Gustav Thöni. Dentro e fuoripista
Autore: J. Christian Rainer
Presenta molti motivi di interesse l’ultimo libro su Gustav Thöni uscito in occasione dei primi 70 anni della leggenda dello sci alpino. Nell’importante volume edito da Tappeiner troviamo un ampio apparato iconografico, con foto d’epoca, ritagli di giornale e curiosità.
Grande spazio viene dedicato al fenomeno Thöni nell’ottica del (difficile) e complesso processo di normalizzazione dei ruolo degli sportivi sudtirolesi nell’ambito non solo dello sport italiano ma anche dell’Italia stessa. Anche se lo sforzo investito nel rappresentare le ragioni di una parte e dell’altra spesso propende per le ragioni della minoranza di lingua tedesca, il libro si rivela davvero una miniera di aneddoti, testimonianze e ricordi.
Coloro che per ragioni anagrafiche hanno vissuto direttamente l’incredibile parabola sportiva di Gustav Thöni trovano dunque pane per i loro denti e i ricordi magari finora assopiti sono in grado di affiorare, in maniera inaspettata.
Detto questo va senz’altro affermato che l’aspetto più interessante del volume è la possibilità di incontrare, virtualmente, uno sportivo e un uomo dalle caratteristiche davvero eccezionali, amato da tutti – compagni di squadra e avversari – e lontano davvero mille miglia da qualsivoglia deriva egocentrica.
Il “Gustavo” era singolare già all’epoca, restio a parlare di sè, ma invece sempre disponibile a raccontare e ricordare. Animato dall’ironia di chi è perfettamente consapevole che l’equilibrio è tutto, specie se si è sportivi di primo piano, a livello mondiale.
Lo sciatore – che tutt’oggi vive a Trafoi nel suo paese natale dove continua a portare avanti l’albergo di famiglia – il proprio massimo equilibrio fu sempre in grado di manifestarlo nelle innumerevoli occasioni in cui venne tirato per la giacchetta (pardon, per la giacca a vento) nell’interminabile e noiosa discussione se si sentisse più un atleta “sudtirolese” o “italiano”.
In conclusione possiamo sicuramente affermare che la flemma di Gustav – unita alla sua umiltà e semplicità – ha dato davvero un contributo fondamentale per sdrammatizzare la questione etnica. Grazie Gustav, lunga vita!