Nel corso del 2023 in Italia sono stati eseguiti quattromila trapianti d’organo e duemila donazioni, un record, ma non è ancora abbastanza. I pazienti in attesa di un trapianto sono oltre ottomila, restano troppi i “no” alla donazione. Sono troppi i cittadini italiani in lista d’attesa per un trapianto che potrebbe salvare loro la vita. Vediamo com’è la situazione in Alto Adige.
Remo de Paola, nato e residente a Bressanone, di professione Ingegnere Civile libero professionista, è presidente al secondo mandato della sezione provinciale dell’AIDO (l’Associazione Italiana Donatori di Organi-tessuti e cellule). Oggi faremo due chiacchiere con lui per conoscere meglio l’associazione e per parlare dell’intensa attività di AIDO nel promuovere sul territorio la cultura della donazione degli organi “post mortem”, per informare e sensibilizzare la cittadinanza su questa importante tematica socio-sanitaria, come pure dell’attuale situazione in Alto Adige ed in Italia per quanto riguarda donazioni, trapianti, lista d’attesa e dichiarazioni di volontà.
Come ha deciso di diventare presidente di AIDO Alto Adige?
Sono ormai da molti anni donatore iscritto all’AIDO e la mia avventura all’interno dell’Associazione ebbe inizio circa un decennio fa, quando fui eletto presidente del gruppo AIDO di Bressanone, divenendo membro anche della sezione provinciale. Quattro anni fa fui nominato presidente provinciale, carica che dura appunto quattro anni, e quest’anno in aprile sono stato riconfermato per il prossimo mandato quadriennale.
Chi lavora in AIDO?
Il gruppo è fondato completamente da cittadini volontari che si battono per la questione e decidono di aiutarci. Senza il lavoro volontario gratuito da loro prestato sarebbe davvero difficile portare avanti la nostra missione. Recentemente è stato rinnovato anche il direttivo sia nella Sezione Provinciale, sia nei Gruppi Comunali di Bolzano e di Bressanone che resteranno in carica fino al 2028, con riconferme e nuovi preziosi innesti, tutti collaboratori volontari.
Quando è stata fondata l’associazione?
L’AIDO nasce a Bergamo nel 1973, da un solerte gruppo di volonterosi ed è da lì in avanti che sono nate numerose sezioni comunali e provinciali, tra cui quella di Bolzano poco meno di cinquant’anni. Si sono costituiti poi via via i gruppi comunali quali: Bolzano, Bressanone oltre quarant’anni fa e anche quello della Val Venosta. Attualmente la nostra sede si è spostata presso il centro Premstraller in via Dolomiti 14, in locali funzionali forniti dal Comune di Bolzano.
Qual è la vostra missione?
Il compito principale della nostra Associazione è quello di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della volontà di donare (soprattutto post mortem) gli organi per possibili trapianti. Ci occupiamo di diffondere la cultura della donazione: nelle piazze, nelle scuole, e in tutti i luoghi in cui sia possibile, affinché tutti vengano sensibilizzati sull’importanza del dono, con particolare attenzione alle nuove generazioni.
Provvediamo alla raccolta, per quanto di competenza, di dichiarazioni di volontà favorevoli alla donazione di organi, tessuti e cellule post mortem e promuoviamo stili di vita sani atti a prevenire l’insorgere di patologie che possano richiedere come terapia il trapianto di organi.
Perché un sì può fare la differenza?
Perché rispondere sì alle richieste di adesione alla volontà di donare? La risposta seppur complessa è in realtà molto semplice: più donatori potenziali consentono al sistema dei trapianti di poter avere più donazioni e quindi di poter potenzialmente effettuare più operazioni che salvano vite, altrimenti destinate a sicura morte (salvo alcuni casi ove la tecnologia supplisce per esempio con dialisi).
Come siamo messi in Italia per quanto riguarda il numero di donazioni e trapianti?
L’Italia si pone all’avanguardia in Europa per numero di donazioni e di trapianti; siamo secondi solo alla Spagna. Le strutture situate su tutto il territorio nazionale si adoperano, seguendo severi protocolli sanitari internazionali, a far si che i trapianti abbiano successo. Le persone in Italia in attesa di trapianto sono oltre 8.000, a fronte di circa 3.400 trapianti effettuati.
Quanti possibili donatori sono presenti nella nostra regione?
Non è noto il numero esatto di persone in lista d’attesa nella provincia di Bolzano, ma di certo si sa che i donatori iscritti AIDO hanno superato la cifra di 15.000 persone. È importante citare il lavoro delle anagrafi comunali che consentono di scrivere sulla carta d’identità la propria volontà al dono; per non parlare dell’attività di altre benemerite Associazioni.
Questo numero come può essere aumentato?
L’AIDO, riconosciuto dal Ministero della Sanità come parte attiva della campagna di sensibilizzazione, ha come obiettivo minimo quello di equilibrare il numero delle donazioni con quello delle richieste, un compito non facile! Molte persone, per i più disparati motivi, non ritengono di dover aderire e questo pone la nostra Associazione nelle condizioni, ove possibile e senza mai forzare in alcuna maniera le singole volontà, di far capire l’importanza di un gesto di immenso peso che potrebbe salvare altre vite.
Con i trapianti come ce la caviamo nella città Bolzano?
La città di Bolzano, presso l’ospedale San Maurizio, ha un reparto dedito ai trapianti, anche se poi le operazioni vengono eseguite in centri specializzati, quali il centro trapianti della clinica universitaria di Innsbruck, grazie alla stretta collaborazione specialistica (e qui devo spendere parole di elogio al sistema sanitario dell’Alto Adige). Altri centri in Italia sono in contatto al fine di rendere possibile in tempi brevissimi i prelievi e quindi i successivi trapianti.
Cosa direbbe alle persone che decidono di non aderire ad un programma di donazione post mortem?
Non ritengo di dover fare appello alla coscienza dei cittadini, ma mi permetto solo di ricordare quante persone, concittadini ed altoatesini, sono in grado di vivere una vita “normale” grazie alle persone che hanno scelto di donare. Il sottoscritto ha potuto personalmente capire il valore di cosa significhi quanto sopra detto, perché se la propria figlia continua a vivere una vita normale, è proprio perché, grazie ad un anonimo donatore, ha ricevuto due nuovi polmoni sani, senza i quali la sua vita sarebbe terminata senza speranza di guarigione.
Autore: Niccolò Dametto