La passione per il sociale

QuiIntervista a Liliana Di Fede, pedagogista, nata a Bolzano e laureata a Bologna. Ha sempre lavorato nel sociale, ricoprendo ruoli dirigenziali sia a Bolzano che nella Comunità dell’Oltradige Bassa Atesina. Dal 2010 al 2015 è stata sindaca della città di Laives. Attualmente è direttrice generale dell’Azienda Servizi Sociali di Bolzano.

La cosa che mi piace di più di me.
L’ottimismo, l’entusiasmo, forse un po’, dice chi mi vuol bene, la pazienza.

Il mio principale difetto.
Difficile, sono talmente tanti…

La volta che sono stata più felice.
Quando sono nati i miei figli.

La volta che sono stata più infelice.
Quando le persone a me più care mi hanno lasciato.

Da bambina sognavo di diventare… 
Per molti anni scrittrice, come Jo March di “Piccole donne”, personaggio che da bambina ho amato molto. Poi assistente sociale e, a conti fatti, non mi sono allontanata molto da questo mio sogno. 

La persona che invidio di più. 
Chi riesce a dormire poche ore, restando in piena forma.

Le persone che ammiro di più.
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Nelson Mandela.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Fare il Cammino di Santiago per intero a piedi. Spero di riuscirci presto. 

La mia occupazione preferita.
In realtà il mio lavoro. E come si dice: ama il tuo lavoro e non lavorerai un giorno della tua vita.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Esattamente dove vivo e dove sono nata e cresciuta, in Alto Adige.

Il colore che preferisco. 
Il rosso.

Il mio musicista preferito. 
Amo ascoltare musica classica. Forse Mahler fra tutti.

Non sopporto…
Chi tratta senza rispetto chi è più fragile.

Dico bugie solo…
A fin di bene, ma poche.

La mia paura maggiore.
Vedere soffrire le persone che amo.

L’ultima volta che ho pregato. 
Stamattina.

Il giocattolo che ho amato di più. 
La mia bicicletta blu, che si chiamava Betty.

L’oggetto a cui sono più legata.
L’anello con un’acquamarina che mio marito mi donò tanti anni fa.

Il mio primo ricordo. 
Mia nonna che mi consolava.

Il mio più grande rimpianto.
Non aver avuto un terzo figlio, ma ormai confido nei nipoti…

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando… 
I miei figli sono orgogliosi di me. Giudici più severi dei figli non esistono.

Il mio motto.
Una frase di San Giovanni Bosco: “camminate con i piedi per terra e col cuore abitate in cielo”.

Autrice: Caterina Longo

Il potere dell’immaginazione

QuiIntervista a Sandra Montali, che si è laureata in Lettere Moderne a Roma in anni lontani e battaglieri. Ha insegnato con passione l’italiano seconda lingua in diverse situazioni. Le interessano gli incroci tra culture e il potere dell’immaginazione; letteratura e arte si intrecciano nelle sue vite parallele. È autrice del libro per gli insegnanti “L’italiano con l’immaginario” sulla Simulation Globale, un innovativo metodo di insegnamento delle lingue, che segue un approccio umanistico e narrativo.

La cosa che mi piace di più di me.
L’allegria e la leggerezza.

Il mio principale difetto.
La superficialità.

La volta che sono stata più felice.
Stavo senz’altro sguazzando nelle dolci acque di un’isola mediterranea.

La volta che sono stata più infelice.
L’ho sicuramente rimossa.

Da bambina sognavo di diventare… 
Una creatura magica.

La persona che ammiro di più.
Renzo Piano.

Un libro da portare sull’isola deserta.
“L’amore ai tempi del colera” di Marquez.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Fare il giro del mondo con i mezzi pubblici.

L’ultima volta che ho pianto.
In maggio. Tutta la notte, aspettando l’esito dell’operazione al cervello di mio marito.

La mia occupazione preferita.
Vagabondare e parlare con gli alberi.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Accanto a una lunga distesa di acque turchine, increspate di onde bianche.

Il mio piatto preferito.
Quelli cucinati con pochi e scelti ingredienti, di cui gustare il semplice sapore.

Il mio pittore preferito.
Quello che mi ha riempito di quadri coloratissimi tutta la casa.

Non sopporto…
Il vittimismo.

Il giocattolo che ho amato di più.
Il monopattino di legno che non mi hanno mai regalato.

L’oggetto a cui sono più legata.
Gli occhiali colorati senza i quali non riuscirei a muovere un passo.

Il mio primo ricordo.
Pare che abbia riso la prima volta da neonata, sentendo lo scrocchiare dell’insalata che stava mangiando mia madre.

Il mio più grande rimpianto.
Che ai miei tempi non ci fosse l’Erasmus e quindi anche la possibilità di imparare lingue vivendo insieme.

Dove mi vedo fra dieci anni.
Di anni ne ho 73, e tendo a limitarmi al gustoso presente, per scaramanzia.

Per un giorno vorrei essere…
Un drago volante e fiammeggiante.

Se fossi un animale, sarei…
Una cinciallegra.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
I miei colleghi hanno creato con i loro studenti isole, hotel e palazzi popolati di storie e personaggi immaginari, a partire dal mio libro.

Il mio motto:  
Si impara per vie traverse (Illich).

Autrice: Caterina Longo

Anna argento vivo

QuiIntervista a Anna Cerrato, una giovane fotografa professionista di Bolzano. Laureata in fotografia alla LABA di Firenze, Cerrato si dedica anche all’attività artistica: fa parte dell’associazione lasecondaluna di Laives e appena riesce partecipa a mostre e iniziative culturali con le sue fotografie. Con il suo ragazzo Davide collabora nell’attività dello studio Wild a Bolzano. Dopo la fotografia, la sua passione più grande è la cucina.

La cosa che mi piace di più di me.
So fare tante cose in molti ambiti diversi.

Il mio principale difetto.
Rimugino moltissimo sulle cose negative che mi accadono o sugli errori che faccio.

La volta che sono stata più felice.
Tra le immagini più belle conservo quella di quando all’isola d’Elba ho accarezzato un cormorano dagli occhi smeraldo e poi mi sono tuffata per vederlo andare a caccia, avvolto da una bolla d’aria d’argento.

Da bambino sognavo di diventare… 
La minatora, con tanto di declinazione al femminile!

Un libro da portare sull’isola deserta.
Una raccolta introvabile di ricette medioevali trascritte, comprata a un mercatino di Bologna  

L’ultima volta che ho perso la calma.
Sicuramente l’ultima volta che avevo molta fame. 

La mia occupazione preferita.
Cucinare! Quando non faccio foto occupo praticamente tutto il mio tempo cucinando. Amo organizzare cene e quando lo faccio aspetto quel giorno come fosse Natale. 

Il colore che preferisco.
Il blu. A sedici anni in gita scolastica a Londra scelsi il blu per farmi una bella ciocca e ho continuato ad usarla per quattro anni.

Non sopporto…
La mancanza di rispetto, in particolar modo quando è rivolta a una donna in quanto donna, oppure nei confronti di chi sta lavorando.

Dico bugie solo…
Quando servono a non ferire gli altri

La disgrazia più grande.
Fare un servizio fotografico importante e perdere i dati.

La massima stravaganza della mia vita.
Ho la partita IVA ma non il commercialista e faccio tutto da sola. 

Il mio più grande rimpianto.
Non aver partecipato al programma Erasmus quando ero al liceo. 

Per un giorno vorrei essere…
Un’astronauta in una base spaziale, con una bella vista sulla Terra.

Nel mio frigorifero non manca mai…
La maionese, possibilmente fatta in casa.

Se fossi un animale, sarei…
Un gatto. 

In famiglia mi chiamano…
Mia mamma mi chiama “Annina” quando ho combinato qualcosa. Le mie amiche invece “Gel”, per via di quel professore che fece l’appello leggendo “Anna Gelato”.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Di recente ho vinto il bando Catalogo Aperto 2021, con una fotografia a cui tengo molto.

Il mio motto.
C’è sempre qualcosa da poter fare, trovare inventare. Insomma, non bisogna mai arrendersi!

Autrice: Caterina Longo


Sempre in orario, con la mia arpa

QuiIntervista a Francesca Bolognese. Nata a Bolzano il 31 ottobre 1980, lavora come insegnante di scuola dell’infanzia a Laives, ma nel contempo è anche arpista. Ha iniziato il suo percorso di studi all’età di 7 anni frequentando l’Istituto Musicale e successivamente il Conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano. Parallelamente agli studi classici, ha sempre nutrito un vivo interesse per la musica etica e pop. Collabora con diversi musicisti locali sia in ambito classico che di musica leggera. Parteciperà tra poche settimane alla finale di Sanremo Rock con il gruppo Giardini di Pietra.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
Sono una persona molto determinata.

Il mio principale difetto.
Prima di affrontare una situazione mi agito sempre.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Due giorni fa perchè ero un po’ in ritardo a un appuntamento…

La volta in cui sono stata più felice.
Il giorno in cui sono nati i miei bambini.

Da bambina sognavo di diventare…
Ho sempre pensato che sarei diventata una maestra.

L’errore che non rifarei.
Ci sono tante cose che forse non ripeterei… ma se non fossero successe non sarei quella che sono ora.

La mia occupazione preferita.
Condividere la mia passione per la musica con gli altri è la cosa che mi dà più soddisfazione.

Il colore che preferisco.
Assolutamente il rosso.

Il mio fiore preferito.
La rosa rossa.

Il mio musicista preferito.
Ce ne sono tanti… ma adoro Ravel e Debussy.

Il mio pittore preferito.
Renoir.

Non sopporto…
Essere in ritardo…. e nemmeno i ritardatari.

Il giocattolo che ho amato di più.
Una bambola che mi è stata regalata dai miei genitori quando avevo 3 anni. Si chiama Tea, mi ha fatto compagnia per buona parte della mia infanzia.

L’oggetto a cui sono più legata.
Indubbiamente le mie due arpe.Mi accompagnano da sempre e non potrei separarmene. 

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
A 17 anni ho suonato in un concerto per Arpa e Orchestra  Le Danze Sacre e Profane di Debussy… tutti si sono alzati in piedi ed ero davvero molto fiera di me.

Il mio motto.
Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo. (Picasso)

Il mio primo ricordo.
Avevo circa un anno e mezzo e ricordo l’immagine di un orso in un cartello appeso al supermercato.

Dove mi vedo tra 10 anni.
I miei figli saranno grandi e con mio marito farò moltissimi viaggi.

Nel mio frigo non manca mai…
Una bottiglia di buon prosecco per le occasioni speciali.

Se fossi un animale sarei…
Un gatto, adoro i gatti.

La musica: un gioco sano e creativo

QuiIntervista a Max Castlunger, che si dedica ormai da più di vent’anni alla ricerca delle sonorità, degli stili e degli strumenti musicali nel mondo. Oltre ad avere una intensa attività concertistica, è presente su tutto il territorio altoatesino nell’ambiente didattico, coinvolgendo ogni anno più di 1000 persone nei suoi corsi di musica d’insieme. Attualmente sta lavorando ad un progetto di costruzione di strumenti musicali con oggetti dell’uso quotidiano e materiali naturali, dal nome upcycling music.

La cosa che mi piace di più di me stesso. 
L’improvvisazione creativa. 

Il mio principale difetto. 
La spericolatezza.   

La volta che sono stato più felice. 
Sono sempre felice. 

Da bambino sognavo di diventare…  
Mi godevo l’infanzia e non avevo idoli. 

La persona che ammiro di più. 
Qualunque persona saggia e obiettiva.

Un libro da portare sull’isola deserta. 
Manuale di sopravvivenza.  

Il paese dove vorrei vivere.
Su un’isola. 

La mia occupazione preferita.
Costruire strumenti musicali in officina.

Il colore che preferisco.
Blu majorelle.

Il fiore che amo.
Il girasole.

Il mio piatto preferito.
Mi piace il cibo cucinato con amore.

Del mio aspetto non mi piaccciono…
Le gambe.

Non sopporto…
La superficialità.

La qualità che preferisco in un uomo.
La determinazione.

La qualità che preferisco in una donna.
La dolcezza.

La mia paura maggiore.
Le persone ignoranti.

La disgrazia più grande.
La morte di mio fratello. 

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…
Ho suonato come solista assieme a un’orchestra di musica classica in occasione dell’apertura di due festival musicali importanti. 

Il giocattolo che ho amato di più.
Il Lego.

Il mio motto.
La musica è un gioco creativo e sano per tutte le età.

Il mio primo ricordo…
Il regalo di natale di quando avevo 2 anni: un cavallo a dondolo.

Il mio più grande rimorso.
Non aver studiato musica all’università.  

Il mio più grande rimpianto.
Non aver fatto figli in età più giovane.

Per un giorno vorrei essere.
Ricchissimo.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Grana padano, uova.

Se fossi un animale sarei…
Un velociraptor.

In famiglia mi chiamano…
Maxi.

L’ultima volta che ho pregato…
Prego spesso usando il linguaggio universale, cioè la musica. 


Rispetto e inclusione sociale per tutti

Elisa Berger è nata a Bolzano e lavora nell’ambito del sociale, sia come progettista che come operatrice posturale per donne e persone della terza età. Paziente pluricronica da 23 anni, sviluppa progetti ed eventi inclusivi in Alto Adige per l’ Associazione Incontriamoci Aps, della quale è Vicepresidentessa. Da un anno tiene, per l’associazione Elki di Bolzano, corsi di ginnastica genitori e bambini.

La cosa che mi piace di più di me.
I miei occhi ed il mio sorriso.


Il mio principale difetto.
Ogni tanto mi perdo nel mio mondo come Alice nel paese delle meraviglie.


La volta che sono stata più felice.
Quando mi sono sposata.


Da bambino sognavo di diventare…
Una hostess per volare in giro per il mondo.


L’errore che non rifarei.
Smettere di credere nei miei ideali e sogni.


Un libro da portare sull’isola deserta.
Nessun libro, ho già tutto lì: la natura, l’acqua ed il vento. Sono loro il mio libro preferito.


La persona che invidio di più.

Oscar Wild diceva: l’invidia è quel sentimento che si assume nell’istante in cui si ha la consapevolezza, di essere dei falliti. Non sentendomi una fallita non ho motivo di provare invidia per qualcuno.


Un capriccio che non mi sono mai tolta.
Possedere un pezzo di terreno al Lago di Garda, dove piantare alberi e frutti.


La mia occupazione preferita.
Ballare, viaggiare ed incontrare gli amici.


Il luogo dove vorrei vivere.
Ovunque dove percepisco rispetto reciproco.


Il colore che preferisco.
L’azzurro e verde smeraldo.


Il fiore che amo.
Il girasole.


Il mio musicista preferito.
George Michael.


Il mio pittore preferito.
Claude Monet.


Il piatto preferito.
Pasta al pesto genovese con zucchine, finocchi e peperoni trifolati.


La massima stravaganza della mia vita.
Ballare sui tavoli di un pub.


Il giocattolo che ho amato di più.
Le case costruite con le coperte.


Non sopporto…
Le persone che non rispettano se stesse ed il prossimo.


Il mio primo ricordo.
La nascita di mia sorella.


Dove mi vedo tra 10 anni.
In giro per l’Italia alla scoperta di progetti inclusivi.


Per un giorno vorrei essere…
Una nomade.


Nel mio frigo non manca mai…
Verdura e formaggio.


Se fossi un animale, sarei…
Una tigre.


Mi sono sentito orgogliosa di me stessa quando…
Mi sono laureata in meno di 3 anni.


Il mio motto:
“Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze”.

Con la musica nel cuore

QuiIntevista a Marion Moroder, una giovanissima cantautrice altoatesina con una voce eccezionale. Da qualche anno è passata dallo suonare la batteria – pur continuando a usare la grancassa e il piatto – alla chitarra e al pianoforte. Ha iniziato a scrivere le sue canzoni con molta intimità e impatto e le esegue come one-woman-band o in gruppo. Ha vinto l’ultima edizione del concorso UploadSounds 2020 e presto uscirà il suo primo album, intitolato “In cold State”.

Il mio principale difetto.
L’essere destinata a rompere spesso bicchieri e altre cose fragili.

La volta che sono stata più felice.
Al concerto di Paul McCartney.

Da bambina sognavo di diventare…
Un’artista!

L’errore che non rifarei.
Confondere vespe con formiche…

Un libro da portare sull’isola deserta.
“Grande libro dei Cocktail”, di Andrea Bertelli.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Dipingendo un quadro molto impegnativo.

La mia occupazione preferita.
Dipingere e suonare.

Il luogo dove vorrei vivere.
Nella fabbrica del cioccolato.

Il colore che preferisco.
L’arancione.

Il fiore che amo.
Il papavero.

Il mio musicista preferito.
Non saprei scegliere, ce ne sono tanti.

Il mio pittore preferito.
Claude Monet.

Il mio piatto preferito.
Nessun piatto… il caffè!

Non sopporto…
L’omofobia.

L’ultima volta che ho pregato.
Tanto tempo fa…

Il giocattolo che ho amato di più.
La “cocòch”.

La disgrazia più grande.
L’assimetria.

L’oggetto a cui sono più legata.
La mia prima chitarra.

Il mio primo ricordo.
Il mio gemello.

Dove mi vedo tra 10 anni.
Dove non lo so, ma sicuramente tanto felice!

Per un giorno vorrei essere…
Un uomo.

Nel mio frigo non manca mai…
La Philadelphia.

Se fossi un animale, sarei…
Un axolotl.

Mi sono sentito orgogliosa di me stessa quando…
Ho sentito per la prima volta le registrazioni delle mie canzoni.

Il mio motto:
“I need flowers, always and always”.

Autore: Alexander Ginestous

Harrison, Strada e…Puccini!

Il cantante e artista Dodicianni, all’anagrafe Andrea Cavallaro, è nato a Rovigo e risiede a Pineta di Laives. Ha all’attivo due album ufficiali: “Canzoni al Buio” e “Puoi tenerti le chiavi”. Artista poliedrico, ha coltivato parallelamente una carriera anche nell’arte contemporanea, riscontrando in pochi anni contatti e produzioni in molte gallerie e festival italiani ed europei. Recentemente è uscito il suo nuovo EP “Lettere dalla lunga notte”.

La cosa che mi piace di più di me.
Le mani.

Il mio principale difetto.
Sono molto vendicativo.

La volta in cui sono stato più felice.
Al concerto di Tom Petty.

La volta in cui sono stato più infelice.
Durante la quarantena.

Da bambino sognavo di diventare…
Ricco.

L’errore che non rifarei.
Una volta ho preso la BreBeMi. 17€ per pochi km. Ancora ci rimugino.

La persona che invidio di più.
Al momento Jack Antonoff, ma anche Ronnie Wood non se la deve passare male…

La persona che ammiro di più.
Gino Strada.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Meglio un disco: ‘Living in the material world’ di George Harrison.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Fare un pieno di benzina verde a Bolzano.

L’ultima volta che ho pianto.
Al concerto di Bob Dylan a Verona, credo.

Il luogo dove vorrei vivere.
Bronzolo, ma anche Aldino spacca!

Il colore che preferisco.
Il verde, ma anche il rosso.

Il mio piatto preferito.
Capesante gratinate.

Il mio musicista preferito.
Giacomo Puccini.

Il mio pittore preferito.
Damien Hirst.

Non sopporto…
Le scarpe bianche.

Dico bugie solo…
Nelle interviste.

La mia paura maggiore.
Morire senza aver lasciato un segno, anche minimo.

L’ultima volta che ho pregato.
All’ultima estrazione della green card. Ma non è andata bene.

Il giocattolo che ho amato di più.
L’action figures di Zack, il Power Ranger nero.

La disgrazia più grande.
Svegliarsi e accorgersi di non essere felici.

L’oggetto a cui sono più legato.
Le Moment da 300mg.

La massima stravaganza della mia vita.
Una volta alla Halloween Parade di Hollywood mi sono vestito da prete pedofilo. Ma agli americani non piace molto scherzare su certi temi, vai te a capirli…

Il mio primo ricordo.
Un gran premio del 1995 sul divano dei miei, tifavo già Williams.

Nel mio frigorifero non manca mai…
La verdura, mia moglie è vegana.

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…
Ho capito che quella che sarebbe diventata mia moglie aveva deciso di passare il resto della vita con me.

Autore: Alexander Ginestous

Salgari, Berlinguer e… Maradona

Guido Margheri, 62 anni, è nato a Firenze ed è “cresciuto” a Milano. Dopo aver girato per l’Italia è arrivato a Bolzano alla fine del 1989. Attualmente lavora alla SAD ed è Presidente di ANPI Alto Adige Südtirol, l’associazione fondata nel 1944 dalle partigiane e dai partigiani come Casa Comune per le cittadine e i cittadini antifascisti, promuovendo la memoria attiva della Resistenza e l’attuazione dei principi fondamentali della Costituzione.

La cosa che mi piace di più di me stesso.
Sono ostinato.

La volta in cui sono stato più felice.
Quando ho realizzato di essere diventato “il Babbo”. 

La volta in cui sono stato più infelice.
La prossima… purtroppo l’infelicità è assoluta. Variano solo i tempi.

Da bambino sognavo di diventare…
Un bibliotecario con tutti i libri del mondo a disposizione.

L’errore che non rifarei.
Diventare adulto troppo presto.

La persona che ammiro di più.
Tantissime. Forse Nelson Mandela.

Un libro da portare sull’isola deserta.
“3 Uomini in barca per non parlar del cane”, di Jerome Klapka Jerome. 

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Viaggiare nello spazio. 

L’ultima volta che ho pianto.
Per fortuna sono ancora capace di commuovermi.

La mia occupazione preferita.
Leggere.

Il paese dove vorrei vivere.
Un mondo senza ingiustizie.

Il colore che preferisco.
Lo spettro intero, ovvero l’arcobaleno.

Il fiore che amo.
La margherita.

Il mio piatto preferito.
Milanese con patate fritte , ma non ho “pregiudizi”.

Il mio musicista preferito.
Il “boss” Bruce Sprengsteen.

Il mio pittore preferito.
Leonardo.

Non sopporto…
I fanatici, e in particolare i razzisti.

La mia paura maggiore.
Diventare cinici e egoisti. 

L’oggetto a cui sono più legato.
La storica edizione annotata delle opere complete di Emilio Salgari.

La massima stravaganza nella mia vita.
Aver rubato il cartello di un consolato, durante un Capodanno.

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…
Berlinguer mi ha stretto la mano per ringraziarci dell’impegno nel movimento per la pace.

Il mio motto.
“È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.” E, ovviamente, anche “chi non mi ama non mi merita”.

Per un giorno vorrei essere.
Diego Armando Maradona (in campo), anche se sono orgogliosamente un “gobbo” nato a Firenze.

Se fossi un animale sarei…
Un gatto o, forse, un elefante.

In volo sulla giostra

Originaria di Shangai (Bolzano), prima di quattro figli(e). In un’altra vita Donatella Trevisan avrebbe voluto osservare gli astri dall’alto di uno ziqqurat, ma in questa invece fa la traduttrice.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
La capacità di sentirmi una con l’universo.


Il mio principale difetto.
La sbadataggine.


La volta in cui sono stata più felice.
In volo sulla giostra delle catene, al Prater di Vienna.


La volta in cui sono stata più infelice.
Tutte le volte che ho assistito a scene di sopraffazione.


Da bambina sognavo di diventare…
Astrofisica.


L’errore che non rifarei.
Giudicare in modo affrettato.


La persona che ammiro di più.
Marco Pannella.


Un libro da portare sull’isola deserta.
Invocazione all’Orsa Maggiore (poesie di Ingeborg Bachmann).


Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Andare in deltaplano.


La mia occupazione preferita.
Guidare ascoltando musica, ballare tango.


Il paese dove vorrei vivere.
Mi sento cittadina del mondo.


Il colore che preferisco.
L’indaco.


Il fiore che amo.
Le rose thea.


Il mio piatto preferito.
Gnocchi di patate con salsa ai carciofi.


Il mio musicista preferito
Non uno, almeno dieci.


Il mio pittore preferito.
Se la giocano Dürer e Botticelli.


Non sopporto…
La mielosità.


La qualità che preferisco in un uomo e in una donna.
L’autenticità.


Dico bugie solo…
Se sono indispensabili.


La mia paura maggiore.
Le sabbie mobili.


Il giocattolo che ho amato di più.
Ho sempre amato i libri, fin da piccola.


La disgrazia più grande.
Perdere l’empatia.


L’oggetto a cui sono più legata.
Al momento, un piccolo astuccio di cuoio morbido giallo.


La massima stravaganza nella mia vita.
Essermi presentata travestita ad un esame universitario.


Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Ho smesso di fumare (purtroppo da poco ho riiniziato).


Il mio motto.
“Anche nell’inverno più profondo si cela un’invincibile estate”.


Il mio primo ricordo…
Fiocchi di neve danzanti nell’aria.


Il mio più grande rimorso.
Non, je ne regrette rien.


Il mio più grande rimpianto.
Nessuno, I did it my way.


Dove mi vedo tra dieci anni.
In riva al mare.


Per un giorno vorrei essere…
Immateriale.


Se fossi un animale sarei…
Un fortunadrago.


L’ultima volta che ho pregato…
In senso classico, mai – altrimenti ogni giorno.