Nardo dee, rap e schiettezza

Dai primi giorni di maggio è online su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco di Nardo Dee, al secolo Davide Nardella, uno dei nomi di punta della scena hip hop bolzanina e regionale: un nuovo disco in cui il giovane musicista si toglie diversi sassolini dalle scarpe, quasi fosse un modo per sentirsi meglio, e difatti il disco s’intitola significativamente Meglio di prima, che è anche il titolo del cliccatissimo brano già uscito come singolo che sembra essere la risposta allo skit (breve introduzione parlata, in gergo rap) che apre il disco col titolo di Chiedimi come sto.

Nardo Dee, pur avendo poco più di trent’anni si considera un fuori quota in un mondo musicale in continua evoluzione, distante allo stesso modo da rapper e trapper di nuova generazione così come lo è da certi personaggi suoi contemporanei.
“Il riferimento – ci racconta – è a certe figure del mondo hip hop che mi hanno sempre snobbato e che sembrava non vivessero per altro che per il rap, personaggi che poi da un giorno all’altro sono scomparsi dalla scena quando fino al giorno prima pareva fosse per loro un credo fondamentale. Come chi smette di andare in palestra da un giorno all’altro. Sarà perché per me non è stato tutto facile e scontato dall’inizio, anzi il mio percorso nel mondo rap è stato in salita, ho fatto strada sì, ma mi sento ancora lungi dal considerarmi arrivato, sarà perché il rap per me è stato davvero importante, grazie al rap non sono diventato un delinquente, che per l’infanzia che ho avuto poteva anche essere”.
Il disco si presenta come un atto d’accusa fin dalla foto di copertina (opera di Matteo Groppo) che ritrae una bimba in abiti tirolesi che tiene in mano il disco in vinile di Nardo guardandolo con perplessità: un indice puntato verso le nuove generazioni che snobbano la sua e verso le istituzioni locali che da un lato sono sempre pronte a celebrare i propri artisti ma poi non sono capaci di offrire delle strutture in cui questi possano esibirsi.
“Non mi piace – prosegue Nardo – il voler trasformare tutto in un talent che diventa poi un contest: penso ad Upload, che è una cosa che considero molto cool come idea, ma che poi dovendo avere un vincitore e dei vinti finisce col degenerare in una gara che snatura l’idea di base del rap. Per esempio, io nei miei testi posso raccontare di un amore che è finito, di mia mamma che non c’è più, di valori che mi ha trasmesso mia nonna, di qualcosa che mi accade la mattina mentre vado a lavorare: tutte situazioni personali che racconto mettendole in musica. Nel momento in cui questo diventa oggetto di una competizione va a finire che la giuria invece che assorbire il messaggio che sto mandando mi critica per aver usato un tempo verbale sbagliato.”
Il disco si suddivide in dodici tracce, di cui una è l’introduzione di cui sopra e due sono brevi skit che precedono quello che per certi versi potremmo definire il brano guida del disco, Quelli del rap: nella fattispecie, lo skit punta il dito contro gli ex rapper, mente la canzone paga pegno a coloro che Nardo stima, che lo hanno consigliato, incoraggiato a perseverare nel percorrere la strada intrapresa, primo fra tutti il mai dimenticato Fabio 2 di Picche, un maestro oltre che un amico.
“Il disco – continua l’artista – è stato registrato con l’aiuto di vari produttori e colleghi. In realtà io sarei in grado di lavorare una base, ma preferisco affidarmi e confrontarmi con qualcun altro. Innanzitutto c’è il brano che ho pubblicato proprio un anno fa con il gruppo Birrette Posse, di cui facevo parte con alcuni musicisti trentini, e accompagnato da un video in puro stile tarantiniano girato da Claudio Zagarini (già rapper a sua volta col nickname di Tiso in un’altra vita artistica, n.d.r). E c’è anche l’altro singolo, Oh yes (nel locale) che ho realizzato con Berise, il frontman degli Shanti Powa. Ma tra le collaborazioni importanti c’è quella con DJ Fede”.
Il disco è costruito su una linea temporale che va all’indietro, un concept voluto in cui le differenti sonorità usate da Nardo e dai suoi collaboratori partono da quelle più all’avanguardia del brano d’apertura per andare verso il suono rap più classico di Di brutto e Summer 05, passando per il ragamuffin del brano con Berise e la struttura a più voci della composizione che vede coinvolta la posse.
“Il disco, per ora è solo in versione liquida – conclude Nardo – ma come lascia intendere la copertina, mi piacerebbe poterlo far diventare un vinile, sarebbe un sogno che si avvera, e magari si concretizzerà, più avanti, con un crowdfunding.”

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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