi e posti di ristoro sorsero proprio lungo la linea ferroviaria e nella bella stagione mezza Bolzano si trasferiva in Oltradige.

Il percorso del treno era non solo funzionale alle esigenze degli abitanti di Appiano e Caldaro ma anche grandioso da un punto di vista paesaggistico. Oggi il tracciato è interamente occupato da una frequentatissima pista ciclabile che circumnaviga il Monte di Mezzo con partenza e arrivo sotto Castel Firmiano. I cicloamatori contemporanei lo chiamano il giro delle Fiandre. Nel suo tratto iniziale, il treno sfruttava la già esistente linea di Merano, poi da Castel Firmano iniziavano i 10,742 km di salita fino ad Appiano e pianura fino a Caldaro. Velocità massima in pianura 45 km all’ora, in salita 30. Complessivamente la linea aveva una lunghezza di 14,974 km, ai quali si aggiunsero i 2,4 ripidissimi chilometri da Caldaro alla funicolare della Mendola. 

Partito da Bolzano, il treno si fermava a Ponte Roma, Ponte Resia, Kaiserau, Castel Firmiano, S. Paolo, Appiano, Monticolo-Pianizza e Caldaro. Nella sua corsa – inizialmente e fino al 1911 con pittoresca locomotiva a vapore, quindi con locomotori elettrici  – il treno doveva oltrepassare due ponti sul Talvera e sull’Adige e due gallerie: la prima sotto Castel Firmiano, la seconda all’altezza di San Paolo. Il breve tratto all’interno dell’abitato di Caldaro fu elettrificato fin dall’origine ed anche la funicolare che raggiungeva il Passo della Mendola fruiva della trazione a corrente elettrica.

L’opera fu “sponsorizzata” dai comuni interessati e in particolare da quello di Caldaro con il sindaco Andreas Di Pauli. Il finanziamento fu invece garantito dal banchiere bolzanino Sigismund Schwarz, che favorì la nascita della Aktiengesellschaft Überetscherbahn  (Società per azioni Ferrovia dell’Oltradige) con sede a Bolzano. La realizzazione dell’opera fu affidata alla ditta Stern & Hafferl per un costo complessivo di 2,5 milioni di Corone. La gestione fu inizialmente assegnata alla società privata “k.k. Südbahngesellschaft”, alla quale, dopo il passaggio dell’Alto Adige all’Italia, subentrarono le FF.SS. Negli ultimi anni gestì la linea la Überetscherbahn AG.

Autore: Reinhard Christanell

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