Il “largo” dedicato a Giovanni Palatucci

Sono in molti – tra cittadini e stranieri, transitando per il “Largo Giovanni Palatucci” per accedere agli uffici della Questura di Bolzano – a chiedersi chi era e cosa fece. Diamo qualche notizia.
Giovanni Palatucci era nato il 31 maggio 1909 a Montella (Avellino). Laureatosi in Giurisprudenza a Torino, superò anche gli esami per procuratore legale. Il 16 settembre 1936 prese servizio a Genova come Vicecommissario aggiunto di Pubblica Sicurezza, ma fu presto trasferito; dal 15 novembre 1937 fu in servizio alla Questura di Fiume, prima come Commissario e poi Questore reggente. Ebbe modo di mettere in pratica quanto credeva in fatto di dignità umana; erano principi e valori trasmessi dalla famiglia. “Salvare vite umane” fu proprio ciò che si prefisse Giovanni Palatucci nel suo lavoro all’Ufficio Stranieri di Fiume, città che dal 1937 al 1944 rappresentò la via di salvezza e libertà per numerose persone: profughi e perseguitati di religione ebraica — ebrei italiani, istriani, slavi, austriaci ecc. ma anche molti dissidenti politici antifascisti, giornalisti e sacerdoti scomodi per il regime, minoranze etniche, serbi, zingari, croati.
Anche tramite preziose collaborazioni, creò una rete di soccorso e salvataggio, un efficiente sistema di protezione; lo stesso Palatucci fu protagonista di salvataggi rischiosi, piani di fuga talvolta rocamboleschi.
L’azione divenne sempre più difficile e rischiosa dopo 1’8 settembre 1943, con l’occupazione di Fiume da parte delle truppe tedesche.
Palatucci, aderente alla Resistenza, fu arrestato in casa nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1944 e condotto al Comando generale, poi al Lager di San Sabba; altra tappa al carcere triestino, dove fu torturato; fu infine deportato nel Lager di Dachau, dove gli fu dato il numero di matricola 117295, posto sopra un triangolo rosso.
Giovanni Palatucci, dopo aver subito con serenità tutte le angherie contro la sua persona, morì di peste petecchiale il 10 febbraio 1945.

Autore: Leone Sticcotti

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