Le recenti elezioni nazionali del 25 settembre hanno visto l’affermazione del centro-destra e in particolare di Fratelli d’Italia. In Alto Adige il voto ha avuto un esito più complesso e articolato, non privo di interessanti possibili sviluppi in vista delle prossime elezioni provinciali del 2023. Ne abbiamo parlato con il politologo Günther Pallaver.
Quali sono le novità più significative del voto del 25 settembre in Alto Adige?
Si è trattato di una campagna elettorale molto piatta, dal punto di vista dei contenuti. Si è parlato delle bollette e dell’energia, ovvero temi nazionali. Ma poco o nulla è stato detto in merito ad argomenti specifici locali. In Alto Adige si è discusso un po’ della scelta da parte della SVP di presentare un proprio candidato nella circoscrizione Bolzano Bassa Atesina per il Senato. Anche se in realtà mi sembra che se ne sia discusso quasi di più nel mondo di lingua tedesca che in quello di lingua italiana. Io l’ho considerato un atto “non amichevole” perché la misura 111 del pacchetto favorisce la possibilità per il gruppo linguistico italiano di essere rappresentato in parlamento. La logica è quella della proporzionale, che da noi vale un po’ dappertutto. La scelta della SVP potrebbe avere delle ripercussioni anche in futuro. Se uno comincia con atti non amichevoli, forse poi anche gli altri possono continuare nella stessa direzione.
La SVP si è giustificata dicendo che il partito aveva ricevuto una forte richiesta in questo senso dalla sua base in Bassa Atesina…
Sì, ma resta comunque un atto non amichevole.
Durante la campagna elettorale si è parlato di autonomia, ma restando molto sulla superficie, mi è parso…
Sì: che bisogna difendere l’autonomia lo abbiamo sentito in tutte le campagne elettorali, non c’è nulla di nuovo. E quando c’è la possibilità che un partito di destra vada al potere in Italia, naturalmente la SVP si irrigidisce. Il fatto che tra poco in Italia ci sarà un governo di destra-centro naturalmente è una cosa problematica per l’autonomia, ma paradossalmente questo va a favore della Volkspartei, perché in questo modo può ricompattarsi.
Nei risultati elettorali ci sono altri motivi di interesse. La Lega ha perso consenso, ma Alessandro Urzì per essere sicuro della sua elezione ha dovuto candidarsi a Vicenza. Di per sé in Alto Adige i risultati elettorali hanno avuto caratteristiche molto diverse rispetto al resto d’Italia, con le elezioni dei 5 parlamentari SVP e di Spagnolli per il centrosinistra al Senato.
In Alto Adige c’è un elettorato di lingua italiana sostanzialmente stabile, per quanto riguarda le aree politiche o le coalizioni. In queste elezioni abbiamo visto un riversamento tra partiti di centrodestra, dalla Lega a Fratelli d’Italia. C’è una certa tendenza a saltare sul carro del vincitore e anche qui non c’è nulla di nuovo. In ogni caso la fluttuazione dell’elettorato italiano è talmente grande da impedire ogni continuità. E questo lo abbiamo sempre visto, già dalla fine della prima repubblica.
Fratelli d’Italia si appresta a prendere le redini del nuovo governo italiano. L’Alto Adige cosa si deve aspettare per il prossimo futuro?
Io mi aspetto una certa stagnazione. Se guardiamo al passato, l’autonomia ha avuto progressi in presenza di governi di centro-sinistra. Commissione dei 19, pacchetto e secondo statuto li abbiamo avuti con questo tipo di governi. Con i governi di centro destra dal ’94 in poi e soprattutto con Berlusconi non c’è stato invece quasi nessuno sviluppo. Pochissime le norme di attuazione approvate, e via dicendo. Probabilmente questo accadrà anche con questo nuovo governo.
La seconda cosa pensabile è che possano essere impugnate dopo 60 giorni tramite il governo davanti alla Corte Costituzionale alcune leggi provinciali. In passato in questi è cercata preliminarmente una via d’uscita per leggi delicate come quella sulla toponomastica, ma forse d’ora in poi questo sarà più difficile. La terza cosa che potrebbe capitare è che vengano messi in discussione i cosiddetti “privilegi” delle autonomie speciali, specialmente per quanto riguarda il loro finanziamento. Ben inteso: cambiare le cose dall’oggi al domani unilateralmente è difficile, però ora potranno esserci degli “sgambetti. C’è poi un’altra questione…
Quale?
Ogni giorno sento parlare della sovranità nazionale e della nazione italiana. Giorgia Meloni non parla mai di stato, ma di nazione. Ma sono 100 ormai che con nazione si intende una popolazione con una lingua e cultura omogenea. In Italia però ci sono persone che non appartengono alla nazione, e poi: come la mettiamo con le minoranze linguistiche? Le parole hanno il loro peso…
Durante la campagna elettorale Urzì si è arrabbiato perché Achammer è andato a trovare il cancelliere austriaco. Ma è dal 1946 che questa cosa viene fatta! Mi stupisco perché nel frattempo – non soltanto tramite l’accordo di Parigi e la quietanza liberatoria – secondo me e numerosi giuristi l’Alto Adige è diventato una sorta di “condominio sui generis” tra Italia e Austria. Dico sui generis perché la sovranità, grazie all’Unione Europea, ormai qui non è più assoluta da tempo. Ma staremo a vedere…
Le parole hanno il loro peso. Ma poi comunque una cosa è quello che si dice e un’altra quello che si fa…
Certo. E io al momento naturalmente giudico quello che sento. Va in ogni caso considerato il fatto che Fratelli d’Italia è gemellato con il partito nazionalista polacco, con Vox in Spagna e in Germania con Alternative für Deutschland. Si tratta di partiti al 1000% sovranisti e assolutamente di destra. Se Fratelli d’Italia si sente così, allora dovrebbe uscire dal gruppo dei conservatori nel parlamento europeo.
Cruciali saranno i primi passi del nuovo governo e in particolare della leader Giorgia Meloni. Azioni molto forti in senso sovranista non è escluso possano subito scontentare una parte dell’elettorato che ha premiato Fratelli d’Italia. Le fortune di chi vince in Italia ultimamente sono particolarmente effimere. Alle prossime elezioni provinciali manca un anno e non è dato che in un anno di governo Fratelli d’Italia mantenga il suo attuale forte consenso.
L’Italia non può permettersi grandi cose: ha degli impegni presi con l’Europa in cambio di importanti sussidi concessi.
Le elezioni del 25 settembre in Alto Adige in realtà hanno dato un’altra serie di segnali interessanti su quello che potrebbe succedere fra 12 mesi, quando andremo a rinnovare il consiglio e la giunta provinciale.
Partiamo dal presupposto che Kompatscher si ricandidi. Più lui aspetta nel dare il suo assenso e maggiore sarà la difficoltà per la Volkspartei di trovare un’alternativa. Sappiamo che Kompatscher tuttora ha un consenso superiore a quello del suo partito e ha già detto che secondo lui la prossima legislatura dovrà essere all’insegna della sostenibilità. Questa cosa non potrà farla con i partiti di destra, anche perché con ogni probabilità fra un anno la Lega non avrà più quattro candidati eletti (in realtà uno se n’è già andato da tempo). I consiglieri della Lega saranno almeno dimezzati e la SVP senz’altro non farà una coalizione con Fratelli d’Italia. Con chi allearsi, allora? Sarà difficile che il PD possa fare più di un consigliere. Ed è risaputa la simpatia di Kompatscher per il mondo liberal e dei Verdi. Dunque la Volkspartei cercherà un accordo con i Verdi – che probabilmente saranno il secondo partito – sempre che loro riescano ad eleggere abbastanza italiani. In prospettiva nazionale in questo modo la SVP resterebbe anche blockfrei, perché i Verdi di fatto sono un partito locale. In ogni caso non credo che ci sarà una coalizione a tre, perché l’accordo tra due partiti è molto più facile da gestire. In realtà in un anno possono succedere molte cose, ma al momento io la vedo così.
Sarebbe un cambiamento davvero epocale.
Certo. D’altronde però in Tirolo ÖVP e Verdi hanno governato insieme per 10 anni e non è caduto il mondo. E Verdi in Alto Adige non sono più da tempo il partito langeriano.
L’astensionismo in Alto Adige ha manifestato caratteristiche sue peculiari?
Mah, non più di tanto. Forse qualcuno nelle varie circoscrizioni ha pensato che in candidati SVP avevano già vinto in partenza. Ma per il resto il trend di una crescita dell’astensionismo è nazionale ed anzi europeo, com’è noto.
Autore: Luca Sticcotti