Forse parlare di una scuola bolzanina del genere poliziesco è prematuro rispetto alle consolidate scuole di genere di altre regioni e province (pensiamo a Milano, a Bologna, alla Sicilia, al Veneto), ma non si può negare che anche l’Alto Adige, nel suo piccolo abbia il suo valido manipolo di autori: pensiamo ai gialli di Lenz Koppelstätter ambientati in un Sudtirolo a metà strada tra il dark e la promozione da cartolina (tipo le produzioni della Film Commission Altoatesina), a quelli ben educati e non privi di humor del compianto Umberto Gandini (di cui è stata annunciata una raccolta di inediti) o a quelli mozzafiato di Luca D’Andrea.
Negli ultimi mesi hanno fatto la loro comparsa in libreria ben tre romanzi noir degni di nota e ambientati nella nostra regione, tutti rigorosamente scritti da autori nostri, anche se trapiantati altrove.
L’ultima madre
Autore: Alex Boschetti
Alphabeta
Alex Boschetti, bolzanino di stanza a Bologna, con L’ultima madre è giunto al suo terzo romanzo e – rispetto alle black comedy che lo avevano preceduto – mette sul piatto un noir a tinte forti, ambientato nella zona popolare di Bolzano e in Val Sarentino. Un noir psicologico con al centro una figura femminile dal destino tragicamente segnato e una storia di tremenda attualità che arriva a toccare argomenti drammatici come la violenza domestica e la xenofobia, senza dimenticare un certo disagio giovanile. La storia è ben architettata e ben localizzata: Boschetti, pur abitando a Bologna da molti anni torna spesso a Bolzano e prima della scrittura di questo romanzo ha fatto una full immersion totale nella Bolzano popolare. La trama si svolge tutta sotto gli occhi di un antipatico commissario di polizia che sembra più uno spettatore esterno impotente che non un attore della vicenda.
La parola amore uccide
Autori: Jadel Andreetto e Guglielmo Pispisa
Rizzoli
Bolognese di lungo corso è anche un altro bolzanino, Jadel Andreetto, per anni una delle colonne del collettivo di scrittura Kai Zen insieme al compare Guglielmo Pispisa: i due, dopo una prima notevole uscita sotto il nome de plume di Marco Felder sono tornati in libreria coi loro nomi di battesimo e con un avvincente romanzo intitolato La parola amore uccide. La scrittura dei due è molto fluida, la storia mette sul piatto due indagini differenti seguite dai due protagonisti, mai perfetti e sempre sopra le righe: l’ispettore Rottensteiner (consumato e disilluso, oltre che profondo conoscitore della propria terra) e l’agente scelto Tanino Barcellona (pivello dal cuore grande e bolzanino di recente acquisizione). La chimica che si sviluppa tra i due è ottima, così come lo sono i comprimari, tutti coinvolti in una storia che pur toccando marginalmente temi scottanti e non da poco come l’estremismo di stampo nazista, il traffico d’armi e la mafia, è incentrata piuttosto – come nel libro di Boschetti – su xenofobia, femminicidi e momenti di debolezza delle forze dell’ordine con un episodio in cui il poliziotto Barcellona si ritrova a mettersi sullo stesso piano dei poliziotti americani che negli ultimi anni hanno scatenato sdegno da un polo all’altro del globo.
Il morto nella roccia
Autore: Kurt Landthaler
Alfabeta
Per finire, Il morto nella roccia, non proprio una novità visto che in lingua tedesca era uscito negli anni novanta: grazie alla traduzione di Stefano Zangrando ora è finalmente tradotto in italiano il primo romanzo del bolzanino Kurt Lanthaler, personaggio chiave della letteratura altoatesina. L’autore, dopo aver abitato per anni a Berlino si è da tempo trasferito a Zurigo e questo suo romanzo d’esordio, pubblicato a dapprima a puntate sul “Extra”, supplemento in lingua tedesca del defunto quotidiano “Il mattino”, vede il debutto di Tschonnie Tschenett, protagonista di una cinquina di opere d’orientamento hard boiled: Tschenett non è un poliziotto, anzi è un personaggio sempre al limite, spesso assillato da problemi con la polizia, per quanto il suo migliore amico sia Totò, uno sbirro mistilingue di frontiera (la storia si svolge tra Bolzano, Colle Isarco e Vipiteno durante gli scavi del tunnel di base, molto attuale dunque). Un giallo anomalo, di denuncia contro le lobby che decidono tutto (proprio come adesso), senza lieto fine, senza casi risolti, nel miglior stile delle storie di Tschonnie Tschenett.
Autore: Paolo Crazy Carnevale