I piedi nella neve

Agostino Accarino ha vissuto fino all’età di 17 anni a San Candido in Val Pusteria. Ho iniziato a lavorare all’Ospedale di Bolzano nel 1976 e successivamente al Sindacato CGIL prima nel settore pubblico ed adesso con il Sindacato Pensionati. Da sempre è un grande appassionato di musica; ha iniziato nelle radio private alla fine degli anni ‘70 per poi passare alla musica suonata come cantante della Spolpo Blues Band ed Ago and Friends. Da 10 anni è co-organizzatore del festival blues internazionale “An evening with the Blues” che si tiene a San Giacomo di Laives.

La cosa di me che mi piace di più.

La curiosità.

Il mio principale difetto.

Avere sempre l’ultima parola.

Il mio momento più felice.

La nascita di mio figlio.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Volare con il deltaplano.

Il luogo dove vorrei vivere.

Alto Adige/Südtirol.

Il mio piatto preferito.

Pustertaler Schlutzkrapfen.

Non sopporto…

Le persone false.

Per un giorno vorrei essere…

Il frontman dei Rolling Stones.

Nel mio frigorifero non manca mai…

La cioccolata.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Sabato scorso.

La prima cosa che faccio al mattino.

Un bacino alla moglie.

Il superpotere che vorrei avere.

Riuscire a cancellare le guerre dal mondo.

La disgrazia più grande.

La perdita di un caro amico.

Il mio ultimo acquisto.

Una E-Bike.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?

La convivenza e l’integrazione.

Amo il mio lavoro perché…

è ricco di soddisfazioni.

L’errore che non rifarei.

Non terminare gli studi.

Il mio motto.

Avere il controllo del proprio tempo.

La mia maggiore paura.

Che non si riesca a vivere in pace.

Il mio primo ricordo.

Con i piedi nella neve a San Candido.

Sulle onde dell’emozione

Bolzanino classe 1975, sposato con Maria e papà di Eleonora (17 anni) e Chiara (8), è un giornalista iscritto all’albo professionale dal 2006 e attivo da 24 anni nel mondo della comunicazione. Attualmente è il responsabile della comunicazione sportiva dell’Atalanta. In passato ha ricoperto i ruoli di responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa di Hellas Verona e FC Südtirol. Prima di specializzarsi nella comunicazione per club calcistici, ha collaborato con testate locali come Alto Adige, RTTR, TCA e NBC.

La cosa che più mi piace di me.
Mi nutro di passioni, emozioni, sentimenti forti. Ogni giorno. E non mi bastano mai.


Il mio principale difetto.
Sono molto permaloso, anche se nego di esserlo.
Il mio momento più felice.
Quando ho conosciuto Mary, mia moglie. Mi ha cambiato la vita. Con lei accanto niente mi fa più paura.

Da bambino sognavo di diventare…
Un giornalista. A 6 anni riempivo quaderni di “articoli”. Per divertimento.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Un viaggio con mia figlia più grande, Eleonora, per chiacchierare assieme. Solo io e lei, senza distrazioni.

Il luogo dove vorrei vivere.
Barcellona. Città che mi trasmette serenità, gioia e spensieratezza.

Il mio piatto preferito.
La torta di patate nonesa. Ma buona come quella di mia nonna non l’ho più mangiata.

Non sopporto…
Quando mi sottovalutano. Ma è il momento in cui do il meglio di me stesso.

Nel mio frigorifero non manca mai…
Il tè alla pesca.

Se fossi un animale sarei…
Un riccio.

Sono stato orgoglioso di me stesso quella volta che….
Ho saputo ricostruire un dialogo con mio papà dopo anni di silenzi.

Dove mi vedo fra 10 anni.
Nel calcio. La passione di una vita e la mia miglior forma di espressione.

Tre aggettivi per definirmi.
Passionale, generoso, emotivo.

Il mio film preferito.
“La ricerca della felicità” di Gabriele Muccino con Will Smith.

Il mio attore preferito.
Denzel Washington.

Amo il mio lavoro perché…
Perché sa regalare emozioni intensissime e uniche per uno come me che vive tutto col massimo trasporto emotivo.

Capire le persone

Andreas Marmsoler è nato nel 1952 in una famiglia numerosa (8 figli). Da piccolo gli piacevano i lavori manuali, a 13 anni si è autocostruito il suo primo basso elettrico. Ha svolto vari mestieri ma in fondo è sempre stato soprattutto un musicista, autodidatta ed eclettico.

La cosa di me che più mi piace di me. 

La calma.

Il mio principale difetto. 

Procrastinare.

Da bambino sognavo di diventare…

Musicista o falegname.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Studiare musica.

Il mio piatto preferito. 

Canederli di ogni tipo.

Non sopporto…

L’arroganza.

Nel mio frigorifero non manca mai…

La Weizen.

Se fossi un animale sarei…

Un delfino.

Sono stato orgoglioso di me stesso quella volta che…

Finii di costruire chitarre a amplificatori.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Ancora qui a suonare.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Litigando con un collega musicista.

La prima cosa che faccio al mattino.

Colazione.

Il superpotere che vorrei avere.

Capire le persone.

Il mio sogno ricorrente. 

Volare.

La mia occupazione preferita. 

Dormire e suonare.

Il mio ultimo acquisto.

Un ukulele che non ho mai suonato.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo? 

Le persone, l’ambiente, il clima.

Amo il mio lavoro perché…

Sono in pensione.

L’errore che non rifarei.

L’elenco sarebbe lungo.

La persona che ammiro di più.

Mia madre.

L’ultima volta che ho pianto. 

In occasione di un lutto.

Il mio motto. 

Rispetto, calma e fiducia.

La massima stravaganza della mia vita.

Suonare con i capelli rasati, occhiali neri e guanti bianchi.

L’oggetto a cui sono più legato. 

I miei strumenti.

Del mio aspetto non mi piace…

La pancia, sta crescendo.

La mia maggiore paura. 

Niente paura.

Il mio colore preferito. 

Il blu marino.

La musica nel sangue

Nei suoi sessant’anni di età Gregor Marini ha collaborato con una serie infinita di musicisti: è difficile trovarne di locali che non abbiano lavorato con lui. Ma nel suo curriculum appaiono nomi anche internazionali che per la maggior parte della “gente comune” sono inarrivabili. Gregor Marini, chitarrista, compositore, arrangiatore e ingegnere del suono, ha girato i palchi di mezzo globo prima di tornare nel suo Alto Adige, dove oggi lavora – naturalmente – nel campo della musica.

Il mio principale difetto.

Essere sapientone.

Il mio momento più felice.

Quando ho smesso di frequentare la scuola.

La persona che ammiro.

Non ammiro persone.

Un libro sull’isola deserta.

Un libro non basterebbe. 

La mia occupazione preferita.

Creare.

Il paese dove vorrei vivere.

Ci vivo già.

Il mio piatto preferito.

Quello tondo.

Non sopporto…

I turisti.

Per un giorno vorrei essere.

Me stesso.

La mia paura maggiore.

Morire in agonia.

Nel mio frigo non mancano…

Un buon bianco secco e del formaggio.

Se fossi un animale sarei.

Estinto.

Mi sono sentito orgoglioso quando…

Ho imparato a nuotare da solo.

Il mio motto.

Non avere un motto.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Quello “Diabolico” di Mario Castelnuovo Tedesco.

Il giocattolo che ho amato di più.

La chitarra.

I miei poeti preferiti.

Bertold Brecht, Hilde Domin, Zbigniew Herbert, Tomas Tranströmer.

I miei pittori preferiti.

Pablo Picasso, Salvador Dalì, Francisco de Goya, Jan Vermeer.

Il dono di natura che vorrei avere.

Un’ottimo senso per gli affari.

Dico bugie solo… 

Quando  non ho voglia di discutere.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Nello stesso posto di adesso ma con 10 anni di cattiveria in più.

Il colore che preferisco.

Il ciano.

L’ultima volta che ho perso la calma.

In autostrada.

Da bambino sognavo…

Di diventare uno dei Beatles.

Autore: Luca Masiello

Musica e tanta cultura

Qui Intervista a Max Carbone. Pubblicista, copywriter, autore televisivo, musicista non professionista, Max Carbone è stato direttore artistico per 8 edizioni di AlpsKlang. Dal 2023 è direttore artistico di “ur-klang/music comes from everywhere”. è membro fondatore della piattaforma online OSKOWEBTV, per la quale cura la rubrica “linee aeree”. Vive con Delia e ha due figli, Alice e Tommaso.

La cosa che mi piace di me.

Le mani, le ho prese da mia madre. Poi riesco a ridere delle mie battute surreali. Sono creativo in cucina, con ottimi risultati. Potrei anche definirmi un soggetto con alta capacità di rimozione, ma è un’attività molto pericolosa perché quello che butti fuori dalla porta rientra dalla finestra.

Il mio principale difetto.

Questo lo lascio dire a chi mi conosce. Potrei dire di essere scarsamente empatico.

Il mio momento più felice.

La nascita dei miei figli. Meno poetica fu quella volta che, sui 15 anni, riuscii, prima del mio amico Fabio, a buttarmi di testa dal terzo trampolino del lido di Merano. Il coraggio me lo feci venire perché passava la ragazzina che mi piaceva.

Le persone che ammiro di più.

Tutte le persone capaci di disciplina, cosa che a me difetta. Anche coloro che hanno la capacità di dire di no.

Un libro sull’isola deserta.

La trilogia del potere di Juenger, Le scogliere di marmo, Heliopolis e Eumeswil  e la trilogia di Valis di Dick. 

La mia occupazione preferita.

Leggere libri e ascoltare musica. Ma più di tutto suonare il mio Fender Jazz con i miei amici musicisti.

Il paese dove vorrei vivere.

Sei mesi a Lizard, in Cornovaglia, e sei mesi a Napoli.

Il mio piatto preferito.

Tutto il pesce, a colazione compreso. Ho un amico che fa i canederli con le sarde, in questo caso resto perplesso e non li ho ancora provati.

Non sopporto…

Tutti i fanatismi. Poi, di sicuro, il fegato e la trippa. 

Per un giorno vorrei essere… 

Colui che è in grado di decidere la sorte di tutti i dittatori. 

La mia paura maggiore.

Le grandi navi, in altre vite sono certamente deceduto in un disastro navale.

Se fossi un animale sarei…

Una rondine, lassù a far casino d’estate con tutte le altre. E poi migrare. 

Mi sono sentito orgoglioso quando…

Forse quando alle elementari la maestra Riva decise di affidarmi il compito di andare col marito a consegnare i regali di Natale alle famiglie dei loro amici. Tornai a casa con una bella mancia, tante monete.

Il mio motto.

è assegnato a Pulcinella: dove c’è una catastrofe c’è sempre una via di uscita.

Il dono di natura che vorrei avere 

L’orecchio assoluto.

La voglia di socializzare

Qui Intervista a Matteo Groppo. Nato a Bolzano nel 1978, è fotografo professionista da circa quindici anni. Dopo la scuola superiore si è trasferito a Bologna e successivamente a Torino, dove ha avuto un incontro che lo ha spinto a iniziare a lavorare per la televisione austriaca “ORF”. Passati cinque anni ha deciso dedicarsi alla fotografia. Ha all’attivo tre mostre a livello nazionale, di cui due fisse, a Lisbona e a Ginevra. è stato premiato nel 2020 tra i primi cinquanta fotografi per il “Sony photography awards”.

La cosa di me che mi piace di più… 

La voglia ed il bisogno di socializzare.

Il mio momento più felice…

Ovviamente è stato quando quasi nove anni fa è nata mia figlia Matilde.

Da bambino sognavo di diventare… 

Un musicista affermato e un campione di basket (…)

Il capriccio che non mi sono mai tolto. 

Purtroppo è il tabagismo.

Il luogo dove vorrei vivere.

Dopo essere vissuto quarant’anni tra le montagne, vorrei stare al mare. Probabilmente mi piacerebbe Vieste.

Il mio piatto preferito.

Sicuramente lo spiegeleier mit speck.

Non sopporto… 

Quando le persone generalizzano su questioni sociali. Ad esempio sui migranti.

Per un giorno vorrei essere…

Spensierato come lo ero da ragazzino.

Tre aggettivi per definirmi. 

Basso, pelato e creativo.

Il mio film preferito.

“I sogni segreti di Walter Mitty”.

Il mio attore preferito.

Alessandro Gassman, sia in teatro che al cinema, ma ne amo tanti soprattutto nella cricca di attori di Salvatores.

Il superpotere che vorrei avere.

La pazienza, e far passare il dolore alle persone a me care.

Il mio sogno ricorrente.

Un incubo: l’esame di maturità. Ne avevo una paura terribile e lo sogno ancora spesso, dopo venticinque anni

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo? 

Di Bolzano apprezzo la facilità di uscire dalla città per trovarmi in posti meravigliosi. C’è l’ imbarazzo della scelta qui!!

Amo il mio lavoro perché… 

Mi permette di rapportarmi con persone eterogeneamente differenti e mi fa scoprire cose che non conosco. Lasciamo però perdere la cronaca nera però, eh!!!

Le persone che ammiro di più sono… 

Sicuramente mia madre e mia moglie, che riescono a supportarmi praticamente sempre.

Le piadine al kamut

Qui Intervista a Francesca Olivetti. E’ nata in marzo nel 1975 a Bolzano. Ha iniziato a muovere i suoi primi passi a Telenuovo Tg Padova, durante il periodo universitario. è giornalista professionista dal 2009 e direttore di Alto Adige Tv dal 2013. Dicono di lei che affronta la vita in maniera naïf, perché va incontro a tutte le situazioni e anche quelle più difficili con il sorriso, ma in realtà è molto sensibile. Ama fare sport, suonare il pianoforte ed essere sempre circondata da persone positive.

La cosa di me che mi piace di più di me.

L’onestà intellettuale.

Il mio principale difetto.

Sono stacanovista sul lavoro.

Il mio momento più felice.

In realtà tutti i giorni… se vanno per il verso giusto.

Da bambina sognavo di diventare…

Giornalista… e con l’impegno e la determinazione il sogno è diventato realtà.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Un viaggio coast tu coast in America con le amiche dell’Università.

La mia occupazione preferita.

Ascoltare tutti.

Non sopporto…

Chi tropopo parla e poco fa.

Nel mio frigorifero non mancano mai…

Le piadine al Kamut.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…

Sono riuscita ad intervistare il Presidente  della Repubblica Giorgio Napolitano.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Che ore sono?

Tre aggettivi per definirmi.

Solare, corretta e ottimista.

Il mio attore preferito.

Al Pacino.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?

L’attenzione, la cura e la tutela del paesaggio.

La persona che ammiro di più.

Mia mamma, per la sua forza, passione, determinazione ed integrità morale.

L’ultima volta che ho pianto.

In un letto d’ospedale mentre tenevo la mano a mio papà che se ne stava andando lentamente.

Il mio motto.

La vita è una ruota che gira, sempre.

L’oggetto a cui sono più legata.

Il mio pianoforte.

Musica e birra artigianale

Qui Intervista a Gregor Wohlgemuth. Nato a Merano, ultimo di tre gemelli, inizia a suonare la tromba all’età di 10 anni. Ha studiato poi nei Conservatori di Trento e Verona, dove si è diplomato. Oltre a vari progetti barocchi, ha suonato con l’orchestra di fiati Symphonikwinds e la Brass Band Pfeffersberg, passando quindi all band “Vino Rosso”. Con l’amico Alexander Stolz ha fondato il birrificio Hubenbauer e da anni è presidente dell’associazione “Südtiroler Handwerksbrauereien”. Gregor è mastro birraio e sommelier, oltre che educatore, insegnante e musicista.

La cosa che più mi piace di me.

Quando faccio una cosa cerco di farla al meglio.

Il mio principale difetto.

Sono troppo buono.

Il mio momento più felice.

Sul palco, in birrificio, su una montagna.

Le persone che ammiro di più.

Mia mamma (papà non c’è più) e Alexander Stolz.

Un libro da partare sull’isola deserta.

“Arban – scuola per tromba”: non sarei niente senza la tromba.

La mia occupazione preferita.

Degustare birre nuove con amici scelti.

Il paese dove vorrei vivere.

In Irlanda.

Il mio piatto preferito.

Tanti. Però la cucina italiana…

Non sopporto…

L’invidia.

Per un giorno vorrei essere.

Il Papa.

La mia paura maggiore.

La noia.

Se fossi un animale sarei…

Un Husky.

Mi sono sentito orgoglioso quando…

Lo sono quando finisco una cosa fatta per bene.

Il mio motto.

“Tratta gli altri come vuoi essere trattato tu”.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Fare quello che voglio io.

Il giocattolo che ho amato di più.

Playmobil.

Il mio poeta preferito.

Paolo Coelho.

Il mio pittore preferito.

Harry Reich. 

Il dono di natura che vorrei avere.

Far felice tutti.

Dico bugie solo…

Per proteggere qualcuno.

L’ultima volta che ho perso la calma.

In autostrada.

Da bambino sognavo…

Una vita cosi.

Autore: Luca Masiello

Viaggiare nel tempo…

Nata a Bergamo ma a Bolzano da 20 anni, Gaia Carroli è la Direttrice del Teatro Cristallo di Bolzano. Laureata in Beni Culturali con una tesi in Storia della Fotografia, è madre di tre figli, appassionata tennista, ama leggere, viaggiare, fare cappellini di lana, lavorare la ceramica e guardare vecchi film. Viene spesso avvistata in città mentre cammina ascoltando musica con le cuffiette sempre con il sorriso sulle labbra.

La cosa che più mi piace di me.

La capacità di sapermi rialzare dopo una caduta.

Il mio principale difetto.

Sono “abbastanza” disordinata.

Il mio momento più felice.

La nascita dei miei figli.

Da bambina sognavo di diventare…

Una cantante pop, sogno che ancora coltivo sotto la doccia e mentre cucino.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Da appassionata tennista, andare a vedere un torneo del Grande Slam.

Il luogo dove vorrei vivere.

Non importa dove, purché al caldo e con vista mare.

Il mio piatto preferito

Spaghetti alle vongole.

Non sopporto…

L’arroganza.

Per un giorno vorrei essere…

Audrey Hepburn in Vespa con Gregory Peck in “Vacanze romane”.

Nel mio frigo non manca mai…

Una bottiglia di prosecco bello fresco.

Tre aggettivi per definirmi.

Solare, romantica, ironica.

La prima cosa che faccio al mattino.

Il caffè, rigorosamente con la moka.

Il mio film preferito.

“Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci.

Il superpotere che vorrei avere.

Poter viaggiare nel tempo.

Il mio ultimo acquisto.

Una racchetta da tennis.

Amo il mio lavoro perché…

Perchè lavorare in teatro significa vivere mille vite diverse, che iniziano ogni sera quando si apre il sipario.

La persona che ammiro di più.

La mia nonna paterna, che mi ha insegnato a sorridere sempre alla vita.

L’ultima volta che ho pianto.

L’altra sera, guardando il finale di un vecchio film francese.

Il mio motto.

Da brava bergamasca, non può essere che “mola mia”, che nel mio dialetto significa grossomodo “stay strong”.

L’oggetto a cui sono più legata.

Un libro che non smette mai di insegnarmi cose, “Domani nella battaglia pensa a me” di Javier Marias. 

Se fossi un animale sarei…

Una farfalla colorata.

Autore: tam

Una soprano di successo

Qui Intervista a Martina Bortolotti von Haderburg. Dopo gli studi al Conservatorio di Milano, all’Accademia della Scala e ancora all’Università di musica e spettacolo di Monaco di Baviera, la soprano Martina Bortolotti von Haderburg, nata a Bolzano e ora residente a Salorno, ha iniziato la propria attività esibendosi anche con direttori del calibro di Riccardo Muti e registi come Franco Zeffirelli. Per lo più presta il proprio canto in opere e operette tedesche ed italiane.  A breve sarà pure impegnata in una tournée a Seul.

La cosa che più mi piace di me. 

L’energia.

Il mio principale difetto.

La curiosità.

Il mio momento più felice. 

Con la famiglia, con la natura e con la musica.

Le persone che ammiro di più.

I miei genitori.

Un libro sull’isola deserta.

Un manuale di sopravvivenza oltre a fogli bianchi e una penna, per scrivere il mio primo libro.

La mia occupazione preferita.

Cantare.

Il paese dove vorrei vivere.

Il mio.

Il mio piatto preferito.

La pizza.

Non sopporto.

La violenza.

Per un giorno vorrei essere… 

Un uomo.

La mia paura maggiore. 

La guerra.

Nel mio frigo non mancano…

Frutta e verdura.

Se fossi un animale sarei…

Una balena.

Mi sento orgogliosa…

Quando faccio bene il mio lavoro.

Il mio motto. 

Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo.

Il capriccio che non mi sono mai tolta. 

Un viaggio nello spazio.

Il giocattolo che ho amato di più.

Il mio Teddybär.

I miei poeti preferiti.

Rilke, Quasimodo, Verlaine, Merini, Wilde.

I miei pittori preferiti.

Amadeus Bortolotti, Leonardo da Vinci, Schiele, Chagall.

Il dono di natura che vorrei avere. 

Mi accontento di quelli che ho e cerco di curarli.

Dico bugie solo…

Sotto tortura.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Spero di esserci e di stare in salute.

I colori che preferisco.

Rosso, blu e oro.

L’ultima volta che ho perso la calma.

La perdo quando sono stanca o affamata.

Da bambina sognavo…

Lo spazio e la luce.

Autore: Daniele Bebber