Il traffico: croce e delizia degli abitanti di Bolzano e della Bassa Atesina. Tutti vogliono muoversi – magari contemporaneamente e con i propri mezzi – con la massima libertà e tutti sognano strade deserte, posteggi liberi e quartieri privi di inquinamento acustico e atmosferico. Ma la formula magica per avere “la botte piena e la moglie ubriaca” è ancora in attesa di essere scoperta. Da un secolo a questa parte, ci provano in tanti: ma senza concetti chiari e qualche rinuncia sarà difficile raggiungere la meta.
L’interminabile discussione sul traffico – oggi chiamato anche mobilità – è iniziata a metà del 19˚ secolo, quando gli asburgici, stanchi delle vecchie zattere sull’Adige, ci regalarono la ferrovia. Dove piazzarla? In mezzo alla valle? Vicino ai centro abitati? Alla fine la ferrovia finì dove non doveva finire, a due passi dal fiume. Vigneti e campi furono salvi. Poi tutti a lamentarsi: la stazione è lontana, è scomoda, ma perché non l’hanno fatta vicino alle case.
Finita l’epopea ferroviaria, iniziò quella automobilistica. L’invasione barbarica dei turisti germanici iniziata negli anni sessanta trasformò i paesi lungo l’asse del Brennero in camere a gas. Ricordo che da bambino, in certi periodi dell’anno, impiegavo cinque minuti per attraversare lo stradone che attraversava il mio paese. Una situazione insostenibile. Dunque, serviva una nuova arteria: la Brennero – Modena. Questa volta tutti d’accordo: tranne i Vadenoti. Ma i Vadenoti sono pochi e furono sacrificati al progresso: l’autostrada gliel’hanno costruita sotto le finestre e a nulla sono valse le loro comprensibili lamentele.
Ma, si sa, i problemi non vengono mai da soli: fatta l’A22, esplose il problema dei pendolari e del traffico urbano sempre più intenso e caotico. Iniziò l’epoca delle varianti, progettate un po’ ovunque: lungo il fiume, in mezzo ai campi, al margine dei paesi. Alla fine finirono, con grande dispendio di energie e costi, dentro le montagne. Scelta giusta? Certo è che il traffico, nonostante ferrovia, autostrada, varianti, circonvallazioni, sottopassi e statali depotenziate, non cala ma anzi aumenta. Che fare?
Si potrebbe costruire nuove varianti, allargare quelle esistenti, spostare l’autostrada, infilare il treno in una galleria etc. La discussione prosegue, serve una soluzione ma, come di consueto, c’è chi alza la mano per dire “non sul mio”. Ne stanno discutendo proprio in questo periodo gli amministratori di Bolzano e Laives, della Bassa Atesina e della Piana Rotaliana. Troveranno la quadra? Difficile prevederlo. Certo è che il traffico (scusate: la mobilità) esiste, il corridoio è stretto e densamente urbanizzato e senza qualche sacrificio sarà difficile accontentare tutti.
Autore: Reinhard Christanell