A partire dal XIX secolo, Laives si sviluppò quasi spontaneamente come uno Straßendorf (villaggio-strada), una struttura urbanistica in cui le case sorgono lungo una strada intercomunale tagliata da poche vie perpendicolari alla stessa. Prima di allora, ossia dell’anno 1831, quando fu spostata la vecchia carrozzabile postale e realizzato il rettilineo (stradon) che dal centro del paese conduce all’incrocio di via Vadena, la situazione era assai diversa. All’altezza dell’albergo Casagrande, la vecchia statale del Brennero scendeva lungo via Damiano Chiesa fino al cuore del vecchio paese, poi, in prossimità dell’Eckhaus, svoltava in via Marconi per sbucare sull’attuale S.S.12 in prossimità del ponte sul Rio Vallarsa a sud delle caserme Guella.
Interessante anche il percorso inverso: uscita da Laives alle Caneve, la strada proseguiva sotto la montagna fino a Sissa (Pineta), quindi da maso Renner procedeva, sempre ai piedi della montagna, fino alla chiesa di S. Giacomo. Presso la cosiddetta “Dinzlleiten” (in località Costa), si possono ancora riconoscere le rovine di un’antica torre di guardia. Da S. Giacomo saliva verso Castel Flavon e il Virgolo per poi scendere a Bolzano all’imbocco della Val d’Isarco nei pressi di Campiglio.
Questi furono certamente i percorsi seguiti dagli antichi abitanti del luogo, i Reti, che nei loro spostamenti evitavano il paludoso fondovalle spesso allagato dalle acque di Adige e Isarco. I Romani avevano tutt’altre esigenze e dovevano consentire il transito non solo a commercianti e pellegrini ma soprattutto ai loro eserciti diretti in Germania. Essi coltivavano un’autentica avversione per le salite e tracciavano le strade seguendo la linea più breve e piana tra due punti.
Il principale motivo di disaccordo tra Romani e Reti, che peraltro intrattenevano buoni rapporti commerciali e culturali da decenni, fu proprio la realizzazione della famosa via Claudia Augusta. L’imperatore Augusto voleva espandersi in terra d’Oltralpe e perciò aveva bisogno di collegamenti rapidi e, soprattutto, sicuri. I Reti si erano resi protagonisti di continue scorribande e assalti ai passanti e inoltre non tolleravano la presenza di una strada militare romana in mezzo ai loro villaggi. Quindi nella famosa campagna militare dell’anno 15 a.C. Augusto incaricò Druso e Tiberio di “ripulire” definitivamente il territorio alpino da queste tribù indigene.
Dopodiché si procedette, con ogni probabilità, alla realizzazione di due strade: una diretta in Venosta, l’altra al Brennero. La prima, da Ora raggiungeva Caldaro, Appiano e poi il Burgraviato. La seconda, da Castelfeder scendeva verso l’Adige e poi raggiungeva Bronzolo e Laives costeggiando la montagna. Più o meno il percorso rimasto poi invariato fino agli anni ’60 del secolo scorso. Va comunque detto che la frequentatissima via Claudia Augusta, che dal Veneto conduceva ad Augsburg, fu risistemata definitivamente dall’imperatore Settimio Severo nel 220 d.C.: costui eliminò anche la salita che da S. Giacomo portava al Virgolo e tracciò la strada verso il Brennero completamente nel fondovalle.
Autore: Reinhard Christanell