Cosa fare per evitare il contagio? Lavarsi le mani, come suggerisce il Ministero della Salute? O “lavarsene” le mani, come si fa normalmente (nell’ottica della “globalizzazione dell’indifferenza”)? Ma non più da quando l’epidemia ha smesso di essere una notizia di cronaca estera e il virus ha violato i sacri confini della patria.
Malgrado le misure di prevenzione il morbo si è diffuso in diversi paesi del mondo tra cui l’Italia. Le istituzioni preposte fanno sapere che la situazione è sotto controllo ed esortano a mantenere la calma. Il decalogo pubblicato dal Ministero della Salute invita a lavarsi spesso le mani, a evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute, a non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani, a coprirsi bocca e naso se si starnutisce, a pulire le superfici col disinfettante. Si specifica inoltre che i prodotti e i pacchi provenienti dalla Cina non sono pericolosi e che gli animali da compagnia non trasmettono il nuovo coronavirus.
Assisteremo nei prossimi giorni al rincorrersi di provvedimenti volti a evitare assembramenti umani di vario genere. Manifestazioni saranno annullate, scuole chiuse, vivremo agli arresti domiciliari volontari avvolti da un sentimento di impotenza e di rabbia.
Mantenere la calma. Non avere paura. Ma sul serio? Viviamo in anni nei quali la produzione di paura è stata la strategia principale (e perfino vincente) della comunicazione politica. Sulla paura, sul turbamento della calma sono stati costruiti i grattacieli del consenso elettorale. Si sono seminati ad arte i virus dell’intolleranza, della chiusura, del razzismo, dell’antisemitismo, dell’orgogliosa ignoranza, dell’odio e della costruzione/distruzione del nemico. E ora dovremmo non avere più paura e mantenere la calma? Solo perché il virus non ci raggiunge attraversando il mare con un gommone, ma sbarcando da un volo di linea in un aeroporto del Lombardoveneto?
Autore: Paolo Bill Valente