Queste righe, normalmente, nascono dall’attualità. Ovvero da uno spunto, una notizia, un avvenimento, una tematica che genera confronto e discussione. Di solito dopo una sorta di ballottaggio, alla fine un argomento viene prescelto e sviluppato, articolando una serie di considerazioni e – spesso – un’opinione. Questa volta però a chi scrive preme uscire dalla consuetudine, partendo dall’osservazione che – in realtà – le tematiche più significative in questo periodo sono risultate polemiche al livello di opinione pubblica, più o meno (molto più che meno) amplificate dai mass media.
Cosa fare della guerra in Ucraina, a un anno dal suo innesco? Come non gettare nel panico milioni di cittadini committenti e imprese alle prese con lo stop improvviso alla cessione del credito per quanto riguarda il superbonus edilizio? Per poi, per scendere sul locale: come conciliare la necessità di moltiplicare le colonnine di ricarica per le auto elettriche senza togliere troppi parcheggi in città? E come risolvere l’emergenza casa nei principali centri che oggi contrappone gli interessi soprattutto dei giovani con quelli dei proprietari di immobili? Poi: come conciliare il problema dei genitori che durante l’estate con gli asili chiusi non sanno a chi affidare i loro figli con quello della carenza degli insegnanti che vengono pagati troppo poco e hanno diritto alle loro ferie?
Infine: come fare per non mettere sullo stesso piano gli attivisti che hanno vestito di rifiuti la fontana del Nettuno in piazza Erbe a Bolzano con gli individui che ancora oggi si divertono a imbrattare con svastiche i monumenti?
Ebbene: a mio avviso occorrerebbe partire dal presupposto che la polemica, di per sé, non porta mai da nessuna parte. Nemmeno se consente di vendere qualche copia in più dei giornali o di avere maggiori ascolti, follower, ecc. ecc.
Anche in questo caso basta andare all’origine della parola per capire che non c’è nulla di maturo, dal punto di vista sociale (e politico) nello spostare il dibattito su questo livello. Se infatti il termine polemica di per sé significa “controversia, piuttosto vivace, tra persone che hanno diversità di vedute”, è dal suo significato estensivo che occorre porsi al riparo. Se infatti il confronto tra diverse visioni e opinioni diventa “contrasto e discussione portati avanti per inveterata abitudine a contraddire gli altri, spesso attraverso atteggiamento di critica preconcetta” naturalmente rischiamo di non andare da nessuna parte. Non credete?
Autore: Luca Sticcotti