L’arte dell’osservazione

Qui Intervista a Anuschka Prossliner, un’artista di grande sensibilità, donna curiosa, indipendente, sagace. Affascinata dal quotidiano riesce a trovarvi scampoli di humor o viceversa pause poetiche. L’osservazione e la riflessione sono costanti nella sua vita e si riflettono nella sua arte che varia e muta in una ricerca entusiasta. Nata a Bolzano, risiede fra Merano e Fiè alla Sciliar. Dopo la Scuola d’arte di Ortisei si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha poi proseguito i suoi studi post-laurea presso la Facoltà di Belle Arti di Siviglia e all’Università  Complutense di Madrid.

La cosa che più mi piace di me.

Taccio, quando non ho niente da dire. 

Il mio principale difetto.

L’incoerenza.

Il mio momento più felice.

Vari, ma tutti in compagnia di un cane.  

La persona che ammiro di più.

Sono tante, ma in questo momento mi viene in mente Anton Zeilinger.

Un libro da portare sull’isola deserta.

Probabilmente “Mein Name sei Gantenbein“ di Max Frisch. 

La mia occupazione preferita.

Fantasticare.

Il paese dove vorrei vivere.

Mi piace l’Italia.

Il mio piatto preferito.

Spaghetti aglio olio e peperoncino, con un bicchiere di vino rosso.

Non sopporto…

L’ingiustizia.

Per un giorno vorrei essere…

Un animale felice.

La mia paura maggiore.

Che soffrano gli esseri che amo.

Nel mio frigo non manca mai…

Il burro.

Se fossi un animale sarei…

Una lucertola.

Mi sono sentito orgogliosa di me stessa quando…

Sono andata in deltaplano.

Il mio motto.

Niente è certo.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Spendere troppo per delle cose futili.

I miei poeti preferiti.

Julio Cortázar, Rainer Maria Rilke.

I miei pittori preferiti.

Giorgio Morandi, Francis Alys, Sean Scully – tutti coloro che riescono a trasmettere tanto con poco. 

Il dono di natura che vorrei avere.

Poter parlare con gli animali.

Dico bugie solo…

Per non ferire.

Il colore che preferisco.

Mi piacciono tutti, dipende dalla costellazione.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Sono raramente calma.

Da bambina sognavo…

Di essere una ballerina o una spia famosa. 

Autrice: Rosanna Pruccoli

Spegnere la sveglia…

Attrice e vocologa milanese, ma trapiantata sul Renon. Si occupa di tutto ciò che concerne la voce parlata e i suoi utilizzi, dal public speaking e vocal coaching al doppiaggio. Giornalista pubblicista, la sua più recente pubblicazione è stato il volume “Marco Bernardi – 50 anni di teatro” per Silvana Editoriale ed è in uscita per Athesia il suo primo libro di narrativa, “A perdere – Un gioco senza amore”. In questo periodo è in teatro con “Impronte dell’anima” della Compagnia Teatro La Ribalta di Bolzano. Ha tre figli e tre gatti. 

La cosa di me che mi piace di più.

La capacità di rimettermi insieme dopo le onde d’urto della vita.

Il mio principale difetto.

Una certa tendenza alla procrastinazione.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Un viaggio in India.

La mia occupazione preferita.

Leggere e poltrire.

Il mio piatto preferito.

Vinschgerl caldo al formaggio in una giornata fredda. 

Non sopporto…

L’ipocrisia e la manipolazione.

Nel mio frigorifero non manca mai…

La verdura.

Sono stata orgogliosa di me quella volta che…

Sono riuscita a vincere il mio senso di inadeguatezza e alzare la testa. 

La prima cosa che faccio al mattino. 

Spegnere la sveglia e dormire altri cinque minuti. 

Il mio film preferito.

“To kill a mockingbird” (Il buio oltre la siepe).

Il superpotere che vorrei avere.

Intuire subito le intenzioni delle persone. 

La disgrazia più grande.

Nella mia vita? Il suicidio di mio padre ed essere truffata da una persona di cui mi fidavo ciecamente.

La mia occupazione preferita.

Preoccuparmi?

Il mio ultimo acquisto.

La legna per la stufa: avere la legnaia piena mi fa sentire una regina nel suo castello.

Amo il mio lavoro perché…

Mi piacciono le persone, mi piace tutto ciò che è “voce”. E mi piacciono le storie.

Il mio primo ricordo.

Molto presto, a circa un anno: in giro per le strade di Milano, ero in passeggino e non volevo starci, mi giravo verso mia madre e mia nonna e ho ancora viva la sensazione delle cinghie che mi tiravano sul collo.

Il libro che non potrebbe mancare nella mia libreria.

“L’uomo e il divino” di María Zambrano.

Due calzini diversi…

Gandini Marco (Mago Spillo), classe 1963, lavora come geometra presso l’ispettorato del catasto di Bolzano. Insieme a sua moglie Valeria e il figlio Davide, per 10 anni ha rappresentato la Magic Family. Successivamente la magia e sui palchi ora Marco è il Mago Spillo. Nominato Cavaliere della Confederazione Internazionale Guardiani di Pace CIKP ad Assisi la scorsa primavera, Mago Spillo mette a disposizione la sua bacchetta magica a progetti a scopo benefico, tra cui il gala della magia di Bolzano

La cosa di me che mi piace di più.
Dire sempre quello che penso.


Il mio principale difetto.
Dire sempre quello che penso.


Il mio momento più felice.
La nascita di mio figlio.


Da bambino sognavo di diventare…
Un ingegnere navale.


La mia occupazione preferita.
Fare il mago illusionista.


Il luogo dove vorrei vivere.
Una casa isolata con tanto terreno dove poter ospitare i cani che adotterei.


Il mio piatto preferito.
I dolci.


Non sopporto…
Chi passa la vita a lamentarsi di ogni cosa e a criticare tutto e tutti.


Per un giorno vorrei essere…
Invisibile.


Nel mio frigorifero non manca mai…
Il freddo.


Sono stato orgoglioso di me stesso quella volta che…
In occasione del terremoto di a Finale Emilia ho organizzato una maratona magica facendo arrivare lì 69 maghi da tutta Italia e raccogliendo un sacco di soldi da devolvere all’associazione Mani Tese.

Il mio film preferito.
L’uomo ragno.


Il superpotere che vorrei avere.
Il teletrasporto.


Il mio sogno ricorrente.
Cado in uno spazio senza fine e incontro altra gente che cade…


Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo.
Poter girare la città a piedi senza necessariamente utilizzare un mezzo di trasporto.

Il mio motto.
La laurea fa laureati ma non necessariamente intelligenti.

La massima stravaganza della mia vita.
Non metto mai due calzini uguali.

La mia maggiore paura.
Perdere la vita.

Il mio primo ricordo
Il mio matrimonio, l’inizio della mia seconda vita.

Un tubetto di senape

Si chiama Maria Chiara, ma per molte/i è Chiaretta. Ha settant’anni ma non se li sente. è sposata da una vita con Marco, ha due figli sposati anch’essi ed un nipotino meraviglioso, che purtroppo non vive a Bolzano. E’ architetta e libera professionista. Si è sempre interessata alla politica, al femminismo e coerentemente è sempre stata di sinistra, iscrivendosi al PD. E’ stata Assessora all’Urbanistica per una decina di anni a Bolzano. Durante il suo mandato è stato approvato il Masterplan della città capoluogo.

La cosa di me che mi piace di più.

Vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non essere rancorosa.

Il mio principale difetto.

La testardaggine.

Il mio momento più felice.

Sono tanti e fra questi la nascita dei miei figli e del nipotino.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Un viaggio intorno al mondo di diversi mesi.

La mia occupazione preferita.

Camminare in montagna.

Il mio piatto preferito.

La salama da sugo ferrarese.

Non sopporto…

L’arroganza soprattutto di chi parla senza cognizione di causa.

Per un giorno vorrei essere…

Cacini. Quando ero studentessa di architettura a Roma per scherzo la nostra assitente diceva: ma chi ti credi di essere, Cacini? Non ho mai capito chi fosse, ma doveva essere un grande.

Dove mi vedo fra 10 anni.

Ancora in cammino, sia fisico che spirituale.

L’ultima volta che ho perso la calma. 

La perdo spesso… l’ultima volta ieri con mio marito perché guidava troppo velocemente.

Il mio attore preferito.

Dustin Hoffmann.

Il mio ultimo acquisto.

“L’alfabeto della natura”, il libro di Roberto Battiston.

L’errore che non rifarei.

Fidarsi in politica delle persone che fanno politica di mestiere.

La persona che ammiro di più.

Oggi senza dubbio Papa Francesco.

L’ultima volta che ho pianto.

Nella scena del film “Io capitano” quando Seydou tiene per mano la donna che vola libera nel cielo del deserto africano.

La massima stravaganza della mia vita.

Vestirmi da tubetto della senape per Carnevale?

Il mio primo ricordo.

Un morso sul braccio dato a mia mamma per gelosia nei confronti di mio fratello (non se n’è neppure accorta).

Arte, storia e musei

Silvia Spada Pintarelli è storica dell’arte e museologa. Ha organizzato mostre di arte medievale e moderna tra cui, nel 2000, “Trecento. Pittori gotici a Bolzano”, esemplare per qualità e rigore scientifico. Ha inoltre collaborato alla creazione del Percorso espositivo nel Monumento alla Vittoria di Bolzano. Da alcuni anni in pensione, continua lo studio e la ricerca sull’arte dell’Alto Adige e del Trentino, pubblicando anche libri didattici per bambini. 

La cosa di me che mi piace di più.

La curiosità.

Il mio principale difetto.

Temo proprio di essere permalosa e anche (un po’) iraconda.

Il mio momento più felice.

La sera, quando il giorno si placa e la luce svanisce.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Vedere l’aurora boreale; per fortuna sta arrivando qua.

La mia occupazione preferita.

Andar per musei e luoghi d’arte insieme a mio marito, indispensabile compagno di viaggio (anche perché io non ho la patente).

Il mio piatto preferito.

Troppi.

Non sopporto…

L’invidia. Non voglio essere invidiosa e non voglio essere invidiata.

Per un giorno vorresti essere…

Federico Zeri.

Se fossi un animale sarei…

Una lucciola per rendere magico il mondo.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…

Abbiamo inaugurato il percorsoespositivo nel Monumento alla Vittoria.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Spero NON in una casa di riposo.

Il superpotere che vorrei avere.

L’invisibilità. Mi farei delle risate!

La mia occupazione preferita.

Leggere, leggere e poi leggere (mangiucchiando un dolce tra una pagina e l’altra).

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo.

Le piste ciclabili e i prati del Talvera.

Amo il mio lavoro perché…

Ho fatto pagata quello che avrei fatto anche gratis.

Il mio motto.

Domani è un altro giorno.

La massima stravaganza della mia vita.

Aver accompagnato un’amica a comprare un mucchio di Gratta e Vinci.

Del mio aspetto non mi piace…

La pancia!!!

Il mio primo ricordo.

Il contrassegno con la farfalla che avevo all’asilo.

L’arte della scrittura

Paolo Cagnan, giornalista e scrittore, classe 1967. Attualmente condirettore di quattro quotidiani del gruppo Gedi in Veneto, si divide tra Padova e Bolzano. Specializzato in cronaca nera e giudiziaria, si è spesso occupato della ricostruzione di cold case e storie dimenticate. Ha scritto una quindicina di libri spaziando dalle biografie alla narrativa, dai racconti di viaggio alle inchieste giornalistiche. La sua ultima fatica è “Anatomia di un serial killer. Marco Bergamo. Storia del mostro di Bolzano” (Ed. Athesia). 

La cosa che mi piace di me.

La grinta.

Il mio principale difetto.

Parlo troppo.

Il mio momento più felice.

Le nozze a 50 anni.

La persona che ammiro di più.

Non c’è più.

Un libro sull’isola deserta.

L’enciclopedia A-C.

La mia occupazione preferita.

Scrittore di viaggi.

Il paese dove vorrei vivere.

L’Italia va benissimo.

Il mio piatto preferito.

Melanzane alla parmigiana.
Non sopporto…

Gli invidiosi.

Per un giorno vorrei essere.

Jack Nicholson preso male.

La mia paura maggiore.

Restare solo.

Nel mio frigo non manca mai.

La birra.

Se fossi un animale sarei.

Un ornitorinco, curioso come me.
Mi sono sentito orgoglioso quando…

… hanno sbagliato persona.

Il mio motto.

Sii sempre te stesso.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Non si può dire.

Il giocattolo che ho amato di più.

Un coniglietto di peluche.

I miei poeti preferiti.

Non amo la poesia.

I miei pittori preferiti.

Hopper e le sue solitudini.

Il dono di natura che vorrei avere

La pazienza.

Non sopporto…

La sciatteria.

Dico bugie solo…

…nei giorni dispari.

Dove mi vedo fra dieci anni.

A fare l’umarell, Bolzano è piena di cantieri.

Il colore che preferisco.

Blu notte.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Dieci secondi fa.

Da bambino sognavo… 

… di vedere il mondo: fatto.

Un gorilla entusiasta!

E’ nato a Bolzano nel 1985. Ha frequentato il Seminario Maggiore di Bressanone ed è stato ordinato a Bressanone nel 2016. Dal 1 settembre 2020 è cappellano nelle parrocchie di Visitazione e Regina Pacis. Per Gabrielli editori ha collaborato nel 2020 al libro collettivo “La goccia che fa traboccare il vaso, la preghiera nella grande prova” e nel 2023 “Del male, di Dio e del nostro amore” (entrambi a cura di Paolo Scquizzato). Ha partecipato alla scrittura di “Quale Dio, quale cristianesimo. La metamorfosi della fede nel XXI secolo” (a cura di Claudia Fanti) e al relativo convegno online promosso da Adista. Nel 2022 ha pubblicato, sempre per Gabrielli, “Conversando con Baruch. Spinoza, un filosofo ‘oltre le religioni’”. Da settembre 2023 è dottorando in teologia pastorale presso la Westfälische Wilhelms-Universität di Münster.

La cosa di me che mi piace di più.

Mi entusiasmo facilmente!

Il mio principale difetto.

Mi entusiasmo troppo facilmente!

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Un viaggio sulla ferrovia Transiberiana da Mosca a Vladivostok.

Il luogo dove vorrei vivere.

Amsterdam, con la sua magia e i suoi canali.

Il mio piatto preferito.

Un buon Phad Thai.

Non sopporto…

La stupidità, l’ignoranza e l’ipocrisia.

Il mio film preferito.

Dersu Uzala di Akira Kurosawa.

Il mio attore preferito.

Marlon Brando.

Il superpotere che vorrei avere.

Teletrasportarmi.

Il mio ultimo acquisto.

Libri, come sempre.

Amo il mio lavoro perché… 

Perché non è un “lavoro”!

L’errore che non rifarei.

Prendermi poco tempo per me stesso…

Il mio romanzo preferito.

Guerra e pace di Lev Tolstoj.

La mia maggiore paura.

La guerra.

Il mio colore preferito.

Il blu.

Il mio primo ricordo.

Il primo “traumatico” giorno di asilo.

La prima cosa che faccio al mattino.

Assolutamente bere un buon caffè!

Tre aggettivi per definirmi.

Comunicativo, non umorale, ansioso.

Il mio motto.

“La strada che porta alla conoscenza è una strada che passa per dei buoni incontri!”

Se fossi un animale sarei…

Un gorilla.

Il mondo che si sveglia

QuiIntervista a Flora Sarrubbo, che si è formata a Milano presso la Scuola Civica d’arte drammatica Paolo Grassi e lavora come attrice, regista e drammaturga, in spettacoli in italiano e in tedesco; parallelamente a questo ha sviluppato un particolare interesse per la pedagogia teatrale.
Ha fondato nel 2021 la cooperativa ControTempoTeatro e ne è attualmente presidente.

La cosa di me che mi piace di più.

Non ho mai rinunciato all’immaginazione.

Il mio momento più felice.

La prima volta che ho raggiunto una cima in montagna.

Da bambina sognavo di diventare…

Scrittrice.

Il luogo dove vorrei vivere.

In Grecia, nel cuore del Peloponneso, tra monti e mare.

Il mio piatto preferito.

Le melanzane a funghetto.

Non sopporto.

La sopraffazione.

Per un giorno vorrei essere…

Invisibile.

Nel mio frigorifero non manca mai…

La frutta. E, quando è stagione, le ciliegie, che mi mettono allegria.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…

… nonostante la poca fiducia in me stessa, mi presentai ai provini per entrare nelle scuole di teatro. 

Dove mi vedo fra dieci anni. 

In uno spazio da inventare, con i miei compagni di ControTempoTeatro…per alcuni mesi all’anno! e poi… in una casa nella natura isolata dal mondo con l’uomo che amo.

La prima cosa che faccio al mattino.

Guardo fuori dalla finestra, mi alzo sempre molto presto e mi piace spiare il mondo che si sveglia.

Il mio film preferito.

“C’era una volta in America”.

Il mio attore preferito. 

Gian Maria Volontè.

Il mio sogno ricorrente. 

Ho sognato per anni di lavarmi con il latte.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?

Le montagne, quelle che ancora non sono diventate “Gardaland”.

Amo il mio lavoro perché…

… è un buon allenamento per mettermi sempre in discussione.

L’ultima volta che ho pianto.

Quando ho visto l’oceano.

Se fossi un animale sarei…

Dicono un rapace, ma mi sento di più una capra inerpicata su balze e sporgenze.

Il mio colore preferito.

Rosso pompeiano.

Il mio primo ricordo.

Le mimose del giardino di casa a Capriglia e i giochi con il nonno.

Fisarmonica e… ciano

E’ nato a Bolzano nel 1996. Suona la fisarmonica da quando aveva 8 anni, e ancora oggi la musica occupa gran parte della sua vita. Lavora come programmista multimediale presso la sede Rai di Bolzano dal 2022, e da quest’anno conduce ogni giovedì il programma radiofonico di attualità culturale “Onde Vagabonde”. Dal 2016 fa parte della band “The Rumpled”, con cui ogni anno si esibisce in una quarantina di concerti in Italia e all’estero.

La cosa di me che mi piace di più.

Il mio altruismo, il mio spirito di iniziativa, l’impegno e la dedizione che metto nelle cose che amo.

Il mio principale difetto.

Talvolta fatico a mettermi in discussione, e spesso non ascolto come dovrei i consigli giusti.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

La mia passione per le caramelle gommose. Quelle zuccherate.

Non sopporto…

La sempre più pervasiva dipendenza delle persone da cellulare e da social. E le mosche.

Per un giorno vorrei essere…

Uno dei tennisti più forti al mondo, per vivere la sensazione di colpire la pallina a quella velocità. Magari giocando un match sui prati di Wimbledon.

Nel mio frigorifero non mancano mai…

Uno o più scompartimenti vuoti.

Se fossi un animale sarei…

Un gatto. Domestico, pigro e viziato.

Sono stato orgoglioso di me stesso quella volta che…

Ho preso tra le mani il primo Cd pubblicato con la mia band, i The Rumpled. E quando abbiamo aperto tre concerti di Vasco Rossi, e abbiamo visto saltare e battere le mani a tempo sulle nostre note una folla di oltre centomila persone.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Recentemente, in seguito a una forte ginocchiata contro il mio letto, contro il quale ho con forza inveito accusandolo di essere troppo spigoloso.

La prima cosa che faccio al mattino.

Do il bacio del buongiorno alla mia compagna. E poi mi rammarico di dovermi alzare.

La persona che ammiro di più.

Michele Salvemini, aka Caparezza. Per la sua musica ma soprattutto i suoi testi. Un genio assoluto.

Il mio motto.

Non dare per scontati i momenti felici e goditeli al massimo.

La massima stravaganza della mia vita.

Aver fatto da testimone di nozze a una perfetta sconosciuta.

Il mio colore preferito.

Il ciano. Un determinato tipo di ciano. Ne sono così ossessionato che tutte le persone che mi conoscono lo sanno.

I piedi nella neve

Agostino Accarino ha vissuto fino all’età di 17 anni a San Candido in Val Pusteria. Ho iniziato a lavorare all’Ospedale di Bolzano nel 1976 e successivamente al Sindacato CGIL prima nel settore pubblico ed adesso con il Sindacato Pensionati. Da sempre è un grande appassionato di musica; ha iniziato nelle radio private alla fine degli anni ‘70 per poi passare alla musica suonata come cantante della Spolpo Blues Band ed Ago and Friends. Da 10 anni è co-organizzatore del festival blues internazionale “An evening with the Blues” che si tiene a San Giacomo di Laives.

La cosa di me che mi piace di più.

La curiosità.

Il mio principale difetto.

Avere sempre l’ultima parola.

Il mio momento più felice.

La nascita di mio figlio.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Volare con il deltaplano.

Il luogo dove vorrei vivere.

Alto Adige/Südtirol.

Il mio piatto preferito.

Pustertaler Schlutzkrapfen.

Non sopporto…

Le persone false.

Per un giorno vorrei essere…

Il frontman dei Rolling Stones.

Nel mio frigorifero non manca mai…

La cioccolata.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Sabato scorso.

La prima cosa che faccio al mattino.

Un bacino alla moglie.

Il superpotere che vorrei avere.

Riuscire a cancellare le guerre dal mondo.

La disgrazia più grande.

La perdita di un caro amico.

Il mio ultimo acquisto.

Una E-Bike.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?

La convivenza e l’integrazione.

Amo il mio lavoro perché…

è ricco di soddisfazioni.

L’errore che non rifarei.

Non terminare gli studi.

Il mio motto.

Avere il controllo del proprio tempo.

La mia maggiore paura.

Che non si riesca a vivere in pace.

Il mio primo ricordo.

Con i piedi nella neve a San Candido.