Quarti posti e cattiveria

Allo storico motto olimpico, tradotto dall’originale latino “più veloce, più in alto e più forte”, nel 2021 il Comitato Olimpico Internazionale ha aggiunto “communiter” che significa “insieme”. Questo per indicare ufficialmente il valore unificante dello sport e l’importanza della solidarietà. Per il resto i “valori” olimpici sono rispetto, amicizia e lealtà, a cui si aggiunge la famosa “partecipazione”, anche se va precisato che il detto “l’importante è partecipare” in realtà sarebbe mai stato pronunciato da De Coubertin.
Nelle ultime settimane ho seguito con una certa assiduità i giochi olimpici di Parigi. Ma dopo un mese di rassegna in realtà solo due episodi mi sono rimasti più impressi.
Il primo è stato la decisione del Presidente della Repubblica di invitare al Quirinale per un ringraziamento ufficiale, anche gli atleti – tantissimi – che a Parigi hanno conseguito un quarto posto nella loro disciplina. Il Presidente in questo modo ha voluto indicare che l’eccellenza nello sport non è appannaggio solo di chi riesce a conseguire la tanto agognata medaglia. Mi sembra un gesto importante e significativo, molto più maturo di tanti commenti pubblicati sui media da parte di giornalisti poco avveduti oppure da molti altri sui social, come avviene purtroppo sempre più spesso.
Il secondo episodio che mi ha colpito è la risposta che lo schermidore olimpionico Daniele Garozzo ha dato al giornalista Aldo Cazzullo per stigmatizzare il termine “cattiveria” che sempre più spesso viene utilizzato per indicare una qualità essenziale per riuscire a vincere nello sport. Di seguito ecco le parole di Garozzo. “Questa idea è non solo falsa, ma anche diseducativa. Affermare che ‘essere cattivi’ porti alla vittoria sminuisce i successi di tanti atleti che, come me, hanno raggiunto i più alti traguardi grazie a impegno, sacrificio e una sana competitività. La narrativa romantica del guerriero spietato potrebbe essere affascinante nei racconti epici, ma nella realtà dello sport moderno è fuori luogo e anacronistica”. Successivamente il dialogo a distanza tra Cazzullo e Garozzo è proseguito, con il giornalista che ha cercato di spiegare meglio cosa intendeva. Da parte mia non posso fare altro che segnalare il fatto che i Giochi Olimpici sono (ri)nati in epoca moderna per dare ai popoli e agli stati un’occasione di confronto anche aspro, ma totalmente avulso dalla forma tradizionale che tale confronto ha avuto nella storia dell’uomo, ovvero la guerra. D’altronde lo stesso Cazzullo nella sua replica ha spiegato “la cattiveria non è scorrettezza ma determinazione assoluta, senza non si vince”. E allora, insisto, possiamo davvero fare a meno di usare la parola cattiveria, ce n’è già davvero troppa, in giro.

Autore: Luca Sticcotti

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