La cuscuta è una pianta erbacea di origine nordamericana, parente del convolvolo e ormai presente in quasi in tutto il globo con oltre 200 specie. Gli antichi Arabi la chiamavano kúshuth e la usavano per le proprietà colagoghe, lassative, diuretiche e di maturazione dei foruncoli; essa era conosciuta dai Romani e dal Medioevo prese il nome di “rete del diavolo” e di “ragno malefico”; in Italia, in relazione ai luoghi, si può riconoscere dagli epiteti comuni quali strozzalino, epitimo, granchiarella e pittima.
Si presenta come un ammasso filiforme di colore giallo paglierino/arancio/rosso, è priva – se non allo stadio primordiale – di clorofilla e si sviluppa da maggio a settembre con l’unico intento di parassitare le altre piante. Predilige i climi caldi e umidi. Il suo seme, interrato o in balia degli agenti atmosferici, resiste anche dieci anni prima di germinare e non appena la cuscuta è in grado, per così dire, di mantenersi a sbafo da sola la piccola radice muore e la pianta abbandona il terreno per iniziare la sua storia di opportunismo. La sua ragnatela filosa è composta da austori, veri e propri organi sensoriali, che si avvinghiano a spirale grazie a chemorecettori, che “annusano” le piante vicine e sanno precisamente dove orientarsi per penetrare tessuti e floemi e succhiare dunque linfa e acqua. La si potrebbe paragonare al vischio, ma la cuscuta è una fuoriclasse. è talmente intelligente, anche senza foglie ricordiamocelo, che dalle vittime percepisce persino le proteine delle fioritura e le sottrae al momento giusto per portare a termine la sua fioritura e produrre i semi che le garantiranno la sopravvivenza.
Ha però un tallone d’Achille pure lei: le piante attaccate comunicano tra loro e possono mettere in atto processi chimici di difesa per contrastarla.
Si trova negli incolti, negli orti, ma non è rara nel BalconORTO, visto che i semi sono trasportati dal vento.
Ha uno sviluppo antiorario e di circa quattro/cinque metri all’anno, ma dipende da quanta clorofilla intercetterà lungo il suo percorso. Attacca tutte le piante senza distinzioni; le uniche indenni sono i gigli.
Eliminarla è difficile, non esistono macerati o alchimie magiche, se non prodotti altamente tossici per la natura e per l’uomo: l’unico rimedio è la rimozione manuale sradicando tutte le piante colpite dalla sue spire e stando molto attenti a non dimenticarne parti sulle piante o adagiati sul terreno, perché la cuscuta si rigenererebbe ricominciando il suo ciclo vitale. Gli scarti poi non dovranno essere conferiti nell’umido o nel compost, bensì nell’indifferenziato.
Autore: Donatello Vallotta