Spirito libero e aperto

QuiIntervista a Enrico Bissardella. Educatore ambientale, ma anche pilota di moto a livello nazionale e maestro diplomato di Tai Chi in Italia e in Cina: Enrico Bissardella ha tante passioni, in felice contraddizione, come ammette lui stesso. Nato a Bolzano, ora ha trovato a Vadena il suo rifugio nel verde. Tre figli, nipoti e una compagna con cui condivide i suoi tanti interessi, Bissardella è nel direttivo, tra l’altro, del gruppo di lavoro per l’avifauna locale (AVK) e collabora con la biblioteca per cui organizza escursioni naturalistiche.

La cosa che mi piace di più di me.
La curiosità che mi spinge a conoscere e provare nuove esperienze.

Il mio principale difetto.
Nello sport, nello studio, nel sociale, mi sono lasciato coinvolgere spesso tardi.

La volta in cui sono stato più felice. 
Quando ho assistito attivamente al parto del mio figlio terzogenito.

La volta in cui sono stato più infelice. 
Alla morte di mia nonna, che ho amato moltissimo.

Da bambino sognavo di diventare… 
Acrobata spericolato.

La persona che invidio di più. 
Valentino Rossi.

La persona che ammiro di più.
Giacomo Agostini.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Il profeta, di Kahlil Gibram.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Un viaggio negli USA nelle riserve indiane dei nativi.

La mia occupazione preferita.
Essere sulle tracce degli animali selvatici, soprattutto uccelli, nella Natura.

Il mio musicista preferito.
Neil Young.

Il mio pittore preferito.
Gustav Klimt, ma anche il popolare Ligabue.

Del mio aspetto non mi piace.
Mi sforzo a trovare qualcosa: forse  i polpacci massicci?

Non sopporto…
Chi maltratta le donne, i bambini, gli animali.

Il giocattolo che ho amato di più.
I soldatini in plastica.

La massima stravaganza della mia vita. 
Vestito da “ghostbuster” al Carnevale di Venezia.

Il mio primo ricordo.
L’incendio di un maso vicino a casa, ai Piani di Bolzano.

Il mio più grande rimpianto.
Aver svenduto una mia moto da corsa.

Per un giorno vorrei essere…
Alle mie prossime nozze.

Se fossi un animale, sarei…
Un orso.

Il mio motto.
In bocca lupo!- risposta: evviva il lupo!

Autrice: Caterina Longo

La dottoressa – atleta

QuiIntervista a Valentina Vecellio, 1 Dan di Yoseikan Budo, atleta di corsa in montagna, Mtb, maratoneta, triatleta, autrice di tre libri, timoniera di dragon boat, coordina in qualità di istruttrice certificata in attività motoria oncologica clinica Ott la “Terapia del movimento per pazienti oncologiche della Ginecologia” all’Ospedale di Merano e la riabilitazione delle donne reduci dal tumore al seno.

La cosa che più mi piace di me.
Tre C: costanza, curiosità e coerenza.  

Il mio principale difetto.
L’eccessiva autoanalisi.

Il mio momento più felice.
La mia festa di matrimonio e il viaggio di nozze con mio marito Walter.

La persona che ammiro.
La mia cara mamma, che mi guarda dal cielo.

Un libro sull’isola deserta.
“Yellowstone Wolves: science and discovery in the World’s First National Park” su come la reintroduzione dei lupi – dalla cui socialità l’essere umano ha solo da imparare – abbia dato nuova vita al Parco Nazionale di Yellowstone (USA).

La mia occupazione preferita.
Fotografare in natura, in compagnia del mio fido pastore tedesco.

Il paese dove vorrei vivere.
L’Italia, perché è il paese più bello del mondo. Non basta una vita per scoprirla.

Non sopporto… 
L’indifferenza, la supponenza e l’antropocentrismo di questi tempi.

Per un giorno vorrei essere.
Samantha Cristoforetti.

Nel mio frigo non mancano…
Verdura, yogurt e agrumi.

Se fossi un animale sarei…
Una lupa.

Mi sono sentita orgogliosa..
Lo sono stata molte volte durante la mia carriera sportiva, accademica e professionale, in particolare alla discussione pubblica della mia tesi di Master in Comunicazione medico-scientifica all’Università La Sapienza di Roma, in presenza della mia famiglia, di professori e colleghi, valutata con 110 e lode, borsa di studio e pubblicazione.  

Il mio motto.
Non mettere limiti ai tuoi sogni, ma proteggili dal primo raggio di sole.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Un volo biposto in parapendio.

Il giocattolo che ho amato di più.
Big Jim, per le sue doti atletiche e i suoi equipaggiamenti tecnico-sportivi.

I miei poeti preferiti.
Hermann Hesse, Lord Byron e Goethe.

I miei pittori preferiti.
Leonardo da Vinci e Gustav Klimt.

Non sopporto…
Le chiacchiere.

Dico bugie solo…
A fin di bene.

Dove mi vedo fra dieci anni
Dove mi portano il cuore e le mie passioni.

Autore: Luca Masiello

Il direttore d’orchestra

Roberto Federico è un musicista e direttore d’orchestra siciliano che nel 2000 si è trasferito in Alto Adige per insegnare presso la scuola di musica “Vivaldi” di Bolzano come docente di viola e violino. Sposato con Antonella ha due figli, Giuseppe ed Alessia. È consigliere della Comunità Comprensoriale del Burgraviato, componente del CdA dell’Ente di gestione Kurhaus e teatro Puccini di Merano e presidente del Circolo culturale “La Quercia” di Lagundo. Dalla sua fondazione dirige la Merano Pop Symphony Orchestra.

La cosa che mi piace di me.
La sincerità e la responsabilità nell’affrontare tutto ciò che la vita mi riserva.

Il mio principale difetto.
Essere a volte troppo impulsivo.

Il mio momento più felice.
Il giorno della nascita dei miei figli.

La persona che ammiro.
Mia moglie Antonella, mi supporta e mi “sopporta”, sin dal primo momento che ci siamo conosciuti.

Un libro sull’isola deserta.
In realtà questo non è stato scritto ed il titolo è: “La pace nel Mondo”.

La mia occupazione preferita.
Fare l’insegnante.

Il paese dove vorrei vivere.
Sempre in Italia! Il Paese più bello del mondo.

Il piatto preferito.
Linguine con zucchine, fritte con olio d’oliva della Valle del Belice e gamberi di Mazara del Vallo.

Non sopporto…
La falsità, e in giro ce n’è abbastanza.

Per un giorno vorrei essere. 
Federico II di Svezia Re di Sicilia. Vorrei far ritornare anche per un giorno la mia terra allo splendore del passato.

La mia paura maggiore.
Non vedere crescere i miei figli.

Nel mio frigo non mancano…
Nutella e Coca Cola.

Se fossi un animale sarei.
Un Rottweller: duro fuori, ma morbido dentro. Proteggo le persone a me care e non solo.

Mi sono sentito orgoglioso…
Il giorno della mia laurea in viola, lo strumento della mia vita.

Il mio motto.
Un animo onesto quando viene offeso si irrita più del normale.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Un viaggio negli Stati Uniti con la mia famiglia.

Il giocattolo che ho amato di più.
Un binocolo: mi piaceva guardare “lontano”…

Il dono di natura che vorrei avere.
La calma assoluta, ma so che non è pane per i miei denti.

Dico bugie solo… 
Le bugie hanno le gambe corte, ma preferisco rischiare se queste potrebbero portare per esempio ad un gesto di pace.

Dove mi vedo fra dieci anni.
Spero nella mia casetta (in verità di mia moglie) in riva al mare di  Torretta Granitola (TP).

Il colore che preferisco 
Verde (speranza: l’ultima a morire).

L’ultima volta che ho perso la calma.
Meglio lasciare stare, ma è successo un mesetto addietro.

Da bambino sognavo… 
Di diventare un direttore d’orchestra.

Non fermarsi mai

Valentina Scianamè è di Pineta e lavora come educatrice al Gruppo Giovani Flowers ODV Jugendgruppe EO dove si occupa principalmente di progetti e adolescenti. Ma Valentina non ama identificarsi in terminologie ed etichette, perché si considera in continua evoluzione “lavoro costantemente su me stessa”, ci ha detto. Questa apertura all’esperienza e alla conoscenza le permette di portare con sè i “suoi” ragazzi. Vedere gli occhi dei giovani che si illuminano e avvertire i passi verso il cambiamento interiore è una magia impagabile, che la motiva ogni giorno ad andare avanti.

La cosa che mi piace di più di me.
Il senso artistico. 

Il mio principale difetto.
La pignoleria…l’occhio vuole la sua parte, eh.

La volta che sono stata più felice.
Gli abbracci dei miei nonni. Sono casa.

L’errore che non rifarei.
Tanti. Ma tutti sono serviti a migliorare.

La persona che invidio di più.
Quella che è in pace con se stessa. 

La persona che ammiro di più.
Chi sa concretizzare i propri desideri.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Uno solo?! Tutta la mia libreria non posso? 

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Andare in Islanda, Scozia e Nuova Zelanda. 

L’ultima volta che ho perso la calma.
Un giorno sì e uno no. Meglio meditarci su!

La mia occupazione preferita.
Creare.

l Paese/luogo dove vorrei vivere.
Trentino Alto Adige, la mia Heimat da sempre. 

Il mio musicista preferito.
Cesare Cremonini.

La mia paura maggiore.
Di non evolvere abbastanza. 

L’ultima volta che ho pregato.
Ogni qual volta che riesco. Spesso.

Il giocattolo che ho amato di più.
La mia gattina di pezza fatta da mia mamma, che ho ancora. 

La disgrazia più grande.
Stare nell’immobilità.

L’oggetto a cui sono più legata.
Il ciondolo a forma di cuore di mia nonna materna.

La massima stravaganza della mia vita.
Vedermi truccata! Basta ben…

Il mio primo ricordo.
La casa di mia nonna materna. 

Il mio più grande rimpianto.
Non aver fatto più esperienze possibili.

Per un giorno vorrei essere…
Un’aquila, volare ovunque io voglia andare.

Nel mio frigorifero non manca mai…
Le piadine. Veloci da fare… che sono sempre di fretta!

Se fossi un animale, sarei…
Un bradipo. Va-lentina…non per niente!

In famiglia mi chiamano.
Vale, alle volte “Va bene capo”, “Sì, capo!”.

Il mio motto:
“Fiorisci a modo tuo!”

Autrice: Caterina Longo

Passione cultura

QuiIntervista a Paola Giacomozzi, nata e cresciuta a Egna e che ha studiato al D.A.M.S. di Bologna e a Brema, per tornare poi nel paese natale con la famiglia. Ha lavorato in diversi musei della regione come guida, mediatrice d’arte, e operatrice didattica; da settembre scorso è insegnante di sostegno presso la Scuola Professionale “Guglielmo Marconi” di Merano. È molto attiva nel volontariato e collabora sia il FAI che con l’associazione Ennemase, oltre ad offrire visite guidate attraverso le bellezze di Egna.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
Il mio essere autentica.

Il mio principale difetto.
Sono molto caotica e disordinata.

La volta che sono stata più felice.
Quando, dopo averlo desiderato a lungo, sono rimasta incinta.

La volta che sono stata più infelice.
Quando è venuto a mancare il mio papà nel 2005.

Da bambina sognavo di diventare…
Una stilista oppure una veterinaria. 

L’errore che non rifarei.
Dare fiducia e amicizia a persone che non lo meritavano affatto.

La persona che ammiro di più.
Ammiravo moltissimo il mio papà, Giovanni, che è stato un punto di riferimento per Egna. Mi ha insegnato che bisogna scegliersi un mestiere che piaccia.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Tutti i libri di Stefano Benni e di Daniel Pennac, così almeno potrei ridere un po’.

La mia occupazione preferita.
Cucinare, giocare con mia figlia, rilassarmi guardando programmi tv frivoli, andare per centri storici e trattorie.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Mi piacerebbe vivere un periodo della mia vita in Giappone (ma ho il terrore dei terremoti).

Il colore che preferisco.
Il rosso papavero.

Il fiore che amo.
La peonia.

Il mio piatto preferito.
Sono una gran mangiona e ho tanti piatti preferiti!

Il mio pittore preferito.
Ne ho molti, tra cui Ernst Ludwig Kirchner, Agust Macke e Emil Nolde. Tra i contemporanei Marina Abramovic e Francesco Vezzoli.

Non sopporto…
Le persone prepotenti, supponenti e presuntuose, che pensano di sapere tutto.

Dico bugie solo…
Se sono costretta, a fin di bene, ma detesto doverlo fare.

La mia paura.
Visti gli avvenimenti delle ultime settimane: la guerra.

La disgrazia più grande.
La malattia grave.

Il mio più grande rimpianto.
Aver perso la possibilità di lavorare a “Manifesta 8” perché la mia mail di candidatura non è arrivata.

Per un giorno vorrei essere…
Una persona molto potente, solo per vedere l’effetto che fa.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Il giorno della mia Laurea.

Artista nei territori sconfinati del colore

Qui Intervista a Rolando Tessadri, un artista che vive a Salorno da sempre. Ha due figli di 17 e 21 anni che gli danno tante soddisfazioni e qualche grattacapo. È insegnante e ama ascoltare le sue studentesse e i suoi studenti. Dipinge da quando era bambino e nel corso degli anni ha esposto in molti spazi pubblici e gallerie private, sia in regione che nel territorio nazionale. Si è occupato anche di tecniche della vetrata. Di recente la Provincia di Bolzano ha acquisito una sua opera, che sarà messa a disposizione della collettività attraverso Artoteca.

La cosa che mi piace di più di me.
La mia pazienza.

La volta che sono stato più felice.
Quando sono nati i miei figli.

Da bambino sognavo di diventare… 
Un artista, naturalmente.

La persona che invidio di più.
Penso che gli artisti in genere nutrano invidia verso tutti i propri colleghi, ma siano anche molto abili nel dissimulare questo loro stato d’animo.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Porterei un film: Il posto delle fragole.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Non me lo ricordo.

La mia occupazione preferita.
Dipingere.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Un Paese caldo, dove non viene mai inverno.

Il colore che preferisco.
Se devo scegliere, scelgo il rosa.

Il fiore che amo.
La rosa, ovviamente.

Il mio piatto preferito.
Mi piace la cucina orientale.

ll mio musicista preferito.
Il mio quasi compaesano Anton Webern.

Il mio pittore preferito.
Malevic.

Del mio aspetto non mi piace.
Che sto invecchiando.

Non sopporto…
I conflitti.

Dico bugie solo…
A me stesso, ogni tanto.

La mia paura maggiore.
“Che il cielo mi cada sulla testa”.

Il giocattolo che ho amato di più.
La spada di Zorro il giustiziere.

La disgrazia più grande.
Crescere troppo in fretta.

L’oggetto a cui sono più legato.
I miei occhiali da lettura.

Il mio primo ricordo.
Il tavolo dei pastelli, alla scuola materna.

Dove mi vedo fra dieci anni.
Mi auguro di poter essere ancora nel mio studio a dipingere.

Per un giorno vorrei essere…
Zorro!

Se fossi un animale, sarei…
Sicuramente un gatto d’appartamento.

Autrice: Caterina Longo

Un leone… umile

QuiIntervista a Piergiorgio Veralli, di origini metà lucane e metà pugliesi, che lavora come giornalista alla Rai di Bolzano. Giocatore di Subbuteo, adora i Beatles, suona la chitarra e scrive canzoni. Insieme alla moglie Francesca Russo ha dato vita ai Morisco, coi quali ha pubblicato l’album “L’ultimo colpo”.

La cosa che mi piace di più di me stesso.
Non scalo montagne, non scio, non indosso tutine aderenti per andare a correre o in bici o in palestra, e soprattutto non mi fotografo mentre lo faccio. Ah, e non guardo le serie tv. 

Il mio principale difetto.
Credermi spiritoso.

L’errore che non rifarei.
Finire un piatto di maltagliati con le cozze e i fagioli dopo aver già ingurgitato una frittura mista. Ha le sue controindicazioni.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Quando ho visto mia moglie caricare la lavastoviglie.

L’ultima volta che ho pianto.
Quando mia moglie ha difeso le sue teorie su come si carica una lavastoviglie.

La mia occupazione preferita.
Perdere tempo, meglio se prezioso.

Il fiore che amo.
Per chi mi hai preso?

Il piatto preferito.
Spaghetti con le alici. 

Il mio musicista preferito.
Sono due: Lennon-McCartney. Insieme.  

Il mio pittore preferito.
Michelangelo Merisi.

Del mio aspetto non mi piace…
L’eccessiva muscolatura. Mi ingolfa un po’ nei movimenti.

Non sopporto…
Chi non riesce a stare zitto quando ho bisogno di silenzio.

La qualità che preferisco in un uomo.
Saper ridere dei propri difetti.

La qualità che preferisco in una donna.
Questo è un periodico che entra nelle case delle famiglie, vero? Dunque: la voce, lo sguardo vivace, la sensibilità. 

Dico bugie solo…
Perché la verità fa male. 

La mia paura maggiore.
Suonare in pubblico, ahimè.

Il giocattolo che ho amato di più.
Una riproduzione di una Remington calibro 44. Quando io ero piccolo si giocava ancora ai cow-boys. Da grande ne ho regalato un esemplare simile a un bambino per la sua festa di compleanno e la madre mi ha guardato come se fossi un corruttore di minorenni. Il bambino, invece: “Wow!”  

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…
Mai successo, in realtà sono umile. Il più umile di tutti. Per distacco. 

Il mio più grande rimpianto.
Mi mancavano solo 5 anni per diventare geometra. (Questa credo l’abbia detta “Spillo” Altobelli. Ovviamente, essendo lui interista, non si era reso conto della genialità dell’affermazione).

Nel mio frigorifero non manca mai…
Un pezzo di formaggio ricoperto di muffa verde.

Se fossi un animale sarei…
Lo sono.

Energie creative tra immagini e design

QuiIntervista a Claudia Polizzi, che è una designer, ricercatrice e illustratrice nata a Napoli e cresciuta a Roma. Vive a Bolzano dal 2011 con Stefano e i loro due bimbi di 2 e 4 anni. Il suo studio si occupa di comunicazione visiva, immagine coordinata e grafica editoriale, ha collaborato con diversi musei e istituzioni culturali dentro e fuori la nostra provincia, tra cui la Scuola Holden di Torino. Da circa un anno collabora con il Mart di Rovereto e ha un assegno di ricerca alla Facoltà di Design e Arti Unibz.

La cosa che più mi piace più di me.
Le lentiggini.

Il mio principale difetto.
La lentezza, anche se può avere aspetti positivi.

La volta che sono stata più felice.
Lo sono ogni volta che inizio qualcosa di nuovo.

La volta che sono stata più infelice.
Quando è morto mio nonno.

Da bambina sognavo di diventare…
Ho sempre pensato che avrei lavorato, in qualche modo, con le immagini.

L’errore che non rifarei.
Diventare stanziale a 25 anni.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Lessico familiare di Natalia Ginzburg.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Vivere a New York, almeno per un po’.

La mia occupazione preferita.
Riordinare, mi rilassa.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Mi piacerebbe tornare a vivere a Roma prima o poi.

Il piatto preferito.
La pizza, quella buona.

Il mio musicista preferito.
Keith Jarrett.

Il mio pittore preferito.
Sol Lewitt.

Il giocattolo che ho amato di più.
Un bambolotto, senza un braccio, a cui davo sempre un nome diverso.

La disgrazia più grande.
Perdere la memoria.

L’oggetto a cui sono più legata.
Un cilindretto di legno che uso per fare degli esercizi la sera.

La massima stravaganza della mia vita.
Andare in fuoribordo da Miami alle Bahamas e fare il bagno con le razze.

Il mio primo ricordo.
Un cane di nome Laika che veniva a “bussare” alla nostra porta.

Il mio più grande rimpianto.
Non essere nata bilingue.

Dove mi vedo fra dieci anni.
Ancora qui.

Nel mio frigorifero non manca mai…
Un amaro o un liquore da bere la sera, quando i miei figli si sono addormentati.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Quando ho partorito dopo tre giorni di travaglio.

Autrice: Caterina Longo

Giornalista bilingue per vocazione

QuiIntervista ad Anna Zangerle. Nata a Bolzano in una famiglia bilingue, Anna è laureata in giurisprudenza ma la sua passione è sempre stata la comunicazione e così nel 2019 è riuscita a coronare il suo sogno di diventare una giornalista professionista. Ha mosso i miei primi passi come giornalista con l’emittente televisiva RTTR, poi si è spostata presso SDF e VIDEO 33. Dal 2019 collabora invece con Rai Südtirol. Dal 2018 inoltre ha condotto come moderatrice diversi eventi, sia in italiano che in tedesco.

La cosa che più mi piace più di me.
La capacità di trasformare le mie fragilità in forza.

Il mio principale difetto.
L’impulsività.

La volta che sono stata più felice.
Il primo giorno di lavoro in Rai.

La volta che sono stata più infelice.
Dopo la perdita di una cara amica, una persona davvero incredibile che mi ha cambiato la vita.

Da bambina volevo diventare…
Una giornalista, ovviamente! Mio fratello ha ancora dei video di me che fingo di leggere il telegiornale. Video ahimè terribili!

La persona che ammiro di più.
Mia mamma! Una donna fortissima che è stata per me e mio fratello una mamma e un papà allo stesso tempo, ma anche un’ amica, una mentore e molto altro.

Un libro da portare sull’isola deserta.
L’amica geniale (e successivi) di Elena Ferrante, da leggere e rileggere all’infinito!

Il colore che preferisco.
Il verde.

Il fiore che amo.
La rosa rossa.  

Il mio piatto preferito.
La pasta al pomodoro… banale? Per me però una buona pasta al pomodoro non si batte!

Il mio musicista preferito.
Non ne ho uno in particolare, ma amo tantissimo la musica. Non potrei vivere senza!

Il mio pittore preferito.
Mi piace moltissimo Magritte. Quando posso mi concedo una scappata a Venezia per rivedere il mio quadro preferito “L’Empire des lumières”.

La qualità che preferisco in un uomo.
L’educazione.

La qualità che preferisco in una donna.
L’ironia.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Ho passato l’esame da giornalista a Roma. Il mio non è stato un percorso convenzionale.Ho studiato giurisprudenza. È stato un traguardo molto importante per me.

Dove mi vedo tra dieci anni.
Al tavolo di una redazione, sicuramente!

Autrice: Elisa Lanzinger

Canzoni e storie vissute sulla propria pelle

QuiIntervista a Edo Avi, cantautore di Laives, che ha quattro album all’attivo e ha lavorato con personaggi come Max Marcolini, arrangiatore e produttore di Zucchero. Tre suoi singoli si sono piazzati nella classifica radiofonica della Indie Music Like. Quando non scrive musica Avi ama dipingere quadri dalle tinte forti che ritraggono figure malinconiche.

La cosa che più mi piace più di me.
Riesco sempre a rialzarmi.

Il mio principale difetto.
Mi fido troppo di tutti. In alcuni casi ci vorrebbe un po’ di cautela.

La cosa che più mi piace più di me.
Riesco sempre a rialzarmi.

Il mio principale difetto.
Mi fido troppo di tutti. In alcuni casi ci vorrebbe un po’ di cautela.

La volta che sono stato più felice.
Tutte le volte che sono stato innamorato.

Da bambino sognavo di diventare…
Un campione di Motocross.

L’errore che non rifarei.
Credere che i meriti vengano sempre riconosciuti.

La persona che ammiro di più
Quella che sa andare per la propria strada, senza preoccuparsi di dove vanno gli altri.

Un libro da portare sull’isola deserta.
‘Il mondo secondo Garp’ di John Irving, uno dei miei autori preferiti.

La mia occupazione preferita
Scrivere canzoni.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Un paese in cui tutte le persone che incroci ti sorridono e ti salutano.

Il colore che preferisco.
Il rosso.

Il mio piatto preferito.
Baccalà alla trentina, cucinato da mia madre.

Il mio musicista preferito.
Neil Young. Ha reso speciale la mia adolescenza e segnato la mia strada.

Il mio pittore preferito.
Modigliani. Potrei stare delle ore davanti ad un suo dipinto.

Non sopporto…
I prepotenti, gli arroganti, i violenti, gli ipocriti, i maleducati, i millantatori… quanto spazio ho? 🙂

Dico bugie solo…
A fin di bene.

La disgrazia più grande.
Non riuscire più a sognare.

Il mio primo ricordo.
Uno sconosciuto che mi ha insegnato ad andare in bicicletta.

Per un giorno vorrei essere.
Un uccello.

Nel mio frigorifero non manca mai…
Lo spazio. è sempre vuoto.

Se fossi un animale sarei…
L’Araba Fenice.

In famiglia mi chiamano.
Edoardo.

Il mio motto.
Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

Autrice: Caterina Longo