Bolzano, città sprecona della musica

Bolzano ha la memoria corta. Adeguandosi all’indiscutibile constatazione – ahimè – che la memoria corta è tipica della razza umana, i bolzanini non fanno nulla per sottrarsi a questa verità. Il 14 settembre 2010, accadde che il centro città fosse preso d’assedio da una moltitudine di persone che vi si recavano per un accumularsi di eventi di grande richiamo: primo su tutti il concerto di Patti Smith presso le vecchie officine delle ferrovie, probabilmente il concerto pop più bello ed epocale visto nel capoluogo negli ultimi trent’anni. Il risultato, vista la mala abitudine del bolzanino di muoversi sempre con le quattro ruote sotto il sedere, fu l’ovvia difficoltà nel trovare parcheggio. Si parlò molto, in quel frangente, di creare una sorta di calendario ad uso delle associazioni e degli enti che si occupano di organizzare eventi, per evitare che i detti eventi si sovrapponessero. A quasi quindici anni di distanza, non è cambiato nulla.

Bolzano lo scorso anno è stata insignita del titolo di “Città Creativa della Musica UNESCO” (questa sembra essere la definizione esatta) ma pochi ne hanno compreso il significato, molti non hanno neppure provato a interpretarne la dicitura, generalizzando coll’identificarla come capitale della musica.

Ora senza nulla voler togliere alla nostra graziosa città, la cui storia si è pur incrociata a più riprese con la storia della musica (e non parliamo solo di musica cosiddetta colta, badate), da qui a diventare capitale della musica ne passa di acqua sotto i numerosi ponti di un capoluogo i cui confini sono bagnati da ben tre fiumi!

Beninteso che la musica possa essere creativa anche qualora non sia originale, quando la storia del patrocinio UNESCO venne fuori, abbiamo avuto la sensazione che a molti sia parso che si trattasse di una gallina dalle uova d’oro, o meglio ancora una giovenca da latte alla cui mammella attaccarsi per mungere a più non posso.

Ad un anno di distanza, non è per nulla chiaro come questa faccenda stia procedendo: certo è che le problematiche sulla programmazione sembrano ferme a quella famosa sera del 2010. Proprio in questo mese di novembre ne abbiamo avuto a più riprese la prova con un sovrapporsi di concerti come da tempo non si vedeva: in testa alla classifica degli spreconi musicali ci sono sicuramente Ca’ de’ Bezzi e il sussidiario Sudwerk, situato nei suoi sotterranei. Il 7 novembre, mentre al piano interrato il giovane talentoso Moritz Gamper si esibiva per cinque persone, barista e fonici inclusi, al piano sopra si suonava musica gipsy, praticamente nel medesimo locale! Stesso copione una settimana dopo, 14 novembre: all’ottimo concerto dei redivivi Psicopolizia al Sudwerk, al piano sopra veniva contrapposto un concerto country, pubblico e genere diversissimi, non si discute, ma un controsenso totale per un proprietario che in passato ha più volte ribadito che il motivo per cui organizza concerti nei suoi locali è l’amore per la musica. Se si ama la musica si dovrebbero amare un po’ anche i musicisti e, almeno il 7 novembre non abbiamo visto tutto questo amore per lo snobbato Moritz Gamper.

Il 15 e 16 novembre poi, si è svolto a San Giacomo il Festival An Evening with the Blues, decima edizione, mentre in contemporanea, al Laurin di Bolzano (comune differente, certo, ma distanza minimale) suonava Hubert Dorigatti in versione full band, in pratica il miglior talento blues espresso dalla scena altoatesina (e non solo) negli ultimi vent’anni. Ora, il festival di San Giacomo era stato annunciato con largo anticipo già ad inizio estate, il Laurin propone solitamente eventi più orientati verso il jazz: proprio in concomitanza con il festival doveva suonare Dorigatti? E per concludere, visto che il suddetto festival e i concerti di Live Muse coinvolgono la cooperativa Laives Cultura e Spettacolo, ci è parso assurdo che la seconda serata del festival sia coincisa con un concerto di Live Muse nella vicinissima Pineta (stavolta sì, stesso comune!), sia pure a tema musicale differente.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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