Presso le scuole medie Filzi di Laives è presente un piccolo osservatorio astronomico, gestito da un pool di allievi e professori della scuola. Non si tratta solo di attività didattiche: si possono osservare pianeti extrasolari ma anche individuare stelle variabili e contribuire a definire la fisionomia degli asteroidi, anche di quelli più lontani.
I professionisti delle osservazioni astronomiche sono naturalmente gli astronomi che, di norma, possono disporre di un tot di ore riservate sui grandi telescopi presenti sulla terra o in orbita terrestre. Ma non molti sanno che anche i milioni di appassionati “astrofili” attivi nel mondo, possono di fatto dare un grande contributo in numerosissimi progetti di ricerca. Ebbene: all’interno di questa rete globale ci sono gli astrofili altoatesini e anche un gruppo di allievi delle scuole medie Filzi di Laives, dove si trova da qualche anno un osservatorio di tutti rispetto, coordinato dal prof. G.B. Casalnuovo. Un piccolo pool di insegnanti, alcuni in pensione e altri ancora in attività, si incontrano ogni settimana con i ragazzi per coordinare e proseguire numerose attività, didattiche e anche di ricerca. Qualche esempio? Beh, l’anno scorso dall’osservatorio delle Filzi è stato possibile osservare il passaggio davanti alla propria stella di un pianeta extrasolare. Ma forse uno dei lavori più interessanti recentemente realizzati è stato il contributo dato alla definizione della fisionomia di un asteroide “transnettuniano”, ovvero presente oltre all’orbita di Nettuno, ai confini del sistema solare. Com’è noto tutti gli asteroidi fanno parte della nube primordiale, e la loro conoscenza ci aiuta a capire meglio come e quando si è formato il sistema solare e a prevedere quale potrà essere la sua evoluzione. Per capire meglio come è fatto l’osservatorio delle Filzi e come viene utilizzato assieme ai ragazzi, abbiamo intervistato il prof. G.B. Casalnuovo.
L’INTERVISTA
Com’è nato l’osservatorio delle Filzi di Laives?
Fin da quando ero piccolo coltivo una grande passione per l’astronomia, che mi ha portato col tempo ad installare nel cortiletto di casa, a Bolzano, un telescopio, col quale ho scoperto una trentina di stelle variabili, pubblicate dalla associazione americana AAVSO, successivamente alle scuole Filzi di Laives, la scuola in cui ho insegnato per anni educazione tecnica ho insistito fortemente affinché venisse allestito un piccolo osservatorio. Così quando ad un certo punto si è dovuta coprire con una tettoia la scala d’emergenza che dalla palestra va verso il cortile, è stato possibile individuare un piccolo spazio di 2 metri per 2 e mezzo, in cui è stato posto il telescopio.
La collocazione riesce ad evitare il problema dell’inquinamento luminoso contro il quale combattono tutti gli astrofili?
Purtroppo l’inquinamento a Laives c’è, però per i lavori che facciamo noi – riguardanti asteroidi, stelle variabili e analisi di spettri – ne risentiamo molto meno rispetto ad esempio alle foto di cielo profondo, dedicate a galassie e nebulose. In ogni caso tutto l’osservatorio è stato “remotizzato” in maniera artigianale.
Vuol dire che può essere gestito a distanza?
Sì, da casa oppure da altre scuole. Le Filzi in Italia sono le uniche scuole medie che dispongono di un piccolo osservatorio remotizzato.
A gestire l’osservatorio delle Filzi siete in quattro. Tutti insegnanti o ex insegnanti della scuola?
Sì. C’è Roberto Chinaglia che è in pensione come me, e che fin dall’inizio, assieme a me, si è occupato dell’assemblaggio e della remotizzazione. Poi ci sono gli insegnanti Samuel Volani, e Vittorio D’Apice, un professore di matematica.
Che tipo di telescopio avete installato?
Non è professionale, ma si potrebbe definire “più che amatoriale”. Il diametro è di 35 centimetri. Avremmo potuto prenderne uno anche più grande , ma lo spazio dell’osservatorio e’ troppo ristretto e sarebbe stato impossibile manovrarlo.
Gli astrofili come sono organizzati a livello locale?
C’è un grosso gruppo di lingua tedesca che fa capo all’osservatorio Max Valier di Collepietra. Noi siamo invece consociati con la Uai, l’Unione Astrofili Italiani.
Sono tanti gli appassionati, anche nella nostra realtà locale?
Ultimamente un po’ meno. L’avvento di internet con la possibilità di reperire le immagini in rete, anche di grande qualità, ha un po’ diminuito le motivazioni, soprattutto nei giovani.
Sono di meno gli appassionati che scelgono di dotarsi un telescopio personale?
Proprio così. Anche perché va detto, è un po’ una delusione quando guardi con l’oculare del tuo telescopio un oggetto che magari avevi prima visto su una rivista. Per avere immagini così belle devi fare tante foto, trattarle, sommarle con un software e, soprattutto, devi osservare da un luogo senza inquinamento luminoso. In ogni caso, come detto, con un piccolo telescopio si possono fare anche molte altre cose interessanti.
Con un osservatorio come il vostro si può fare didattica ma, abbiamo visto, anche ricerca. I ragazzi delle medie, però, non sono ancora un po’ “piccoli” per queste cose?
La risposta è una sola: bisogna appassionarli trasmettendo loro la tua, di passione. Ci vuole un entusiasmo contagioso. Certo non si può andare molto a fondo con le formule matematiche. Ma devo dire che lo scorso mese di novembre in occasione della giornata delle scienze che si e’ svolta all’Universita’ di Bolzano, i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro sugli spettri della costellazione della Lira. In remoto abbiamo ripreso gli spettri delle sei stelle principali della costellazione e li abbiamo elaborati.
Cosa sono gli spettri, in astronomia?
Ogni sorgente luminosa può essere scomposta nei suoi colori. Il primo è stato Newton con il suo prisma, noi invece usiamo un reticolo di diffrazione. Nello spettro si rilevano anche delle righe, di assorbimento e/o di emissione, ed in base a come sono disposte queste righe si può anche stabilire caratteristiche importanti della stella osservata.
Insomma: partite dalla pratica per poi eventualmente arrivare, anche, alla teoria.
Certo. Con questi sistemi si può addirittura calcolare la temperatura di una stella, e i ragazzi l’hanno fatto.
Immagino voi possiate contare su una dirigente particolarmente disponibile.
Esatto, la Dott.ssa Emanuela Scicchitano è molto sensibile a questo tipo di iniziative. Nel logo delle Filzi è stato messo un piccolo telescopio, come a significare l’importanza dell’osservatorio per tutta la scuola.
Dicevamo: voi fate didattica ma anche ricerca. Ed è in questo secondo caso che la cosa si fa particolarmente interessate.
Sì. Ad esempio nella primavera del 2023 abbiamo ripreso un asteroide e abbiamo determinato la sua curva di rotazione. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Minor Planet Bulletin e sono stati menzionati anche i nomi dei ragazzi che hanno collaborato. Erano fieri e felicissimi di esserci.
Come siete riusciti a fare questa cosa?
Va detto che per compiere delle ricerche volte a determinare le caratteristiche fisiche di un asteroide si possono percorrere diverse strade. Tra esse ci sono l’analisi di immagini riprese da un radar e le riprese con telescopi posti al di fuori dall’orbita terrestre. Ma si tratta di metodi non a portata degli astrofili e – in ogni caso – utilizzabili solo per asteroidi che intersecano l’orbita terrestre e quando sono molto vicini a noi, come ad esempio i pericolosi NEA (Near Earth Asteroids).
Qual’e’ il sistema che avete utilizzato voi per contribuire alla misurazione delle dimensioni di un asteroide transnettuniano?
Questo lavoro l’ho realizzato io da solo, utilizzando un metodo che normalmente si applica per l’analisi degli asteroidi nella Main-belt, ovvero la fascia principale di asteroidi che si trova tra Marte e Giove. In quella zona ci sono circa 1 milione e seicento mila asteroidi conosciuti. Il sistema si basa sulle cosiddette occultazioni stellari, ovvero delle eclissi di stelle. Praticamente consiste nel cronometrare il calo di luminosità, totale o parziale, di una stella nel momento in cui l’asteroide passa (prospetticamente) davanti ad essa. Se l’evento viene registrato da molti osservatori, dell’oggetto si può calcolare, oltre al diametro, anche la forma. Ed è quello che abbiamo fatto a partire dall’osservatorio delle Filzi di Laives, comunicando le esatte coordinate del luogo di osservazione, oltre al tempo di inizio e di fine dell’occultazione, e questo con la maggiore precisione possibile. L’analisi dei dati, inviati da una quarantina di osservatori compreso il nostro e raccolti dall’astrofisica F. Rommel, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Astronomy & Astrophisics.
Com’è fatto e quanto è grande l’asteroide del quale, con l’aiuto dell’osservatorio di Laives, avete contribuito a definire la… “carta di identità”?
Ha forma ellissoidale, con un asse maggiore di 824 e asse minore di 700 chilometri. Sulla superficie si sono evidenziate anche delle depressioni, ovvero dei crateri, dalla grandezza piuttosto significativa.
L’osservatorio delle Filzi è riservato agli studenti della scuola?
No. A richiesta è a disposizione degli studenti delle scuole superiori che volessero produrre tesine di carattere astronomico. Per contatti e notizie sui lavori finora da noi effettuati basta raggiungere questo indirizzo breve urly.it/3a3z0 che rimanda ad una specifica sezione del sito web della scuola.
Autore: Luca Sticcotti