Realizzare sogni

Qui Intervista a Francesca Peruz. Nata a Bolzano, ha studiato design a Milano e Scienze dell’educazione a Verona, lavorando in entrambi i campi. Più di 20 anni fa ha iniziato a collaborare con la cooperativa sociale CLAB, facendo tutta la gavetta fino a diventarne direttrice e presidente. Adora la cioccolata, soprattutto gianduia. Vive a Rovereto con un marito adorato e bizzarro, un vulcanico figlio artista, tre ultra amati gatti. Ha molte passioni, tra le quali il disegno.

La volta in cui sono stata più felice.

Molte volte, ma tutte legate all’amore o al mare (o entrambi).

La volta in cui sono stata più infelice.

Quando è morta mia madre.

Da bambina sognavo di diventare…

Me stessa.

Un libro da portare sull’isola deserta.

Il meraviglioso “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust, perché mi farebbe ricordare splendori e miserie della società.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Permettermi di essere capricciosa.

La mia occupazione preferita.

Sognare e realizzare i sogni.

Il paese dove vorrei vivere.

Quello dei balocchi, dove tutti sono in pace e felici.

Il fiore che amo.

Adoro i fiori, ma per quelli che nascono inaspettati dalle crepe dei muri ho un debole speciale…

Il mio musicista preferito.

Gli uccellini che cantano all’alba. E Paolo Conte.

Del mio aspetto non mi piace…

Che non corrisponde a come mi sento.

Non sopporto…

Nonostante tutto, sopporto…

La qualità che preferisco in un uomo (e in una donna).

L’essere brillante, divertente e anticonformista.

La qualità che preferisco in una donna (e in un uomo).

La bontà, la forza, il calore.

Dico bugie solo…

Per abbellire un po’ la realtà.

Il giocattolo che ho amato di più.

L’orso Natalino, la Barbie, i pennarelli, il senso civico: ci gioco ancora!

La disgrazia più grande.

La banalità.

L’oggetto a cui sono più legata.

La mia libreria: i libri sono i miei angeli custodi.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…

Quando sono riuscita a reagire alle avversità della vita senza diventare cinica o detestare me stessa e gli altri.

Il mio motto.

“Dal sublime al ridicolo non c’è che un passo”.

Il mio primo ricordo.

Una zanzara che girava sopra la mia culla.

La calma dello scatto

QuiIntervista a Hannes Hell. Nato a Merano, lavora come event manager per la Libera Università di Bolzano, per la quale ha organizzato le conferenze scientifiche più importanti dell’Alto Adige, facendoci così conoscere in oltre 100 paesi nel mondo. Nei momenti liberi trova equilibrio nella fotografia – arte che lo ha visto rappresentato più volte in pubblicazioni e mostre internazionali – oppure in sella alla sua moto.

La cosa che mi piace di me.

Il fatto di venir considerato un po’ “orso”, a un primo impatto…

Il mio principale difetto.

Venir considerato – ogni tanto – un po’ “orso” al secondo impatto…

Il mio momento più felice.

Troppi, per costringerli in scaletta.

La persona che ammiro di più.

Tutti coloro che hanno scelto di crearsi una vita seguendo la loro più grande passione.

Un libro sull’isola deserta.

“Sumo” di Helmut Newton: date le misure che ha, lo userei come zattera…

La mia occupazione preferita.

Perdermi in città sconosciute alle 5 del mattino, con la mia macchina fotografica.

Il paese dove vorrei vivere.

Mi sarebbe piaciuto rimanere a vivere a Vancouver, in Canada.

Il mio piatto preferito.

Lo preferisco rotondo, in ceramica. Se magari c’è una carbonara sopra, meglio ancora!

Non sopporto…

La sabbia nel costume.

Per un giorno vorrei essere…

Stupido, perché dicono sia come essere morti: se ne accorgono solo gli altri.

La mia paura maggiore.

Di correre troppo in moto.

Se fossi un animale sarei…

L’idea dell’orso non era male…

Mi sono sentito orgoglioso…

Quando sono arrivato a destinazione dopo 3 giorni in canoa nei laghi finlandesi.

Il mio motto.

Vorrei la forza per cambiare le cose che posso cambiare, vorrei la pazienza per lasciar stare le cose che non posso cambiare, ma soprattutto la saggezza per riuscire a distinguere tra le due.

Il dono di natura che vorrei… 

Ce l’ho già: calma e pazienza.

Dico bugie solo…

Per non dover discutere con quelli che la verità non la sopporterebbero.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Qui, a chiedermi dove mi vedo fra dieci anni…

Il colore che preferisco.

È la sua assenza: bianco e nero.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Non me la ricordo.

Da bambino sognavo… 

Di poter volare: facevo tre passi, saltavo e sognavo di poter volare facendo movimenti di nuoto. Purtroppo le leggi della fisica non erano d’accordo…

Autore: Luca Masiello

La vita a modo mio

Qui Intervista a Adina Guarnieri, classe 1987. Cresciuta a Egna, ha studiato slavistica, storia dell’arte e conservazione dei beni culturali a Innsbruck e Trento. Lavora come free lance in ambito culturale e ha pubblicato svariati saggi sulla storia dell’Alto Adige nel 20° secolo. Adora l’arte e i gatti, fare birdwatching e andare al mare.

La cosa che mi piace di più di me.
La perseveranza nelle cose a cui tengo.

Il mio principale difetto.
La perseveranza nelle cose a cui non dovrei tenere.

Da bambina sognavo di diventare… 
Pensionata: pensavo fosse un mestiere.

La persona che invidio di più.
I miei gatti, quando suona la sveglia e loro stanno sotto il piumino.

La persona che ammiro di più.
Mia nonna Amalia, che a 90 anni ha ancora molta voglia di guardare avanti.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, forse riuscirei a finirlo.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Un viaggio in Islanda.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Sulla ciclabile.

La mia occupazione preferita.
Lo ammetto: il dolce far niente.

Il fiore che amo.
Preferisco le piante grasse.

Il piatto preferito.
La pizza!!! 

Il mio musicista preferito.
Ne ho tanti, ma Neil Young e Syd Barrett sono tra i primi in lista.

Non sopporto…
La musica di Ligabue (scusate…).

La mia paura maggiore.
I ragni: piccoli, grandi, vivi, morti.

Il giocattolo che ho amato di più.
Il mio orsacchiotto Otto. Quando mia mamma lo metteva in lavatrice non mi muovevo dall’oblò.

La massima stravaganza della mia vita.
I gioielli, grandi e appariscenti.

Per un giorno vorrei essere…
La regina Elisabetta.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Burro e acciughe sott’olio.

Se fossi un animale, sarei…
Un germano reale.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Mi sono messa in proprio.

Autrice: Caterina Longo

Pienezza di vita

Ulderico Squeo, dirigente in pensione, vive a Bolzano, è felicemente sposato con Silvana, è padre di due figli e nonno del piccolo Diego. È stato nel Consiglio Direttivo del Gruppo Comunale AIDO di Bolzano per tre mandati quadriennali consecutivi, ed è tuttora volontario dell’associazione. Dall’inizio del 2022 fa parte del Consiglio Direttivo del Centro culturale S. Giacomo. Amante degli sport all’aria aperta: recentemente ha percorso con la figlia Stefania un tratto della Via Francigena e del Cammino di San Giacomo in Alto Adige.

La cosa che mi piace di più di me.
Il mio self control.
Il mio principale difetto.
Sono testardo, un po’ prolisso e anche un po’ logorroico.
La volta che sono stato più felice.
Il giorno del mio matrimonio e quando sono nati i miei due figli.
La volta che sono stato più infelice.
Il giorno in cui ho perso mio padre alla tenera età di sette anni.
Da bambino sognavo di diventare…
… un falegname.
La persona che ammiro di più.
Papa Francesco, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente.
Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Comprarmi una barca a vela.
La mia occupazione preferita.
Mi piace scrivere qualsiasi cosa, dovunque (messaggio, email, cartolina, lettera, racconto, ecc.)… sono un grafomane?!
La stagione preferita
L’inverno.
Il mio musicista preferito.
Paolo Fresu….amo il jazz.
Il mio pittore preferito.
Caravaggio.
Non sopporto…
Chi trasgredisce le regole, specialmente quelle del Codice della strada…a cominciare dai pedoni!
Il giocattolo che ho amato di più.
Il traforo.
La disgrazia più grande.
La guerra: assurda, insensata, inutile…produce solo distruzione e morte.
L’oggetto a cui sono più legato.
Il mio orologio da polso.
La massima stravaganza della mia vita.
Un viaggio a Capo Nord a bordo di un autobus di linea, trasformato in camper con alcuni amici.
Il mio motto:
“Estote parati” (state pronti) è il motto dei Boy Scouts, che ho sempre avuto fin da ragazzo.

Tutti i colori del mare

Qui Intervista a Daniela Giuriato, mamma di due figlie, istruttrice certificata di pilates, nuoto e acquaticità neonatale. Ha praticato sport fin da piccolissima, passando dalla danza classica al nuoto e all’atletica. Successivamente ha trasformato le sue passioni nel suo lavoro, fondando nel 2000 Arca Wellness. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli e nuove conoscenza dice di essere sempre in evoluzione, per migliorarsi e offrire il meglio a chi sceglie di stare bene con lei.

La cosa di me che mi piace di più.
Sapermi mettere dal punto di vista degli altri, guardando le situazioni dall’esterno e cercando di essere più obiettiva possibile.

Il mio principale difetto.
Rimandare sempre quello che potrei fare oggi.

Da bambina sognavo di diventare…
Era il classico sogno della ballerina che calca i palcoscenici più importanti del mondo. Ma sono ancora in tempo per realizzare tutti gli altri sogni.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Una borsa costosa, perché alla fine mi dico sempre che con quei soldi preferisco andare in vacanza.

Non sopporto…
Le bugie e tutti coloro che hanno il potere di decidere della mia vita.

Per un giorno vorresti essere…
Mi piacerebbe essere un’aquila per volare altissimo nel cielo e godere dei suoni della natura.

Nel mio frigorifero non manca…
Mancano spesso molte cose.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…
Sono riuscita a dire di no.

Dove mi vedo fra dieci anni.
In un mondo migliore.

L’ultima volta che ho perso la calma.
La rabbia è la punizione che infliggiamo a noi stessi per colpa di qualcun altro, quindi ho imparato a recuperare la calma subito quando la perdo.

La prima cosa che faccio al mattino.
Portare fuori la mia meravigliosa cagnolona Neha, un vizsla di 2 anni che mi ha cambiato la vita.

Il mio film preferito.
21 grammi.

Il mio attore preferito.
Sean Penn.

Il mio sogno ricorrente.
Sogno spesso il mare, in burrasca, calmo, limpido e dai colori meravigliosi, insomma in tutte le salse.

L’errore che non rifarei.
Raccontare troppo di me.

La massima stravaganza della mia vita.
Andare controcorrente è una stravaganza?

L’oggetto a cui sono più legata.
Gli oggetti non sono importanti, le persone sì.

La mia maggiore paura.
Deludere le mie figlie.

Il silenzio in montagna

QuiIntervista a Mauro Marchi, bolzanino con una permanenza a Bologna nel periodo universitario, padre di Sara e Pietro. Di professione bancario, impegnato da sempre nel sociale: dal 2014 presidente del Consultorio Familiare Kolbe ed incaricato a seguire le vicende di Azienda Energetica e successivamente in Alperia spa.

La cosa di me che mi piace di più.
Saper gestire le responsabilità e ascoltare gli interlocutori.

Il mio momento più felice.
Quando nacquero i nostri figli Sara e Pietro.

Da bambino sognavo di diventare…
Un’astronauta…  Ricordo che a Natale mi regalarono l’Apollo 11 in scala, con cui Armstrong & C. atterrarono sulla Luna.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Viaggio in Argentina e Terra del Fuoco per ripercorrere il cammino che fecero i mie nonni emigrati.

La mia occupazione preferita.
Trekking in montagna, silenzio, fatica e stupore che accompagnano le camminate in solitaria e/o in compagnia.

Il luogo dove vorrei vivere.
Ogni località a qualsiasi latitudine mi attrae… ma torno poi volentieri in Alto Adige Suedtirol. 

Il mio piatto preferito.
La parmigiana di melanzane ed un piatto tipico marchigiano, i vincisgrassi.

Non sopporto…
I ritardatari cronici.

Per un giorno vorrei essere…
Un’aquila, per ammirare dall’alto ciò che ci circonda e planare.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Formaggi, verdure varie e yogurt.

Se fossi un animale sarei…
Un cavallo.

L’ultima volta che ho perso la calma.
La perdo quando non si riconosce la buona fede.

La prima cosa che faccio al mattino.
Leggere i quotidiani online.

Il mio film preferito.
Faccio fatica a sceglierne uno tra “L’attimo fuggente” e “La grande bellezza”.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?
La natura.

Amo il mio lavoro perché…
Mi ha consentito di crescere professionalmente.

Le persone che ammiro di più sono…
Tutti coloro che donano parte del proprio tempo agli altri.

Il mio motto.
Ama la verità ma perdona l’errore.

Il mio primo ricordo.
In vacanza con i nonni a Tret in Val di Non.

Buonanotte Fiorellino

Qui Intervista a Andrea Pizzini, nato a Salorno nel 1977 e diplomato alla scuola di cinema ZELIG di Bolzano. Dal 2001 al 2010 ha lavorato come documentarista realizzando vari lavori in Sudamerica, Africa e Australia. Dal 2011 al 2020 ha vissuto ad Anversa lavorando come fotografo. Nel 2021 è tornato a vivere in Alto Adige. Durante la pandemia ha realizzato il progetto “Wellenbrecher” all’interno della terapia intensiva di Bolzano.

La cosa di me che mi piace di più.
Non mollare mai.

Il mio principale difetto.
Non mollare le cose che dovrei mollare 🙂

Il mio momento più felice.
La prima volta che i miei due bimbi hanno giocato assieme.

Da bambino sognavo di diventare…
Astronauta. 

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Mangiare la cioccolata.

Per un giorno vorrei essere…
Uno scienziato di fisica quantistica.

Sono stato fiero di me quella volta che…
… a 29 anni ho mollato tutto e tutti per ricostruire la mia vita da zero.

La prima cosa che faccio al mattino.
Mi faccio un cappuccino.

I miei film preferiti.
Interstellar, Arrival e Contact.

Il superpotere che vorrei avere.
Viaggiare attraverso l’universo. 

Il mio sogno ricorrente.
Una volta all’anno rivivo gli esami a scuola. Un orrore!

La mia occupazione preferita.
Leggere, leggere e leggere.

Il mio ultimo acquisto.
Una mountain bike. 

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?
Che ogni stagione è bella. 

Amo il mio lavoro perché…
… mi permette di conoscere mondi nuovi.

L’errore che non rifarei.
Comunicare troppo sui social network.

L’ultima volta che ho pianto.
Quando ho avuto un burn-out tremendo.

Il mio motto.
Non credere in nulla, ma provare tutto!

La massima stravaganza della mia vita.
Licenziarmi da un lavoro ben pagato per andare a camminare in Amazzonia.

L’oggetto a cui sono più legato.
Nessuno, non ho niente a cui sono legato.

Il mio primo ricordo.
La canzone “Buonanotte Fiorellino” sentita in una stanza d’albergo a Venezia.

Una vita “green”

Qui Intervista Elisa Nicoli (@eco.narratrice), una green influencer e green content creator per i social. Ha finora pubblicato 10 libri a tematica ambientale e realizzato numerosi documentari, sia come videomaker che come regista. È anche una docente di realizzazione video con lo smartphone. E’ nata a Bolzano e – dopo diversi anni trascorsi fuori regione (e fuori Italia) – recentemente è tornata a vivere nel capoluogo altoatesino.

La cosa di me che mi piace di più.
La determinazione. Il non mollare mai.

Il mio principale difetto.
La testardaggine di volere esattamente quello che voglio quando lo voglio.

La mia occupazione preferita.
Camminare nella natura selvaggia.

Il luogo dove vorrei vivere.
Bolzano, se solo i prezzi delle case non fossero inarrivabili per i locali. Questo enorme problema mi costringerà ad andarmene.

Per un giorno vorrei essere…
Leggera e spensierata.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Tonnellate di verdure biologiche sfuse e di stagione.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…
Ho finalmente cambiato nome al mio profilo sui social (da @autoproduco a @eco.narratrice)

Dove mi vedo fra dieci anni.
In una casa passiva di legno.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Quando una sconosciuta su Vinted (piattaforma per vendere e comprare online) mi ha rifilato un paio di jeans coi buchi, sostenendo che erano partiti “come nuovi” (e me li sono dovuti tenere bucati).

La prima cosa che faccio al mattino.
Mi lamento perché ho sonno.

Il superpotere che vorrei avere.
Salvare l’umanità (e molte specie animali e vegetali) dall’imminente sesta estinzione di massa.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?
La possibilità di acquistare senza alcuno sforzo tutto sfuso e bio.

Amo il mio lavoro perché…
Posso fare esattamente quello che voglio, quando voglio. Il mio lavoro è strettamente legato alla mia vita. In modo produttivo e positivo!

La persona che ammiro di più.
Chi riesce a non soffrire della sindrome dell’impostore.

La mia maggiore paura.
Stare male in un luogo pubblico, in mezzo a sconosciuti.

Il mio colore preferito.
Verde céladon (più che colore preferito, credo sia proprio una malattia…)

Il mio primo ricordo.
Io che corro con una Sprite in mano al mare. Era la mia bevanda preferita di quando ero piccola… adesso non riesco più a bere bevande gasate e dolci!

Spirito libero e aperto

QuiIntervista a Enrico Bissardella. Educatore ambientale, ma anche pilota di moto a livello nazionale e maestro diplomato di Tai Chi in Italia e in Cina: Enrico Bissardella ha tante passioni, in felice contraddizione, come ammette lui stesso. Nato a Bolzano, ora ha trovato a Vadena il suo rifugio nel verde. Tre figli, nipoti e una compagna con cui condivide i suoi tanti interessi, Bissardella è nel direttivo, tra l’altro, del gruppo di lavoro per l’avifauna locale (AVK) e collabora con la biblioteca per cui organizza escursioni naturalistiche.

La cosa che mi piace di più di me.
La curiosità che mi spinge a conoscere e provare nuove esperienze.

Il mio principale difetto.
Nello sport, nello studio, nel sociale, mi sono lasciato coinvolgere spesso tardi.

La volta in cui sono stato più felice. 
Quando ho assistito attivamente al parto del mio figlio terzogenito.

La volta in cui sono stato più infelice. 
Alla morte di mia nonna, che ho amato moltissimo.

Da bambino sognavo di diventare… 
Acrobata spericolato.

La persona che invidio di più. 
Valentino Rossi.

La persona che ammiro di più.
Giacomo Agostini.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Il profeta, di Kahlil Gibram.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Un viaggio negli USA nelle riserve indiane dei nativi.

La mia occupazione preferita.
Essere sulle tracce degli animali selvatici, soprattutto uccelli, nella Natura.

Il mio musicista preferito.
Neil Young.

Il mio pittore preferito.
Gustav Klimt, ma anche il popolare Ligabue.

Del mio aspetto non mi piace.
Mi sforzo a trovare qualcosa: forse  i polpacci massicci?

Non sopporto…
Chi maltratta le donne, i bambini, gli animali.

Il giocattolo che ho amato di più.
I soldatini in plastica.

La massima stravaganza della mia vita. 
Vestito da “ghostbuster” al Carnevale di Venezia.

Il mio primo ricordo.
L’incendio di un maso vicino a casa, ai Piani di Bolzano.

Il mio più grande rimpianto.
Aver svenduto una mia moto da corsa.

Per un giorno vorrei essere…
Alle mie prossime nozze.

Se fossi un animale, sarei…
Un orso.

Il mio motto.
In bocca lupo!- risposta: evviva il lupo!

Autrice: Caterina Longo

Un orso… libero

QuiIntervista a Mario Punzi, la musica come passione ed occupazione, una vita passata al suo servizio. Ha una figlia che è un vulcano e a 54 anni si è scoperto chitarrista ed autore, grazie ad un incontro particolare. Gli piace viaggiare, soprattutto se la ragione è fare dei concerti. Lo appassiona l’hockey su ghiaccio ed è il tifoso meno sportivo ed obiettivo che esista.

La cosa che più mi piace di me stesso.
L’ottimismo.

Il mio principale difetto.
L’impazienza.

La volta in cui sono stato più felice.
Il giorno della nascita di mia figlia.

La volta in cui sono stato più infelice.
Quando ho deciso di separarmi.

L’errore che non rifarei.
Fidarmi delle persone sbagliate.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Fare un viaggio in Canada coast to coast.

Il colore che preferisco.
Il rosso.

Il mio piatto preferito.
La carbonara.

Il mio musicista preferito.
James Taylor.

Il mio pittore preferito.
Van Gogh.

Del mio aspetto non mi piace…
La pancia.

Non sopporto…
La mancanza di rispetto.

La qualità che preferisco in una donna.
L’allegria.

La mia paura maggiore.
La solitudine.

Il giocattolo che ho amato di più.
Una tastiera elettrica Bontempi.

La disgrazia più grande.
Perdere i genitori.

L’oggetto a cui sono più legato.
Una delle mie batterie, la Yamaha RC 9000 Steve Gadd.

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…
Quando mi sono diplomato in Conservatorio nel 2015.

Il mio primo ricordo.
All’asilo. Piangevo perché non volevo restare.

Per un giorno vorrei essere…
Libero.

Se fossi un animale, sarei…
Un orso.

L’ultima volta che ho pregato.
Ieri sera prima di addormentarmi.