L’intreccio tra la storia della città e il secolo del “Carducci”


Venerdì 18 ottobre il liceo “Giosuè Carducci” di Bolzano festeggia il suo centenario con un’intensa giornata di incontri, testimonianze, eventi teatrali e musicali. Viene anche inaugurata una mostra storica che ripercorre le vicende di questo liceo, strettamente intrecciate a quelle della nostra comunità cittadina. Ne parliamo con il curatore, lo storico Carlo Romeo, che ha conosciuto il “Carducci” prima come studente e poi, da oltre un trentennio, come docente.

Cent’anni sono un traguardo importante per una scuola italiana nella nostra provincia… 

Insieme all’istituto tecnico “Battisti”, il “Carducci” è la più antica scuola secondaria in lingua italiana nata a Bolzano. Sono nati insieme, nel 1919, condividendo la stessa unica aula e, per le materie comuni, gli stessi insegnanti. Infatti, anche se l’istituzione del “Regio Liceo” è del 1924, il ginnasio, le cui prime tre classi corrispondevano alle attuali scuole medie, nasce subito dopo l’annessione dell’Alto Adige al Regno d’Italia. 

Qual era il contesto in cui è nato il “Carducci” nel 1924? 

Negli anni Venti è un piccolo liceo potremmo dire “di confine”. In quel periodo il regime fascista inaugura una politica di italianizzazione e vengono chiuse le scuole tedesche. Per questo tra i suoi diplomati troviamo fino al 1943 molti alunni di lingua tedesca. I numeri crescono nella seconda metà degli anni Trenta di pari passo con il rapido incremento della popolazione di Bolzano. Dal punto di vista sociale, le famiglie degli alunni sono più varie di quello che generalmente si pensa; non solo la borghesia medio-alta, ma anche le categorie dei piccoli impiegati, commercianti, tecnici etc. Del resto, all’epoca, il diploma di maturità classica era l’unico che consentiva l’accesso a tutte le facoltà universitarie. 

Quali le principali novità nel secondo dopoguerra?

La storia di una scuola riflette tutte le metamorfosi della società e ciò vale anche per il “Carducci”. Per fare un esempio, dagli anni ‘60 cresce il numero delle alunne che supererà presto quello dei maschi e le classi sono finalmente “miste”. Gli studenti ottengono o si prendono nuovi spazi (assemblee, giornalini scolastici) e nel 1969 e 1977 ci sono due occupazioni. Ovviamente anche sul piano dell’offerta didattica si susseguono nei decenni radicali novità. Ad esempio, un momento importante è il 1994 con la nascita dell’indirizzo linguistico, che ha subito molto riscontro. Oggi il liceo è “classico e linguistico”.

La storia di una scuola è anche storia delle sue sedi, che rimangono nella memoria di chi le ha frequentate.

La sede “storica” è stata in Piazza Domenicani dal 1924 al 1972, anno in cui il liceo si trasferì nel nuovo edificio di Via Manci. Nel 2010 esso fu abbattuto per essere ricostruito ex novo, non prima però che centinaia di ex carducciani si ritrovassero per ripercorrere insieme i corridoi, le aule, i luoghi impressi nella memoria.

Ci sono figure di presidi o docenti di particolare riferimento per la storia del liceo?

Così tanti che è impossibile qui selezionarne alcuni. Per fare qualche nome tra i presidi, Carlo Busato ha retto il liceo in tempi difficili (guerra e dopoguerra), Claudio Nolet ha il record della presidenza più lunga (quasi un ventennio), Vito Mastrolia ha guidato la nascita dell’indirizzo linguistico. Tra i docenti, uno per tutti: Francesco Moggio, il cui originale stile di insegnare i classici greci e latini (dal 1938 al 1974) ha appassionato generazioni di studenti. A lui è intitolata la biblioteca del liceo.

Autore: Luca Sticcotti

Scherma: la magia della spada e della strategia

La scherma, uno degli sport più eleganti e antichi, ha trovato una sua dimensione anche a Bolzano, a partire dal1984, dove la passione per questa disciplina si è radicata nel corso degli anni. Con le sue radici storiche che affondano nel medioevo, la scherma è diventata non solo uno sport, ma anche un’arte marziale che promuove disciplina, rispetto e abilità tecnica.

Uno dei principali club di scherma a Bolzano è il Club Scherma Bolzano, che offre corsi per tutte le età, dai bambini agli adulti. Le lezioni sono tenute da istruttori qualificati, che trasmettono non solo le tecniche di base, ma anche i valori fondamentali della scherma: rispetto, onore e determinazione. 

I membri del club hanno l’opportunità di partecipare a competizioni regionali e nazionali, sviluppando così le loro capacità e vivendo l’emozione delle sfide. Fondato da un gruppo di ex atleti in cerca di un nuovo inizio dopo la chiusura del Circolo Scherma Bolzano, il Club celebra quest’anno il suo quarantesimo anniversario. In questo lungo periodo, l’associazione ha mantenuto una costante attività, raggiungendo traguardi notevoli sia nel settore agonistico che nell’organizzazione di eventi di rilevanza nazionale e internazionale. 

“In questi quarant’anni, il club ha vissuto numerosi eventi memorabili, con storie che meritano di essere raccontate. Un aspetto particolare della scherma però è il legame che si crea tra Maestri e allievi. Il combattimento richiede un’affinità speciale, che si sviluppa attraverso un intenso lavoro di squadra” afferma Salvatore Lauria, fondatore del Club e maestro a quinto livello del Bolzano. Grazie all’ impegno organizzativo del sodalizio, Bolzano ha ospitato in questi anni Campionati Europei Assoluti, gare di coppa del mondo e con cadenza annuale gare nazionali che hanno attirato nella città moltissimi atleti e accompagnatori. I risultati agonistici hanno sempre premiato Il Club che negli anni ha visto primeggiare i suoi atleti sia a livello regionale che nazionale.

Tra i talenti attuali, Lisa Pichler è stata convocata per gli allenamenti della Nazionale Under 20, partecipando regolarmente a gare internazionali. Tra gli Under 14, Vittoria Gabellini è la campionessa interregionale, mentre Nicolò Izzo e Caterina Lauria hanno ottenuto piazzamenti lusinghieri ai Campionati Italiani. Inoltre, Gabriel Panozzo ha trionfato nella prova Gold interregionale per Cadetti. Attualmente, il club allena circa 60 atleti, tra ragazzi, ragazze e adulti, impegnati in attività sia agonistiche che ludiche.  Praticare la scherma offre diversi vantaggi, come il miglioramento della coordinazione, della forza e della resistenza. Questo sport richiede concentrazione e strategia, stimolando la mente e favorendo la disciplina. Inoltre, promuove la socializzazione e crea un forte senso di comunità tra i membri del club. La scherma insegna ai giovani a risolvere rapidamente problemi tattici e tecnici, sviluppando le loro capacità cognitive. Gli atleti imparano a gestire i propri impulsi e a leggere i movimenti dell’avversario, arricchendo così sia il corpo che la mente.

Per chi desidera avvicinarsi a questo affascinante sport, è possibile trovare ulteriori informazioni sulle pagine social del Club o contattare Salvatore al numero 335 205 556. Gli allenamenti si svolgono nella palestra di via Resia presso il Palasport di Bolzano dal lunedì al venerdì. 

Autore: Niccolò Dametto

Sport e Inclusione: un’iniziativa unica al KIMM di Cardano

Il 23 settembre, il centro diurno KIMM di Cardano ha ospitato un evento straordinario, unendo atleti di alto livello e persone con disabilità in un’esperienza di inclusione e creatività. Questo progetto, parte del programma “Great Season” della Südtiroler Sporthilfe, ha visto la partecipazione di noti sportivi dell’Alto Adige, tra cui la biatleta Federica Sanfilippo e la saltatrice con l’asta Nathalie Kofler, insieme a utenti del centro, impegnati in attività artistiche e sportive.

La mattinata è stata ricca di emozioni: da un lato, gli utenti hanno avuto l’opportunità di esprimersi attraverso la pittura, creando due opere dedicate agli anelli olimpici, simbolo di unità e diversità. Dall’altro, hanno potuto divertirsi in palestra, praticando attività come bowling e slittino indoor, sempre sotto la supervisione di esperti.

“È stato emozionante vedere quanto si divertano e come riescano a esprimere la loro creatività,” ha commentato Nathalie Kofler, evidenziando l’importanza di queste interazioni. Le opere realizzate saranno successivamente messe all’asta, con il ricavato destinato a un’associazione benefica che supporta le persone con disabilità.

Questo incontro rappresenta molto più di una semplice giornata di attività: è un passo significativo verso l’inclusione. Gli utenti del centro, affetti da sindrome di Down, disturbi dello spettro autistico e patologie psichiche, hanno dimostrato che, grazie al supporto e alla sensibilità degli sportivi, possono vivere momenti di gioia e realizzazione. L’ansia iniziale che alcuni di loro hanno provato è stata superata dall’accoglienza e dalla disponibilità degli atleti, creando un ambiente di fiducia e rispetto reciproco.

Il programma “Great Season” mira non solo a formare sportivi di alto livello, ma anche a farli diventare ambasciatori di responsabilità sociale. Attraverso queste iniziative, gli atleti possono applicare le competenze di resilienza e leadership acquisite nello sport anche nel contesto sociale, contribuendo a sensibilizzare la comunità sulle tematiche legate alla disabilità.

L’evento al centro diurno KIMM ha dimostrato quanto siano significative le piccole cose nella vita. Gli atleti hanno raccontato di come l’interazione con le persone del centro abbia arricchito la loro esperienza, offrendogli nuove prospettive. “Ciò che può sembrare semplice per noi è in realtà molto importante per loro,” ha affermato Kofler, sottolineando l’importanza di momenti come questi nel promuovere una società più inclusiva.

In conclusione, l’incontro tra sport e arte al KIMM non è solo un esempio di come sia possibile unire mondi apparentemente distanti, ma rappresenta anche un modello di inclusione e solidarietà, essenziale per costruire un futuro in cui tutti possano sentirsi parte integrante della comunità.

Autore: Niccolò Dametto

La grande danza e il teatro nella proposta di spettacolo in regione


INSERZIONE PUBBLICITARIA – La proposta del Circuito Danza del Trentino-Alto Adige curato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento approda anche quest’anno in Alto Adige con un denso calendario di appuntamenti che partirà da Bolzano, tra il Teatro Cristallo e il Teatro Comunale, arrivando a toccare anche i comuni di Bressanone, Merano e Vipiteno.

Particolarmente ricca la proposta al Teatro Comunale di Bolzano, che vedrà in scena la Compagnia Zappalà Danza Après-midi d’un faune| Bolero| Le Sacre du printemps (12 novembre), la trilogia dell’estasi firmata da Roberto Zappalà, mentre il 22 novembre toccherà al Balletto di Milano con il Gran Gala del Balletto, un viaggio nel mondo della danza che spazia dai grandi classici al repertorio neoclassico della compagnia. A seguire, il 24 novembre (Teatro Studio-Teatro Comunale), spazio alla Compagnia Abbondanza/Bertoni, una tra le realtà più prolifiche del panorama italiano, con lo spettacolo Viro, mentre dal 28 novembre all’1 dicembre arriverà a Bolzano la Compagnia Opus Ballet con Sogno di una notte di mezza estate, una produzione che celebra William Shakespeare, racchiudendo musica classica, drammaturgia e danza contemporanea. Il 4 gennaio salirà sul palco del Comunale il Russian Classical Ballet con un classico del balletto come il Lago dei cigni (con le coreografie di Marius Petipa), che lascerà successivamente spazio a Silvia Gribaudi e alla MM Contemporary Dance Company e al loro Grand Jetè (18 gennaio), un progetto coreografico che esplora la fine come fonte di nuovi inizi. Il 25 febbraio andrà in scena C’era una volta Cenerentola, una delle produzioni di maggior successo firmate dal Balletto di Roma (con la coreografia di Fabrizio Monteverde), mentre il mese di marzo vedrà infine protagonista il Balletto dell’Opera Nazionale di Bucarest con il celebre balletto Romeo e Giulietta nella versione firmata da Renato Zanella (4 marzo). Ultimo appuntamento al Teatro Comunale, dal 27 al 30 marzo, con Assembly Hall, il nuovo lavoro di teatro-danza della compagnia canadese Kidd Pivot che esplora il bisogno umano di comunità e appartenenza, tra movimento e linguaggio, umorismo e creatività. E al Teatro Comunale di Gries, il 14 febbraio, ci sarà spazio anche per il lavoro del Balletto Civile dal titolo Davidson, liberamente tratto dalla sceneggiatura Il Padre Selvaggio di Pier Paolo Pasolini.

Dopo il successo della scorsa stagione, il Teatro Cristallo di Bolzano sarà grande protagonista anche quest’anno con titoli e coreografi di assoluto prestigio: ci sarà la Compagnia Naturalis Labor con una serata dedicata al celebre ballo argentino dal titolo Tango Gala (4 dicembre), il Balletto di Siena con un classico natalizio senza tempo come Lo Schiaccianoci (23 dicembre), RBR Gli illusionisti della Danza con lo spettacolo volto a sensibilizzare il rispetto per l’ambiente e incentrato sull’acqua H₂OMIX (19 febbraio), oltre a Solo Goldberg Variations, manifesto dell’arte coreografica di Virgilio Sieni (14 marzo), e a Amour, acide et noix il 19 marzo, spettacolo firmato dal coreografo canadese Daniel Léveillé che parla di solitudine ma anche e soprattutto dell’infinita tenerezza del tocco, della durezza della vita e del desiderio d evitare o fuggire da questi corpi, spesso così pesanti.

Ma la programmazione del Centro in Alto Adige non si limita a Bolzano e andrà a toccare i comuni di Bressanone, Vipiteno e Merano, con tre compagnie di caratura internazionale: la Evolution Dance Theater con Blu Infinito, la MM Contemporary Dance Company con Ballade, e il Balletto di Siena con The great pas de deux. 

La Stagione Regionale Contemporanea

Un’unica Stagione tra Bolzano e Trento

Parallela alla tradizionale stagione, si snoda da novembre a marzo la terza edizione della Stagione Regionale Contemporanea realizzata in collaborazione tra il Centro S. Chiara e il Teatro Stabile di Bolzano, con un ricco cartellone di spettacoli tra Trento e Bolzano. 

Tra i protagonisti in Stagione quest’anno è possibile trovare la compagnia ravennate ErosAntEros, Babilonia Teatri (vincitrice del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2016), la Compagnia Abbondanza/Bertoni, i coreografi canadesi Clara Furey e Daniel Léveillé, i promettenti artisti italiani Leonardo Manzan e Rocco Placidi, la Compagnia Kepler- 452, i coreografi Aurora Bauzà e Pere Jou, e l’Ensemble Azione_Improvvisa, protagonista del debutto di “Nova Selva Sonora”, progetto che si avvale delle musiche di Mauro Lanza, Andrea Valle e Daniela Fantechi.

(inserzione pubblicitaria)

(Beep!) Ci stanno prendendo per il (beep)!

C’era da aspettarselo, qualunque fosse il suo contenuto, una fiction ambientata in Alto Adige, soprattutto nel capoluogo, non poteva che destare critiche: critiche per i contenuti, per le gli svarioni della sceneggiatura, per l’immagine che ne esce di Bolzano. L’importante è che tutti possano dire la loro a proposito, a costo di uscirsene con svarioni ancor più grossolani di quelli inseriti nei dialoghi dello sceneggiato “Brennero”, trasmesso in queste settimane da Raiuno.

Inutile dire che i protagonisti di questi commenti provengono quasi tutti dal mondo politico, sembra che nessun cronista si sia preso la briga di andare ad ascoltare – badate bene, ascoltare, non sentire – cosa ne pensa la gente comune, chi si guarda una fiction per il puro piacere di guardarla, di apprezzarne le qualità o disprezzarne i difetti, ma dal punto di vista dell’esserne fuitore/fruitrice e non per cercarne ad ogni costo i punti deboli o le castronerie.

Beninteso, le castronerie non mancano, e sono anche gravi: a partire da quell’inspiegabile (e ripetuta) convinzione che in Alto Adige sia vietato l’uso della lingua tedesca, come se fossimo ancora nel triste ventennio fascista, fino all’incomprensibile capo dei pompieri di origine cosentina che di cognome fa Pedrotti!

Certo, si sa, gli sceneggiatori di fiction vengono pagati un tanto al chilo, ma un po’ di umiltà non guasterebbe, perché non fare rileggere i testi a qualcuno del luogo, giusto per evitare scivoloni del genere.

Del resto, come possiamo pensare di voler insegnare agli altri abitanti della penisola come funziona la nostra regione se siamo noi altoatesini a non sapere ancora bene chi siamo, ad avere la memoria corta sulla storia, recente o meno. La memoria è un cliente scomodo, ma non per questo va trascurato: i bolzanini di lingua tedesca tendevano a dar colpa ai fascisti (e agli italiani in generale) per il fatto di essere stati soggetti all’occupazione nazista tra il 1943 ed il 1945, dimenticando che se fossero rimasti austriaci nel 1918, sarebbero stati nazisti già nel 1938. Per non dire di un recente vicesindaco del capoluogo che dichiarò di preferir festeggiare l’8 settembre (più o meno la data in cui arrivarono i nazisti) piuttosto che il 25 aprile! Per altro non si può non notare come alcuni personaggi di lingua tedesca della fiction abbiano un aspetto da nazisti, tipo la poliziotta Lena Pilcher e il procuratore capo in pensione Gerhard Kofler (ahimè, omonimo del grande poeta bolzanino).

Tornando alla nostra fiction, è apprezzabile come si lasci guardare senza far venire sonno (un bel risultato vista la presenza di un attore sonnolento e dalle scarse doti come Matteo Martari). A chi si lamenta del fatto che l’immagine che ne esce sia di una Bolzano oscura e cupa diremo che così sono un po’ tutte le città del nord che diventano teatro di fiction televisiva (la Milano de “Il clandestino”, la Trieste de “La porta rossa” e Aosta nelle indagini di Rocco Schiavone, ma lì ci sono un attore superlativo e un autore notevole ad elevarne la qualità). Certo le fiction ambientate al Sud quanto a solarità hanno altre chance, anche quando sono tratte da romanzi meno di cassetta rispetto a quelli di Camilleri. A chi ravvisa similitudini tra il killer che uccide solo persone di lingua tedesca e il Florian Gamper faremo solo notare che la perizia psichiatrica sul mostro di Merano diceva che le sue vittime erano persone a cui lui invidiava la felicità, senza implicazioni etniche.

Se comunque qualcuno deve essere additato per le cose che non vanno nella fiction, questo qualcuno è la Film Commission altoatesina che concede allegramente i soldi pubblici senza verificare effettivamente cosa sta sovvenzionando. Non basta difendersi dicendo che il copione lo aveva letto anche la commissione della ripartizione culturale italiana della provincia, troppo comodo. Biasimo comunque anche alla commissione cultura se così fosse.

D’altra parte, proprio quella Film Commission, nel 2013 aveva finanziato “La migliore offerta”, pluripremiata pellicola diretta da Tornatore: ma tutto il film era girato in un magazzino della Bassa Atesina, l’unica ripresa esterna, l’ultima, era stata fatta in Veneto. Il ritorno d’immagine dov’era allora?

La risposta è una sola, ci hanno preso, e continueranno a prenderci per il beep(*).

(*) l’autore lascia ai singoli lettori l’onere di sostituire il beep con  la parola che più ritengono calzante.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

Storia illustrata di Malala Yousafzai

Anna Forlati, illustratrice e docente di illustrazione, parla del libro per bambini scritto da Fulvia Degl’Innocenti e illustrato da lei in cui viene raccontata la storia di Malala Yousafzai. Il libro sarà presentato a Bolzano il 12 ottobre alle 11 presso la Nuova Libreria Cappelli.

Com’è nata la collaborazione con Degl’innocenti per il libro Io sono Adila? 

Questo è uno dei primissimi libri che ho realizzato. Fulvia ha proposto all’editrice Settenove, attenta alle questioni di genere, il libro in questione e la casa editrice ha contattato me per illustrarlo.

Perché avete individuato Malala Yousafzai come figura da raccontare?

In quel momento la figura di Malala era molto presente perchè aveva da poco vinto il Nobel; fortunatamente, nonostante gli anni, è rimasta un punto di riferimento per la questione di genere nel Medio Oriente. Inoltre per veicolare certe idee e problematiche non semplici ai bambini, alle scuole e ai genitori, a volte è più facile farlo attraverso figure già conosciute e Malala era perfetta.

Perché è stato scelto di raccontare Malala attraverso la vita di Adila? 

Non essendo l’autrice dò una mia interpretazione: credo che il fatto di vedere l’effetto sulla vita di qualcuno invece che raccontare la sua storia direttamente sia più interessante. Raccontare la vita di una bambina comune, normale e di come questa vita e coscienza siano state influenzate dalla figura di Malala crea un gioco di specchi utile a far immedesimare di più piuttosto che raccontare un personaggio facendolo rimanere lontano dalla nostra quotidianità.

La storia raccontata ha influenzato lo stile che hai scelto per illustrare il libro?

Io sono un’illustratrice che cambia spesso stile a secondo della storia. Nonostante una linea comune che si può notare nelle mie illustrazioni cambio stile e tecnica spesso. “Io sono Adila” ha una sua particolarità rispetto ad altri libri. Per questo ho cercato uno stile con forme semplici e una geometria più semplice, utilizzando anche sproporzioni e linee più pulite. Mi sembrava adatto a un pubblico di bambini più piccoli.

Perché un libro illustrato per bambini? 

Il libro è stato pensato per un pubblico di bambini di età prescolare e scolare. I bambini di questa età sono estremamente ricettivi e riescono a recepire anche problematiche che possono sembrare complesse. Trovo molto valida l’idea che si parli di questi temi a bambini piccoli, perché sono in grado capire quali sono temi forti e capirne il problema; a me sembra che sia quasi più l’adulto ad avere problemi a veicolare determinate tematiche piuttosto che il bambino a comprenderle. Sono assolutamente a favore di questo tipo di operazioni e penso che sia importante per i bambini sapere che ci sono questi problemi di genere.

Quali saranno i prossimi eventi in cui sarai o sarete presenti a presentare il libro?

Il libro è stato pubblicato nel 2015 e l’editoria ha una sindrome del consumo immediato per cui non vengono programmati eventi a distanza di troppi anni, ma so che, fortunatamente, ogni tanto questo libro rispunta e torna fuori anche nelle vetrine delle libri e in qualche evento. Il 12 ottobre avrò modo di parlarne.

Autrice: Anna Michelazzi

Una casa di quartiere per ridare vita alla comunità

Kae Sordi, coordinatrice del progetto di sviluppo di comunità di Maso della Pieve di OfficineVispa, riflette sulle problematiche attuali del rione in cui lavora e racconta le iniziative prese dalla cooperativa sociale per affrontarle.

Qual è la tua professione? 

Lavoro in OfficineVispa da dieci anni, coordino la casa di quartiere che offre un servizio di sviluppo di comunità. Seguo inoltre il progetto Liscià: donne che raccontano donne supportato dall’Ufficio Pari Opportunità della Provincia Autonoma di Bolzano e dall’Ufficio famiglie, donne e gioventù del Comune di Bolzano in cui vengono affrontate tematiche di genere. Oltre a questo mi occupo di orto terapia da libera professionista.

Quali sono le principali problematiche del rione Maso della Pieve? 

Le principali problematicità sono la mancanza di spazi pubblici per la socialità, come lo possono essere una piazza o un parco giochi, e dei punti di riferimento per giovani e famiglie come un consultorio. Oltrisarco è l’unico quartiere senza un consultorio familiare e ciò crea problemi a un nucleo familiare o a una persona giovane che vuole fare una visita gratuita o chiedere un aiuto. A questo si aggiunge la mancanza di un centro giovani nel rione. Su Oltrisarco abbiamo L’Orizzonte, su Aslago abbiamo il Bunker e la zona di Maso invece rimane scoperta. 

Queste problematiche come vengono affrontate ad oggi?

Diversi partiti hanno mostrato interesse e hanno iniziato a riflettere su questi problemi e sulle loro eventuali soluzioni. Penso che anche questa intervista possa essere uno spunto di riflessione per la nuova amministrazione che si è già dimostrata interessata ad aprire un dialogo e a riflettere su questi temi.

La comunità, invece, come le affronta? 

Le persone si spostano; le giovani famiglie, di solito, scelgono i parchi gioco di San Giacomo che sono i più vicini. Nel caso dei consultori ci si sposta in altri quartieri della città. I giovani, non avendo luoghi di socializzazione nel rione, prediligono spazi commerciali come il Twenty come luogo di ritrovo.

La casa di quartiere che cos’è? E come funziona? 

È un luogo dove le persone possono avvicinarsi per partecipare alle attività che proponiamo o per proporne a loro volta. Le attività sono principalmente di socializzazione e partecipazione attiva della cittadinanza e hanno come obiettivo primario la costruzione di un welfare. La casa vuole essere uno spazio della comunità per la comunità.

Quali sono i valori alla base delle vostre attività? 

La partecipazione diretta e l’accessibilità. Vogliamo che gli spazi siano accessibili economicamente e liberi da discriminazioni, e il lavoro comunitario si svolge sui beni comuni. 

Quali sono le attività principali che proporrete quest’anno? Come ci si può iscrivere?

Abbiamo uno spazio per genitori con figli adolescenti con una psicoterapeuta e un formatore, che offre supporto alla genitorialità. Abbiamo in partenza anche corsi di cucito, meditazione, ballo di gruppo e tanti altri come, ad esempio, uno spazio per bambini e adolescenti in cui, incentrandosi sul gioco, si accompagnano i partecipanti in un percorso di aumento dell’autostima.

Le informazioni per iscriversi si possono trovare su Instagram sul profilo @vivimasodellapieve

Autrice: Anna Michelazzi

Melanie: una vita fatta di grandi passioni 

Dopo una formazione specialistica approfondita che l’ha portata a frequentare Università importanti con la Bocconi di Milano e la Berkeley di Saint Francisco, Melanie Aukenthaler ha preso nelle proprie mani l’azienda di famiglia ed è una affermata albergatrice. Appassionata di cultura e design è una mecenate generosa nel sostenere le arti visivi con la piattaforma per gli artisti Carte Blanche ma anche la letteratura e la musica. 

Oggi lei è una delle albergatrici più importanti del tessuto ricettivo meranese ma è anche mamma, ed è una curiosa e appassionata mecenate delle arti. Musica, letteratura e arte visiva attraggono la sua attenzione. Come concilia tutto questo?

E’ la passione il comune denominatore. La passione nell’essere mamma, la passione nel gestire l’attività imprenditoriale e la passione per l’arte. Grazie alla dedizione i miei progetti di vita convivono in equilibrio.

Quando nasce la decisione di portare avanti l’albergo fondato 60 anni fa dai suoi genitori?

La decisione di continuare la gestione dell’hotel è stata una naturale evoluzione del mio percorso professionale. Ho compreso e apprezzato la visione dei miei genitori sin dalla giovane età. 

Che tipo di studi aveva compiuto?

Ho studiato Economia Aziendale all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano. 

L’arrivo da tutto il mondo dei vostri clienti l’avrà costretta ad imparare le lingue, quali conosce, dove le ha studiate?

Sì, l’internazionalità dei nostri ospiti mi ha spinto ad apprendere diverse lingue. Oltre al tedesco e all’italiano, parlo anche francese e inglese. Ho acquisito queste competenze attraverso il liceo linguistico, soggiorni studio all’estero e una sessione universitaria alla Berkeley University di San Francisco.

Nel vostro albergo quali sono i suoi compiti?

Nel mio ruolo, sono responsabile della direzione strategica e della gestione dell’hotel. Questo include la supervisione delle operazioni quotidiane, la guida del nostro team, la pianificazione e l’attuazione di strategie di marketing, nonché la garanzia di un’esperienza ospite di alta qualità. 

L’albergo è un gioiello di design e architettura d’interno. Lei quindi è cresciuta nel bello, ha sempre amato questi arredi? Ha contribuito anche Lei alle scelte del nuovo allestimento della hall?

Sì, ho sempre avuto una grande passione per il design e l’estetica. La progettazione del nostro hotel è un processo continuo e ho partecipato attivamente alla selezione e all’implementazione dei nuovi concetti di design. Una ristrutturazione è una sfida entusiasmante che mi permette di esprimere la mia visione per creare un ambiente contemporaneo e allo stesso tempo elegante.

Oggi la sala rosa shocking che era sempre stata un gioiello si è notevolmente arricchita diventando lo scrigno adatto a conservare una parte dei sedili del teatro cittadino. Come vi è venuta questa splendida idea?

L’idea di trasformare la sala rosa shocking in uno scrigno per conservare parti dei sedili del teatro cittadino è nata dal nostro desiderio di collegare patrimonio culturale e architettura dell’hotel. Volevamo creare uno spazio che fosse esteticamente affascinante e funzionale, permettendo al tempo stesso di preservare e valorizzare il nostro patrimonio culturale in modo innovativo.

Come è nata la passione per l’arte e la decisione di favorirla a vari livelli e anche con la piattaforma Carte Blanche?

La mia passione per l’arte è nata durante la mia gioventù, quando ho iniziato ad esplorare e ad apprezzare diverse forme artistiche. Questa passione si è approfondita nel tempo e mi ha spinta a sostenere l’arte in molti modi. La piattaforma Carte Blanche è un’estensione di questo impegno e ci consente di promuovere artisti emergenti, offrendo loro una piattaforma per presentare le loro opere a un pubblico più ampio.

Cosa muove la vostra famiglia a spendersi così tanto per sostenere e vivere la cultura?

La nostra famiglia considera il sostegno alla cultura come un investimento nel futuro. La cultura arricchisce le nostre vite e contribuisce allo sviluppo sociale e culturale della comunità. Crediamo che sia nostra responsabilità sostenere e promuovere iniziative culturali per creare una comunità vivace e creativa.

Autrice: Rosanna Pruccoli

Boom di abbonamenti per la stagione 2024/25 del Teatro Stabile di Bolzano


Inserzione pubblicitaria – Giuliana De Sio, Paolo Fresu, Toni Servillo, Sergio Rubini, Valeria Solarino, Paolo Calabresi, Valerio Binasco, Marco Paolini, Filippo Dini, Pippo Delbono, Stefano Massini e Manuel Agnelli tra i protagonisti della nuova Stagione del Teatro Stabile Di Bolzano (Tsb).

“Intimità sociale”: la stagione 2024/2025 del TSB afferma l’importanza vitale del teatro come punto di riferimento della comunità. Il cartellone disegnato per il Teatro Comunale di Bolzano si compone di 13 appuntamenti con l’eccellenza del teatro che nascono dall’incontro tra testi e artisti/e di altissima caratura. Al pubblico bolzanino TSB offre l’occasione di assistere a spettacoli dal respiro internazionale che avranno per protagonisti Giuliana De Sio, Paolo Fresu, Toni Servillo, Sergio Rubini, Valeria Solarino, Paolo Calabresi, Valerio Binasco, Marco Paolini, Filippo Dini, Christian Meyer, Pippo Delbono, Stefano Massini, Marco Bernardi, Andrea Bernard e Manuel Agnelli. 

Ad aprire la stagione bolzanina dal 2 al 6 ottobre sarà l’anteprima di “Mein Kampf”, il nuovo spettacolo di Stefano Massini. A 100 anni dall’uscita del testo maledetto Massini guarda in faccia, senza remore, il delirio hitleriano, perché la conoscenza impedisca il ripetersi della Storia.

Dal 24 al 27 ottobre, Paolo Fresu è autore e interprete di “kind of Miles”, un omaggio a Miles Davis, artista mitico per antonomasia, che nasce dalle musiche composte dal fuoriclasse del jazz ed eseguite dal vivo assieme a musicisti di altissimo profilo: Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino (pianoforte e Fender Rhodes Eletric Piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Filippo Vignato (trombone, multi-effetti elettronici, keyboard), Federico Malaman (basso elettrico) e Christian Meyer (batteria). La regia è curata da Andrea Bernard, bolzanino dalla carriera internazionale.

Dal 14 al 17 novembre Valerio Binasco porta in scena “Cose che so essere vere” di Andrew Bovell. La commedia – interpretata dallo stesso Binasco affiancato da Giuliana De Sio e da Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano e Stefania Medri – racconta con coraggio i meccanismi familiari. 

Un altro spaccato crudele della famiglia e della società è “I parenti terribili”, l’opera teatrale più riuscita di Jean Cocteau. Dal 19 al 22 dicembre Filippo Dini dirige e interpreta questa commedia, confrontandosi con il grande drammaturgo francese assieme a Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Filippo Dini, Giulia Briata e Cosimo Grilli. 

Dal 5 all’8 dicembre Toni Servillo accompagna il pubblico nel reading “Tre modi per non morire” di Giuseppe Montesano, un viaggio teatrale attraverso tre momenti culminanti in cui alcuni poeti hanno messo in pratica l’arte di non morire e ci hanno insegnato a cercare la vita: Baudelaire, Dante e i Greci.

Dal 12 al 15 dicembre TSB ospiterà “Il Risveglio” nuovo spettacolo di e con Pippo Delbono, il talento più folle del teatro, apprezzato in tutto il mondo per i suoi spettacoli poetici e visionari, capaci di mescolare autobiografia e storia.

Sergio Rubini apre quindi il nuovo anno di teatro dal 9 al 12 gennaio come autore, regista e interprete de “Il caso Jekyll”. Assieme a Daniele Russo, Rubini dà vita a una lettura psicoanalitica del celebre romanzo “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde” con cui Robert Louis Stevenson porta alla luce il doppio che alberga in ognuno di noi. 

Dal 30 gennaio al 2 febbraio Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale con l’adattamento di “Perfetti Sconosciuti” suo clamoroso successo cinematografico. Una commedia brillante sull’amicizia, interpretata da Dino Abbrescia, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina e Valeria Solarino, nella quale quattro coppie di amici scopriranno di non conoscersi per nulla. 

Marco Paolini è poi il protagonista di “Darwin, Nevada” spettacolo scritto con Francesco Niccolini e Telmo Pievani, dedicato al Charles R. Darwin più segreto, scoperto nei taccuini della trasmutazione scritti tra il 1838 e il 1842. Lo spettacolo diretto dallo scozzese Matthew Lenton, è presentato dal 27 febbraio al 2 marzo. 

Dal 4 al 16 marzo Marco Bernardi torna alla regia con “Risveglio di primavera” testo di Franz Wedekind, emblema delle condizioni giovanili di ogni tempo. Questa nuova rilettura, è ispirata al pittore di Ostenda James Ensor con le sue maschere misteriose e grottesche, grande artista contemporaneo di Wedekind. A interpretare lo spettacolo sarà una compagnia capitanata da Patrizia Milani e composta da Giovanni Battaglia, Fabrizio Contri, Giovanna Rossi affiancati da Giacomo Albites Coen, Giovanni Cannata, Bianca Castanini, Pietro Landini, Sebastian Luque Herrera, Sara Manzoni, Max Meraner, Edoardo Rossi, Emma Francesca Savoldi e Giacomo Toccaceli. 

Dal 9 al 13 aprile giunge nella Stagione del TSB “Lazarus”, l’opera rock di David Bowie, il testamento creativo del musicista che, secondo la rivista Rolling Stone, è stata la più grande rock star di sempre. Un evento speciale, presentato per cinque recite che vede Valter Malosti firmare la regia e la versione italiana del testo e il rocker Manuel Agnelli nei panni del tormentato protagonista di quest’opera, ricca di numerosi brani storici di Bowie e altri scritti appositamente per l’occasione.

Anche quest’anno la stagione in abbonamento si impreziosisce di due appuntamenti con la danza contemporanea internazionale. Dal 28 novembre all’1 dicembre Opus Ballet presenta “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare con le coreografie di Davide Bombana, mentre dal 27 al 30 marzo Kidd Pivot, compagnia canadese, punto di riferimento del teatro-danza, firma il suggestivo spettacolo “Assembly Hall”.

Parallela alla stagione in abbonamento, si snoda la terza edizione della Stagione Regionale Contemporanea realizzata in collaborazione con CSC. Il 19 novembre Bolzano ospita “Santa Giovanna dei Macelli” di Bertolt Brecht riletto dalla compagnia ravennate ErosAntEros confrontandosi con la band cult slovena LAIBACH e con un cast internazionale, composto da attori del teatro Sloveno e del Teatro Nazionale del Lussemburgo, nonché dagli interpreti italiani Danilo Nigrelli e da Agata Tomšič. 

Il 24 novembre la compagnia Abbonadanza/Bertoni porta poi in scena “Viro”, mentre il 16 aprile Jacopo Squizzato dirige e interpreta “Scandisk”, primo testo della trilogia teatrale Wordstar(s), composta da Vitaliano Trevisan. Questa tragicommedia di contemporanea umanità ha per protagonisti alcuni operai ed è interpretata, oltre che da Squizzato anche da Mauro Bernardi e Beppe Casales. 

ABBONAMENTI

Gli abbonamenti alla stagione sono in vendita fino al 26 ottobre presso le Casse del Teatro Comunale di Bolzano. 

I prezzi degli abbonamenti rimangono invariati rispetto alle passate stagioni e si confermano tra i più vantaggiosi del panorama italiano. I turni degli abbonamenti alla Stagione di Bolzano sono quattro. 

Turno A giovedì  ore 20.30; 

TURNO B venerdì ore 19; 

TURNO C sabato ore 19; 

TURNO D domenica ore 16. 

Vendita biglietti singoli per 

“Mein Kampf: dal 24 settembre.

Vendita biglietti per tutti gli spettacoli dal 22 ottobre.

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Lever: una vita per il basket


Il bolzanino Alessandro Lever gioca da qualche anno in A1 e lo scorso 18 febbraio ha vinto la Coppa Italia. Ripercorriamo con lui le origini del suo percorso e la strada che ha seguito per arrivare a diventare un giocatore professionista di pallacanestro.

// Di Till Antonio Mola

In questo numero torniamo a parlare di Alessandro Lever, giocatore di pallacanestro professionista,da poche settimane in forza alla Reyer Venezia.
Nato a Bolzano nel 1998, Alessandro e ha fatto tutta la trafila delle giovanili nella società Basket Piani; nel 2014 approda a Reggio Emilia nella Pallacanestro Reggiana dove, dopo aver disputato qualche campionato nelle giovanili, viene aggregato alla prima squadra, quindi in serie A, nel 2015.
Ma è nel 2017 che Alessandro compie il grande passo che lo porta a studiare negli Stati Uniti, precisamente a Phoenix in Arizona dove gioca per quattro anni nella squadra di basket della Grand Canyon University (GCU), arrivando a partecipare al torneo NCAA che decreta la migliore squadra statunitense di college basketball.
Finita quell’esperienza, il lungo bolzanino (208 cm) è tornato in serie A, dove ha giocato due anni a Trieste e l’ultimo a Napoli, con cui il 18 febbraio scorso ha conquistato la Coppa Italia battendo in finale la Olimpia Milano.

L’INTERVISTA

Alessandro, partiamo dalla conquista della Coppa Italia… 

È stata un’emozione bellissima. Diciamo che neanche noi all’inizio ci credevamo. Siamo entrati nella fase finale delle migliori otto per un pelo. Partivamo da una posizione svantaggiosa, perché vi siamo arrivati reduci da tre sconfitte. In una di queste, in casa, avevamo perso di venti punti giocando malissimo, quindi siamo andati alle finali per giocarcela contro tutti. Poi, dopo la prima partita, abbiamo preso il via e non ci siamo più fermati fino alla vittoria della Coppa Italia.

Sicuramente una grandissima soddisfazione. Anche in serie A vi siete salvati con largo anticipo… 

Ci siamo salvati giocando una seconda parte di stagione sicuramente non al nostro livello. Ma con la conquista della Coppa Italia è salita anche l’ambizione e ci sarebbe piaciuto arrivare ai playoff per giocarcela e per provare a portare a casa qualche vittoria.

Parliamo del tuo successo personale. Sicuramente l’hai raggiunto per gradi. Secondo te quanto è stata importante l’esperienza americana da un punto di vista sportivo?

Sicuramente mi ha permesso di fare un salto di qualità, perché mi ha catapultato nel mondo dei semi professionisti, provenendo comunque da una società di altissimo livello con le giovanili come la Pallacanestro Reggiana. Quindi quei quattro anni mi hanno aiutato a crescere e a prendere più fiducia nei miei mezzi e confidenza col gioco.

Oltretutto sei stato uno dei migliori realizzatori nella storia di GCU…

Sì, sono stato il terzo miglior realizzatore della storia. Diciamo che l’inizio è stato un po’ difficile perché giocavo poco e non bene. Quando l’allenatore mi ha messo in quintetto un paio di partite, è poi scattato qualcosa e sono riuscito a ripagare la fiducia giocando delle buone annate.

A inizio estate di quest’anno hai rescisso il contratto con Napoli e dopo qualche settimana c’è stato l’annuncio del tuo approdo alla Reyer Venezia. Cosa significa per te questa nuova sfida?

Sicuramente la Reyer Venezia punta ad essere tra le prime tre – quattro squadre del campionato. È un club di altissimo livello che partecipa ad una competizione importante come l’Euro Cup, la seconda competizione continentale dopo l’Eurolega. Vogliono far bene, vogliono vincere e sarà una sfida importante che mi permetterà di capire a che punto sono della mia crescita e di competere e giocare contro giocatori di altissimo livello.
Il mio obiettivo è di cercare di aiutare la squadra a vincere le partite, lottando su tutti i palloni.


Alessandro Lever proviene da una famiglia sportiva: la mamma, Annalisa Piccoli, ha giocato in Serie A2 nel Basket Club Bolzano, proveniente dal Montecchio Maggiore e dal vivaio della Primigi Vicenza, squadra campione d’Italia e d’Europa per molti anni. Il papà Franco ha attraversato tutte le categorie del Basket Piani, dove ha anche allenato a lungo. Suo padre, Donato, scomparso nel 2007, è stato uno dei fondatori e dirigenti della società. Anche la sorella di Alessandro, Anna, ha giocato a basket prima di passare alla pallavolo, arrivando a giocare in Serie B con il Neruda, fino a un infortunio che ha concluso la sua carriera sportiva.

Franco Lever, come sono stati gli esordi di Alessandro?

Alessandro ha iniziato a giocare a basket a sei anni. In palestra c’erano Paola Mazzali, Laura Lazzari e mamma Lisa ad allenare. L’anno dopo sono subentrato io, assistito da Matteo Moretti. Ho allenato la squadra fino al primo anno Under 13, poi sono subentrati prima Thomas Minati e poi Gianluca Russo.

Una figura fondamentale nel percorso di crescita di Alessandro a Bolzano è stato Franco Socin. Di tutti gli allenatori, è colui che continua ad informarsi e colui che nella pausa estiva gli dedica il suo tempo per allenamenti individualizzati. Si tratta sicuramente del più grande esperto di basket a Bolzano.

Il tuo papà, Donato – che purtroppo non è riuscito ad assistere all’esplosione, sportivamente parlando, di Alessandro – affermava che suo nipote, seppur alto, non aveva le qualità per ambire al basket che conta… 

La frase che gli attribuisci in realtà è la riformulazione di un concetto espresso da un fisioterapista che visitò Alessandro da piccolo, il quale affermò “È come se avesse il motore di una 500 e la stazza di un TIR.” Alessandro ha avuto uno sviluppo muscolare rallentato rispetto a quello scheletrico, ma in linea con l’età. Per questo motivo, per emergere ha dovuto lavorare molto sulla tecnica, in quanto la forza non bastava.

Oggi, guardando i risultati ottenuti da Alessandro, possiamo dire che quel “motore” ha dimostrato di avere la grinta e la determinazione per guidarlo fino ai vertici del basket che conta, superando ogni ostacolo con il lavoro e la passione.

Autore: Till Antonio Mola