La calma dello scatto

QuiIntervista a Hannes Hell. Nato a Merano, lavora come event manager per la Libera Università di Bolzano, per la quale ha organizzato le conferenze scientifiche più importanti dell’Alto Adige, facendoci così conoscere in oltre 100 paesi nel mondo. Nei momenti liberi trova equilibrio nella fotografia – arte che lo ha visto rappresentato più volte in pubblicazioni e mostre internazionali – oppure in sella alla sua moto.

La cosa che mi piace di me.

Il fatto di venir considerato un po’ “orso”, a un primo impatto…

Il mio principale difetto.

Venir considerato – ogni tanto – un po’ “orso” al secondo impatto…

Il mio momento più felice.

Troppi, per costringerli in scaletta.

La persona che ammiro di più.

Tutti coloro che hanno scelto di crearsi una vita seguendo la loro più grande passione.

Un libro sull’isola deserta.

“Sumo” di Helmut Newton: date le misure che ha, lo userei come zattera…

La mia occupazione preferita.

Perdermi in città sconosciute alle 5 del mattino, con la mia macchina fotografica.

Il paese dove vorrei vivere.

Mi sarebbe piaciuto rimanere a vivere a Vancouver, in Canada.

Il mio piatto preferito.

Lo preferisco rotondo, in ceramica. Se magari c’è una carbonara sopra, meglio ancora!

Non sopporto…

La sabbia nel costume.

Per un giorno vorrei essere…

Stupido, perché dicono sia come essere morti: se ne accorgono solo gli altri.

La mia paura maggiore.

Di correre troppo in moto.

Se fossi un animale sarei…

L’idea dell’orso non era male…

Mi sono sentito orgoglioso…

Quando sono arrivato a destinazione dopo 3 giorni in canoa nei laghi finlandesi.

Il mio motto.

Vorrei la forza per cambiare le cose che posso cambiare, vorrei la pazienza per lasciar stare le cose che non posso cambiare, ma soprattutto la saggezza per riuscire a distinguere tra le due.

Il dono di natura che vorrei… 

Ce l’ho già: calma e pazienza.

Dico bugie solo…

Per non dover discutere con quelli che la verità non la sopporterebbero.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Qui, a chiedermi dove mi vedo fra dieci anni…

Il colore che preferisco.

È la sua assenza: bianco e nero.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Non me la ricordo.

Da bambino sognavo… 

Di poter volare: facevo tre passi, saltavo e sognavo di poter volare facendo movimenti di nuoto. Purtroppo le leggi della fisica non erano d’accordo…

Autore: Luca Masiello

La vita a modo mio

Qui Intervista a Adina Guarnieri, classe 1987. Cresciuta a Egna, ha studiato slavistica, storia dell’arte e conservazione dei beni culturali a Innsbruck e Trento. Lavora come free lance in ambito culturale e ha pubblicato svariati saggi sulla storia dell’Alto Adige nel 20° secolo. Adora l’arte e i gatti, fare birdwatching e andare al mare.

La cosa che mi piace di più di me.
La perseveranza nelle cose a cui tengo.

Il mio principale difetto.
La perseveranza nelle cose a cui non dovrei tenere.

Da bambina sognavo di diventare… 
Pensionata: pensavo fosse un mestiere.

La persona che invidio di più.
I miei gatti, quando suona la sveglia e loro stanno sotto il piumino.

La persona che ammiro di più.
Mia nonna Amalia, che a 90 anni ha ancora molta voglia di guardare avanti.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, forse riuscirei a finirlo.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Un viaggio in Islanda.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Sulla ciclabile.

La mia occupazione preferita.
Lo ammetto: il dolce far niente.

Il fiore che amo.
Preferisco le piante grasse.

Il piatto preferito.
La pizza!!! 

Il mio musicista preferito.
Ne ho tanti, ma Neil Young e Syd Barrett sono tra i primi in lista.

Non sopporto…
La musica di Ligabue (scusate…).

La mia paura maggiore.
I ragni: piccoli, grandi, vivi, morti.

Il giocattolo che ho amato di più.
Il mio orsacchiotto Otto. Quando mia mamma lo metteva in lavatrice non mi muovevo dall’oblò.

La massima stravaganza della mia vita.
I gioielli, grandi e appariscenti.

Per un giorno vorrei essere…
La regina Elisabetta.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Burro e acciughe sott’olio.

Se fossi un animale, sarei…
Un germano reale.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Mi sono messa in proprio.

Autrice: Caterina Longo

Pienezza di vita

Ulderico Squeo, dirigente in pensione, vive a Bolzano, è felicemente sposato con Silvana, è padre di due figli e nonno del piccolo Diego. È stato nel Consiglio Direttivo del Gruppo Comunale AIDO di Bolzano per tre mandati quadriennali consecutivi, ed è tuttora volontario dell’associazione. Dall’inizio del 2022 fa parte del Consiglio Direttivo del Centro culturale S. Giacomo. Amante degli sport all’aria aperta: recentemente ha percorso con la figlia Stefania un tratto della Via Francigena e del Cammino di San Giacomo in Alto Adige.

La cosa che mi piace di più di me.
Il mio self control.
Il mio principale difetto.
Sono testardo, un po’ prolisso e anche un po’ logorroico.
La volta che sono stato più felice.
Il giorno del mio matrimonio e quando sono nati i miei due figli.
La volta che sono stato più infelice.
Il giorno in cui ho perso mio padre alla tenera età di sette anni.
Da bambino sognavo di diventare…
… un falegname.
La persona che ammiro di più.
Papa Francesco, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente.
Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Comprarmi una barca a vela.
La mia occupazione preferita.
Mi piace scrivere qualsiasi cosa, dovunque (messaggio, email, cartolina, lettera, racconto, ecc.)… sono un grafomane?!
La stagione preferita
L’inverno.
Il mio musicista preferito.
Paolo Fresu….amo il jazz.
Il mio pittore preferito.
Caravaggio.
Non sopporto…
Chi trasgredisce le regole, specialmente quelle del Codice della strada…a cominciare dai pedoni!
Il giocattolo che ho amato di più.
Il traforo.
La disgrazia più grande.
La guerra: assurda, insensata, inutile…produce solo distruzione e morte.
L’oggetto a cui sono più legato.
Il mio orologio da polso.
La massima stravaganza della mia vita.
Un viaggio a Capo Nord a bordo di un autobus di linea, trasformato in camper con alcuni amici.
Il mio motto:
“Estote parati” (state pronti) è il motto dei Boy Scouts, che ho sempre avuto fin da ragazzo.

L’amore per il prossimo

Qui Intervista a Ivan Pierotti , personaggio poliedrico che muove i primi passi come Ufficiale dell’esercito passando per molti altri settori, Ivan Pierotti si dedica poi all’attività sanitaria Dopo alcuni anni di servizio in area critica, soccorso aereo internazionale ed altri cinque anni di Università a Bologna, ha aperto Medical Center Merano, una struttura privata con una visione nuova nel contesto sanitario. Ad oggi, tra i vari progetti, si occupa di sostegno umanitario in vari Paesi colpiti dalla guerra.

La cosa che mi piace di me.
Non sono molto autocelebrativo e difficilmente sono soddisfatto di me.

Il mio principale difetto.
Non sono capace di dimenticare chi fa un torto: a me o agli altri.

Il mio momento più felice.
Quando ho potuto abbracciare mio figlio in Terapia intensiva, sapendo che sarebbe tornato a casa.

La persona che ammiro.
Malvina: perché oltre ad essere tutto quello che si può volere da una moglie è un’ottima professionista e la persona più onesta che conosca.

Un libro da portare sull’isola deserta.
“Hagakure” di Yamamoto Tsunetomo: anche leggendolo mille voltescopriremmo sempre qualcosa di nuovo su noi stessi.

La mia occupazione preferita.
Il lavoro, perché è una continua ricerca, un confronto con se stessi, per superare le difficoltà e trovare soddisfazione nel far stare bene gli altri. 

Il paese in cui vorrei vivere.
Un paese semplice, con persone pacifiche e disposte a vivere per la società prima che per se stessi. Se lo conoscessi ci sarei già.

Non sopporto…
Arroganza, ipocrisia e falsità. Ma forse più di tutto non sopporto la stupidità.

Per un giorno vorrei essere…
Una persona dall’intelligenza superiore, per vedere le cose da prospettive diverse e comprendere quello che oggi non riesco. 

La mia paura maggiore.
Il tempo: che si esaurisca quando ancora non sono soddisfatto di me.

Sono orgoglioso quando…
Ogni volta che metto il bene collettivo davanti al mio.

Il mio motto.
“Le persone forti si fanno valere ma le persone più forti si battono per gli altri”. 

Dove mi vedo fra dieci anni.
In viaggio “on the road” con la famiglia.

L’ultima volta che ho perso la calma.
La perdo ogni volta che vedo la mancanzadi rispetto.

Da bambino sognavo…
Di diventare un pilota. Poi ho capito che non è dal cielo che si possono affrontare i problemi ma con i piedi ben piantati a terra in mezzo alle persone. 

Il silenzio in montagna

QuiIntervista a Mauro Marchi, bolzanino con una permanenza a Bologna nel periodo universitario, padre di Sara e Pietro. Di professione bancario, impegnato da sempre nel sociale: dal 2014 presidente del Consultorio Familiare Kolbe ed incaricato a seguire le vicende di Azienda Energetica e successivamente in Alperia spa.

La cosa di me che mi piace di più.
Saper gestire le responsabilità e ascoltare gli interlocutori.

Il mio momento più felice.
Quando nacquero i nostri figli Sara e Pietro.

Da bambino sognavo di diventare…
Un’astronauta…  Ricordo che a Natale mi regalarono l’Apollo 11 in scala, con cui Armstrong & C. atterrarono sulla Luna.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Viaggio in Argentina e Terra del Fuoco per ripercorrere il cammino che fecero i mie nonni emigrati.

La mia occupazione preferita.
Trekking in montagna, silenzio, fatica e stupore che accompagnano le camminate in solitaria e/o in compagnia.

Il luogo dove vorrei vivere.
Ogni località a qualsiasi latitudine mi attrae… ma torno poi volentieri in Alto Adige Suedtirol. 

Il mio piatto preferito.
La parmigiana di melanzane ed un piatto tipico marchigiano, i vincisgrassi.

Non sopporto…
I ritardatari cronici.

Per un giorno vorrei essere…
Un’aquila, per ammirare dall’alto ciò che ci circonda e planare.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Formaggi, verdure varie e yogurt.

Se fossi un animale sarei…
Un cavallo.

L’ultima volta che ho perso la calma.
La perdo quando non si riconosce la buona fede.

La prima cosa che faccio al mattino.
Leggere i quotidiani online.

Il mio film preferito.
Faccio fatica a sceglierne uno tra “L’attimo fuggente” e “La grande bellezza”.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?
La natura.

Amo il mio lavoro perché…
Mi ha consentito di crescere professionalmente.

Le persone che ammiro di più sono…
Tutti coloro che donano parte del proprio tempo agli altri.

Il mio motto.
Ama la verità ma perdona l’errore.

Il mio primo ricordo.
In vacanza con i nonni a Tret in Val di Non.

Buonanotte Fiorellino

Qui Intervista a Andrea Pizzini, nato a Salorno nel 1977 e diplomato alla scuola di cinema ZELIG di Bolzano. Dal 2001 al 2010 ha lavorato come documentarista realizzando vari lavori in Sudamerica, Africa e Australia. Dal 2011 al 2020 ha vissuto ad Anversa lavorando come fotografo. Nel 2021 è tornato a vivere in Alto Adige. Durante la pandemia ha realizzato il progetto “Wellenbrecher” all’interno della terapia intensiva di Bolzano.

La cosa di me che mi piace di più.
Non mollare mai.

Il mio principale difetto.
Non mollare le cose che dovrei mollare 🙂

Il mio momento più felice.
La prima volta che i miei due bimbi hanno giocato assieme.

Da bambino sognavo di diventare…
Astronauta. 

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Mangiare la cioccolata.

Per un giorno vorrei essere…
Uno scienziato di fisica quantistica.

Sono stato fiero di me quella volta che…
… a 29 anni ho mollato tutto e tutti per ricostruire la mia vita da zero.

La prima cosa che faccio al mattino.
Mi faccio un cappuccino.

I miei film preferiti.
Interstellar, Arrival e Contact.

Il superpotere che vorrei avere.
Viaggiare attraverso l’universo. 

Il mio sogno ricorrente.
Una volta all’anno rivivo gli esami a scuola. Un orrore!

La mia occupazione preferita.
Leggere, leggere e leggere.

Il mio ultimo acquisto.
Una mountain bike. 

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?
Che ogni stagione è bella. 

Amo il mio lavoro perché…
… mi permette di conoscere mondi nuovi.

L’errore che non rifarei.
Comunicare troppo sui social network.

L’ultima volta che ho pianto.
Quando ho avuto un burn-out tremendo.

Il mio motto.
Non credere in nulla, ma provare tutto!

La massima stravaganza della mia vita.
Licenziarmi da un lavoro ben pagato per andare a camminare in Amazzonia.

L’oggetto a cui sono più legato.
Nessuno, non ho niente a cui sono legato.

Il mio primo ricordo.
La canzone “Buonanotte Fiorellino” sentita in una stanza d’albergo a Venezia.

Una vita “green”

Qui Intervista Elisa Nicoli (@eco.narratrice), una green influencer e green content creator per i social. Ha finora pubblicato 10 libri a tematica ambientale e realizzato numerosi documentari, sia come videomaker che come regista. È anche una docente di realizzazione video con lo smartphone. E’ nata a Bolzano e – dopo diversi anni trascorsi fuori regione (e fuori Italia) – recentemente è tornata a vivere nel capoluogo altoatesino.

La cosa di me che mi piace di più.
La determinazione. Il non mollare mai.

Il mio principale difetto.
La testardaggine di volere esattamente quello che voglio quando lo voglio.

La mia occupazione preferita.
Camminare nella natura selvaggia.

Il luogo dove vorrei vivere.
Bolzano, se solo i prezzi delle case non fossero inarrivabili per i locali. Questo enorme problema mi costringerà ad andarmene.

Per un giorno vorrei essere…
Leggera e spensierata.

Nel mio frigorifero non mancano mai…
Tonnellate di verdure biologiche sfuse e di stagione.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…
Ho finalmente cambiato nome al mio profilo sui social (da @autoproduco a @eco.narratrice)

Dove mi vedo fra dieci anni.
In una casa passiva di legno.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Quando una sconosciuta su Vinted (piattaforma per vendere e comprare online) mi ha rifilato un paio di jeans coi buchi, sostenendo che erano partiti “come nuovi” (e me li sono dovuti tenere bucati).

La prima cosa che faccio al mattino.
Mi lamento perché ho sonno.

Il superpotere che vorrei avere.
Salvare l’umanità (e molte specie animali e vegetali) dall’imminente sesta estinzione di massa.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?
La possibilità di acquistare senza alcuno sforzo tutto sfuso e bio.

Amo il mio lavoro perché…
Posso fare esattamente quello che voglio, quando voglio. Il mio lavoro è strettamente legato alla mia vita. In modo produttivo e positivo!

La persona che ammiro di più.
Chi riesce a non soffrire della sindrome dell’impostore.

La mia maggiore paura.
Stare male in un luogo pubblico, in mezzo a sconosciuti.

Il mio colore preferito.
Verde céladon (più che colore preferito, credo sia proprio una malattia…)

Il mio primo ricordo.
Io che corro con una Sprite in mano al mare. Era la mia bevanda preferita di quando ero piccola… adesso non riesco più a bere bevande gasate e dolci!

La dottoressa – atleta

QuiIntervista a Valentina Vecellio, 1 Dan di Yoseikan Budo, atleta di corsa in montagna, Mtb, maratoneta, triatleta, autrice di tre libri, timoniera di dragon boat, coordina in qualità di istruttrice certificata in attività motoria oncologica clinica Ott la “Terapia del movimento per pazienti oncologiche della Ginecologia” all’Ospedale di Merano e la riabilitazione delle donne reduci dal tumore al seno.

La cosa che più mi piace di me.
Tre C: costanza, curiosità e coerenza.  

Il mio principale difetto.
L’eccessiva autoanalisi.

Il mio momento più felice.
La mia festa di matrimonio e il viaggio di nozze con mio marito Walter.

La persona che ammiro.
La mia cara mamma, che mi guarda dal cielo.

Un libro sull’isola deserta.
“Yellowstone Wolves: science and discovery in the World’s First National Park” su come la reintroduzione dei lupi – dalla cui socialità l’essere umano ha solo da imparare – abbia dato nuova vita al Parco Nazionale di Yellowstone (USA).

La mia occupazione preferita.
Fotografare in natura, in compagnia del mio fido pastore tedesco.

Il paese dove vorrei vivere.
L’Italia, perché è il paese più bello del mondo. Non basta una vita per scoprirla.

Non sopporto… 
L’indifferenza, la supponenza e l’antropocentrismo di questi tempi.

Per un giorno vorrei essere.
Samantha Cristoforetti.

Nel mio frigo non mancano…
Verdura, yogurt e agrumi.

Se fossi un animale sarei…
Una lupa.

Mi sono sentita orgogliosa..
Lo sono stata molte volte durante la mia carriera sportiva, accademica e professionale, in particolare alla discussione pubblica della mia tesi di Master in Comunicazione medico-scientifica all’Università La Sapienza di Roma, in presenza della mia famiglia, di professori e colleghi, valutata con 110 e lode, borsa di studio e pubblicazione.  

Il mio motto.
Non mettere limiti ai tuoi sogni, ma proteggili dal primo raggio di sole.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Un volo biposto in parapendio.

Il giocattolo che ho amato di più.
Big Jim, per le sue doti atletiche e i suoi equipaggiamenti tecnico-sportivi.

I miei poeti preferiti.
Hermann Hesse, Lord Byron e Goethe.

I miei pittori preferiti.
Leonardo da Vinci e Gustav Klimt.

Non sopporto…
Le chiacchiere.

Dico bugie solo…
A fin di bene.

Dove mi vedo fra dieci anni
Dove mi portano il cuore e le mie passioni.

Autore: Luca Masiello

Il direttore d’orchestra

Roberto Federico è un musicista e direttore d’orchestra siciliano che nel 2000 si è trasferito in Alto Adige per insegnare presso la scuola di musica “Vivaldi” di Bolzano come docente di viola e violino. Sposato con Antonella ha due figli, Giuseppe ed Alessia. È consigliere della Comunità Comprensoriale del Burgraviato, componente del CdA dell’Ente di gestione Kurhaus e teatro Puccini di Merano e presidente del Circolo culturale “La Quercia” di Lagundo. Dalla sua fondazione dirige la Merano Pop Symphony Orchestra.

La cosa che mi piace di me.
La sincerità e la responsabilità nell’affrontare tutto ciò che la vita mi riserva.

Il mio principale difetto.
Essere a volte troppo impulsivo.

Il mio momento più felice.
Il giorno della nascita dei miei figli.

La persona che ammiro.
Mia moglie Antonella, mi supporta e mi “sopporta”, sin dal primo momento che ci siamo conosciuti.

Un libro sull’isola deserta.
In realtà questo non è stato scritto ed il titolo è: “La pace nel Mondo”.

La mia occupazione preferita.
Fare l’insegnante.

Il paese dove vorrei vivere.
Sempre in Italia! Il Paese più bello del mondo.

Il piatto preferito.
Linguine con zucchine, fritte con olio d’oliva della Valle del Belice e gamberi di Mazara del Vallo.

Non sopporto…
La falsità, e in giro ce n’è abbastanza.

Per un giorno vorrei essere. 
Federico II di Svezia Re di Sicilia. Vorrei far ritornare anche per un giorno la mia terra allo splendore del passato.

La mia paura maggiore.
Non vedere crescere i miei figli.

Nel mio frigo non mancano…
Nutella e Coca Cola.

Se fossi un animale sarei.
Un Rottweller: duro fuori, ma morbido dentro. Proteggo le persone a me care e non solo.

Mi sono sentito orgoglioso…
Il giorno della mia laurea in viola, lo strumento della mia vita.

Il mio motto.
Un animo onesto quando viene offeso si irrita più del normale.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Un viaggio negli Stati Uniti con la mia famiglia.

Il giocattolo che ho amato di più.
Un binocolo: mi piaceva guardare “lontano”…

Il dono di natura che vorrei avere.
La calma assoluta, ma so che non è pane per i miei denti.

Dico bugie solo… 
Le bugie hanno le gambe corte, ma preferisco rischiare se queste potrebbero portare per esempio ad un gesto di pace.

Dove mi vedo fra dieci anni.
Spero nella mia casetta (in verità di mia moglie) in riva al mare di  Torretta Granitola (TP).

Il colore che preferisco 
Verde (speranza: l’ultima a morire).

L’ultima volta che ho perso la calma.
Meglio lasciare stare, ma è successo un mesetto addietro.

Da bambino sognavo… 
Di diventare un direttore d’orchestra.

Con il “Gandhi” nel cuore

Qui Intervista a Valeria Garzisi, la storica bidella dell’istituto Gandhi di Merano. Chi negli ultimi 26 anni ha frequentato quella scuola, di certo non può non avere un piacevole ricordo di lei. Oggi è felicemente in pensione e dedica il tempo alle sue gioie più grandi: i suoi nipotini. Ama trascorrere le giornate con le sue amiche, fare delle belle passeggiate e fare volontariato.

Il tratto principale del mio carattere.
L’ottimismo.

La cosa che più mi piace di me.
L’altruismo.

Il mio principale difetto. 
Sono permalosa.

L’incontro che mi ha cambiato la vita.
Mia suocera, perché mi ha presentato mio marito.

La volta in cui sono stata più felice.
Alla nascita delle mie figlie.

E più infelice…
La perdita dei miei genitori. 

Da bambina sognavo di diventare…
Infermiera.

L’ultima volta che ho pianto.
L’ultima volta che ho guardato le notizie della guerra in Ucraina.

Non sopporto…
L’arroganza e la cattiveria delle persone.

Il giocattolo più amato.
La mia bambola Angelita. 

Il cantante preferito.
Gianni Morandi.

La mia paura maggiore.
La guerra. 

L’oggetto a cui sono più legata.
Un orsetto di peluche regalato dal marito.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Sono andata in pensione dopo 42 anni di lavoro.

Dove mi vedo tra dieci anni. 
A Merano in perfetta salute. 

Se fossi un animale sarei…
Un uccellino libero.

In famiglia mi chiamano.
Ieia.

Il capriccio che non mi sono mai tolta. 
Andare a Ischia. 

La mia occupazione preferita. 
Fare la nonna.

La canzone che canto sotto la doccia. 
“Brutta” di Alessandro Canino. 

Per un giorno vorrei essere…
Alle Maldive, ma senza prendere l’aereo… con il teletrasporto.

Il mio primo ricordo… 
In Abruzzo nel mio paese a Celenza sul Trigno, con i miei cugini.

Di Merano apprezzo…
I giardini.

Di Merano non mi piace…
L’immondizia che si trova in giro. 

L’ultima volta che ho perso la calma…
Parlando con i novax. 

Del mio aspetto non mi piacciono…
I capelli. 

Il dono di natura che vorrei avere. 
Essere alta e magra.

Autrice: Chiara Caobelli