Nella faticosa bagarre legata al green pass, in molti hanno per
la prima volta avuto a che fare con un QR Code: un’immagine quadrata contenente quadratini neri e bianchi, che viene letta da dispositivi (come i cellulari equipaggiati di un’opportuna app) per decifrarne il contenuto. Ma da dove vengono questi QR code? E che cosa sono?
I QR Code nascono nel 1994 in Giappone: un’invenzione della DENSO Wave, divisione della DENSO Corporation, multinazionale produttrice di componenti per l’industria automobilistica. Il modo più semplice per capire cosa sia un QR Code è di pensarlo come una forma più sofisticate di “codice a barre”.
I codici a barre codificano in modo compatto informazioni utili, come le principali informazioni di un prodotto o di un biglietto del treno, i dati di una persona, l’indirizzo web di un’azienda, ecc. Si prestano ad essere stampati e applicati su contenitori e manifesti pubblicitari, oppure ad essere mostrati in un cellulare, grazie alla loro semplicità e ridotte dimensioni.
I codici a barre codificano informazione lungo una singola dimensione nello spazio: guardandoli in senso perpendicolare alle linee, si può immaginare che una linea nera rappresenti un “1”, e una linea bianca rappresenti uno “0”. Questo pone dei limiti su quanta informazione si può in effetti codificare in un codice a barre… si narra che fin dagli anni ‘60 in Giappone ci fosse un dibattito aperto su come superare questo limite, per poter aumentare l’informazione da associare ai prodotti nei supermercati.
Il QR Code affronta questo problema codificando l’informazione lungo due dimensioni: non più linee, bensì quadratini, dando quindi “significato” sia alla larghezza che all’altezza del codice. Per poter leggere il contenuto di un QR Code, così come di un codice a barre, serve un dispositivo (o un software associato a una fotocamera) che sia capace di leggere l’informazione ivi nascosta, e decifrarlo. Questo ci porta ad un problema centrale, ovvero: quanto è facile per un lettore leggere il codice e decifrarlo? Si tratta di un problema molto complesso, perché il codice potrebbe essere inquadrato con qualunque orientamento. Il QR Code risolve questo problema introducendo degli “elementi di controllo” che permettono di ricostruire molto velocemente come riorientare l’immagine per poterla poi decifrare. è proprio da questa “velocità di decodifica” che viene il nome stesso: QR sta per “Quick Response” – “risposta veloce”.
I cellulari di ultima generazione sono capaci di decifrare i QR code semplicemente usando la fotocamera del telefono. Per creare dei QR code che nascondano un’informazione voluta servono invece delle app dedicate – ce ne sono moltissime disponibili per iOS e Android.
Autore: Marco Montali