Un’estate tuttinsieme

Giochi, nuove scoperte, divertimento per tutte le età e soprattutto tantissimi momenti per stare insieme e fare nuove conoscenze: è stata un’estate intensissima quella organizzata dal Centro Don Bosco di Laives, che tra le attività dell’Estate Ragazzi, del Grest e dei Campi Tenda e molto ancora non si è mai fermata. Foto del Centro Don Bosco.

Canederli insieme

Si chiude con la Sagra dei Canederli Estate Insieme, il ricchissimo calendario di eventi che il Club della Visitazione ha portato avanti quest’estate. Gli eventi hanno fatto parte della rete di comunità On Lovera.
Gli scatti fotografici sono di Shakira Casin COOLtour.

Disuguaglianze, povertà e crisi climatica

INSERZIONE PUBBLICITARIA – L’impennata dei prezzi dei generi alimentari causata dal conflitto in Ucraina sta portando alla disperazione molte popolazioni africane, già provate dalle conseguenze della pandemia degli ultimi anni. A questo si sommano siccità e inondazioni causate dal cambiamento climatico, che minacciano i raccolti di cui ci sarebbe un bisogno più urgente. A destare preoccupazione è soprattutto il Corno d’Africa, dove quasi un terzo della popolazione soffre la fame, e fra questi 10 milioni di bambini.

La bocca di Ana è chiusa, e lei parla poco. Sono i suoi occhi a raccontare di quanto sia tragica la realtà in cui le persone muoiono di fame e di sete. Tutto intorno a lei le ricorda queste sofferenze: il marito che per periodi sempre più lunghi si assenta da casa in cerca di pascoli; i fratelli che hanno venduto tutti i capi di bestiame per non vederli morire; i figli delle amiche che vengono ricoverati in ospedali di fortuna, e il bambino che porta in braccio: debole e infreddolito nonostante le torride temperature africane.
Qui la situazione è drammatica per tutti, ma sono i più piccoli a subire le conseguenze peggiori.
Spesso i bambini conoscono la fame ancor prima di nascere, nel grembo asciutto di giovani madri a loro volta malnutrite. In molti non raggiungono il quinto anno di vita, e chi sopravvive sviluppa frequentemente ritardi nella crescita, come mostrano i corpi troppo magri per l’altezza o per l’età anagrafica.
Il programma di alimentazione mondiale (WFP) stima che nei Paesi del Corno d’Africa, 1 bambino su 3 presenti danni fisici e cognitivi irreversibili, per la carenza di cibo nella prima fase di vita. Sono invece 15 milioni (Onu) le persone che soffrono la fame in questa regione, e il numero è in preoccupante aumento.
Anche Ana è parte di questa statistica, ma la sua storia come altre non fa rumore. “La fame è una tragedia silenziosa”, ha ricordato Franz Kripp, direttore della Caritas, descrivendo la drammatica situazione di molte popolazioni africane, all’avvio della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi ‘La fame non fa ferie’.

Le crisi globali si abbattono su una situazione già precaria
In molti Paesi a sud del Sahara, da tempo afflitti da insicurezza alimentare, la situazione si sta aggravando per la combinazione di diversi fattori esplosivi. Alla crisi economica legata alla pandemia del coronavirus, si somma una profonda crisi umanitaria innescata dalla peggiore carestia degli ultimi decenni. Preoccupa maggiormente l’innalzamento incontrollato dei prezzi dei generi alimentari di base, che sta affamando le popolazioni in molti stati. Il conflitto in Ucraina non fa che aggravare questa situazione, poiché molti Paesi africani sono fra i maggiori importatori di prodotti come grano, mais e olio, che oggi risultano inaccessibili per via dei blocchi dei porti da parte di Mosca e per la povertà dilagante. Eventi climatici estremi non fanno che peggiorare la situazione: siccità prolungate alternate a piogge improvvise impediscono alle colture di giungere a maturazione, e le famiglie che vivono principalmente di agricoltura di sussistenza si trovano a non avere nulla da mangiare. Anche i piccoli allevatori, come la famiglia di Ana, costretti a cercare pascoli fertili in luoghi sempre più remoti, si trovano spesso obbligati a vendere tutti i capi di bestiame per miseri guadagni, o ad abbattere i pochi animali sopravvissuti per riuscire a sfamare, anche se per brevi periodi, le proprie famiglie. Regioni come il Corno d’Africa pagano inoltre un prezzo ancora più alto per via di disordini interni, come ad esempio la guerra fratricida del Tigray al confine fra Etiopia ed Eritrea, che provoca ulteriori solitudini e sofferenze.

Un piccolo aiuto con grandi ricadute
Per far fronte a questa emergenza umanitaria e ambientale, è necessario intervenire subito e su più livelli. La Caritas diocesana di Bolzano e Bressanone è da tempo attiva in vari Paesi dell’Africa subsahariana, in Etiopia, Eritrea, Kenya, Mozambico, ma anche Uganda, Senegal, Madagascar e Repubblica Democratica del Congo, con numerosi progetti che puntano specialmente sulla promozione delle donne e sull’emancipazione delle nuove generazioni dalle condizioni climatiche spesso avverse.
“Nel corso degli anni, e grazie alla lunga collaborazione con i nostri partner sul territorio, abbiamo organizzato corsi di formazione rivolti ai piccoli agricoltori, per promuovere ad esempio, la coltivazione di varietà resistenti alla siccità, per diffondere tecniche di agricoltura irrigua e non più legata alla stagionalità delle piogge, per concimare il terreno in autonomia rendendolo più fertile. Abbiamo inoltre sostenuto gruppi di muto aiuto, sia fra contadini che fra le donne. La solidarietà del gruppo infatti, rende le persone più indipendenti dall’aiuto esterno, e permette un minimo di sviluppo imprenditoriale grazie a programmi di micro credito”, racconta Sandra D’Onofrio, responsabile del servizio Mondialità della Caritas, che accompagna i progetti all’estero.
Contrastare l’insicurezza alimentare, è infatti un’attività che necessità di una visione sul lungo periodo, e in questa direzione guardano i progetti della Caritas, cercando di tenere insieme sia aspetti di emergenza umanitaria che quelli legati alla necessità di uno sviluppo locale sostenibile. “È però solo grazie alla generosità di molti altoatesini che continuano, oggi come ieri, a sostenere il nostro lavoro, che possiamo dare una speranza a famiglie esasperate dalla miseria e dalla povertà” afferma il direttore della Caritas Franz Kripp, ringraziando i donatori. Kripp ricorda inoltre come la gravità della situazione imponga di continuare su questa strada della solidarietà, espandendo, seppure a piccoli passi l’intervento della Caritas e dei suoi partner africani, per garantire migliori condizioni di vita e una prospettiva di futuro alle persone. Questo perché morire di fame, per adulti o bambini, è semplicemente inaccettabile.

Combattere la fame è possibile

Con la causale “Fame in Africa”, puoi sostenere le attività di Caritas contro la fame in Africa facendo una donazione oppure diventando un sostenitore costante con 9 euro al mese.
Ogni donazione aiuta le famiglie ad attrezzarsi per affrontare le crisi in corso e quelle future.

Con 11 euro al mese garantite ogni giorno un pasto caldo per bambine e bambini nelle scuole.
Con 25 euro al giorno una famiglia di agricoltori riceve una fornitura di sementi come base per potersi garantire un raccolto.
45 euro garantiscono a una famiglia numerosa la fornitura di cibo per un mese.
Con 100 euro si amplia di 20 metri la rete di acqua potabile per le comunità dei villaggi.
240 euro permettono a una madre di aprire un piccolo negozio nel villaggio, assicurando alla famiglia un sostentamento e promuovendo l’economia locale.

Aiutaci anche tu!
Conti Caritas per le donazioni:
Raiffeisen Cassa Centrale, IBAN: IT42F0349311600000300200018
Cassa di Risparmio di Bolzano, IBAN: IT17X0604511601000000110801
Banca Popolare dell’Alto Adige, IBAN: IT12R0585611601050571000032
Intesa Sanpaolo, IBAN: IT18B0306911619000006000065

Ulteriori informazioni possono essere ottenute anche online www.caritas.bz.it o presso la Caritas in via Cassa di Risparmio 1 a Bolzano

Mille chilometri per amore

Un viaggio lungo oltre mille chilometri per celebrare un importante anniversario: è la storia di Peter e Zita Tribus, 63 anni entrambi, che sono partiti zaino in spalla per un pellegrinaggio nel nome del Signore e della fede. Con un importante particolare: tutto il viaggio è stato compiuto completamente a piedi.

Un’avventura durata 45 giorni, dal 16 marzo al 30 aprile, partita da Merano e conclusasi in piazza San Pietro a Roma. Oltre mille chilometri percorsi attraversando l’entroterra italiano in lungo e largo, visitando chiese e piccoli paeselli giungendo fino al Vaticano, per festeggiare e consolidare il loro intenso amore.
Peter e Zita sono due imprenditori in pensione che si sono conosciuti nel lontano 1977 e sposati tre anni dopo, nel 1980. Hanno tre figli – e quattro nipoti – a cui hanno affidato l’azienda di famiglia, e si possono descrivere come due persone piene di vita e con il sorriso sempre addosso. Dopo due anni di pandemia e di restrizioni hanno deciso di intraprendere un viaggio che potessero ricordare per tutta la vita. Una storia che dimostra come l’amore e la fede possano generare momenti incredibili.

Signor Tribus, come vi siete preparati al viaggio?
La preparazione è iniziata inconsapevolmente durante il primo lockdown di marzo 2020. Chiusi in casa abbiamo deciso di metterci alla prova con le challenge sportive che giravano per i social. Facevamo su e giù per le scale, correvamo in giardino e più tardi abbiamo anche percorso Merano-Innsbruck a piedi. Una volta liberi da tutte le restrizioni e raggiunta la pensione abbiamo deciso di andare a Roma, una città bellissima. Mia moglie voleva andarci in bici ma io ho pensato che dopo tutto l’allenamento fatto fossimo pronti per andarci a piedi. Dopo un minimo di programmazione ci siamo chiusi la porta di casa alle spalle e siamo partiti.

“È stato come sposarsi una seconda volta. Stiamo insieme da 45 anni, la fiamma è accesa da tanto tempo e non vogliamo farla spegnere”


Come vi siete organizzati?
La nostra guida era la carta del pellegrino, un itinerario di diverse chiese con tutte le tappe segnate, che in media erano lunghe 25 chilometri, e che siamo riusciti a rispettare alla perfezione. Per fortuna non abbiamo mai riscontrato problemi di alcun tipo, anche il tempo è stato clemente dato che ha piovuto una sola volta. Per dormire ci siamo appoggiati ai B&B che trovavamo lungo la strada, e per qualsiasi necessità utilizzavamo il telefono oppure contattavamo i numeri d’emergenza presenti nel libretto. La nostra strategia è stata quella di alzarci sempre presto al mattino verso le ore 6.30 e arrivare a mezzogiorno con gran parte della tappa già percorsa. Anche per questo ci abbiamo impiegato molto meno di quello che pensavamo. L’unica grande pausa che ci siamo concessi è stata a Greccio, in provincia di Rieti, per visitare il primo presepe della storia e il santuario fondato da San Francesco.

Fisicamente è stato difficile?
Abbiamo scoperto di essere molto più forti di quello che pensavamo. Abbiamo retto molto bene tutte le tappe, e abbiamo sempre svolto un ottimo lavoro di recupero delle forze una volta arrivati in albergo. Ma vorrei anche sottolineare come in un mese e mezzo non abbiamo mai litigato una singola volta. Alla fine del viaggio abbiamo capito di amarci ancora più di prima.

Lungo il percorso avrete sicuramente incontrato molte persone. Come hanno reagito quando avete raccontato del vostro viaggio?
Il primo commento che ci facevano sempre era “Voi siete pazzi!” (ride, ndr). Poi però quando raccontavamo i dettagli del viaggio restavano affascinati e volevano saperne di più. Con molte persone che abbiamo conosciuto siamo rimasti in contatto e ci sentiamo ancora oggi. Abbiamo stretto nuove amicizie in tutta Italia e questo ci ha resi felici. A Piacenza una signora ci ha anche offerto ospitalità, donandoci un letto e un pasto. Molti albergatori quando hanno visto che eravamo pellegrini ci hanno anche fatto un prezzo speciale. Sono piccoli gesti che però rimangono nel cuore.

La fede che ruolo gioca nelle vostre vite?
Siamo molto credenti. Dio ci ha dato la possibilità di vivere una vita bellissima e di goderci ogni giorno le cose positive di questo mondo. Durante il viaggio siamo entrati in tutte le chiese per pregare. È un gesto semplice ma di grande ringraziamento verso la vita e necessario nei confronti di tutte le persone che soffrono nel mondo come il popolo ucraino.

Una volta entrati a Roma che sensazioni avete provato?
Per rispondere potrei farle vedere una video dove mia moglie corre verso la Basilica di San Pietro con in sottofondo una musica emozionante. Quando da ponte Sant’Angelo abbiamo cominciato a intravedere la piazza abbiamo realizzato di aver compiuto un’impresa incredibile. Ci siamo sentiti come se stessimo volando. In più siamo stati accolti da alcuni nostri amici che dall’Alto Adige sono venuti a Roma per farci una sorpresa al nostro arrivo. Successivamente abbiamo visitato la Basilica e incontrato da vicino il Papa insieme ad altri pellegrini.

Questo viaggio cosa vi ha lasciato?
È stato come sposarsi una seconda volta. Stiamo insieme da 45 anni, abbiamo una bella famiglia e abbiamo potuto vivere momenti incredibili. Il nostro rapporto si è fortificato ancora di più, il nostro è un sentimento positivo, una fiamma che rimane accesa da tanto tempo e che non vogliamo far spegnere. E in futuro contiamo già di poter rimetterci gli zaini in spalla e partire per nuove avventure.

Autore: Alexander Ginestous

Fusaro e la sua asta: pazzia e adrenalina

C’era anche un pizzico di Alto Adige all’ultimo Meeting Internazionale di Grosseto di atletica leggera svoltosi il 16 giugno scorso. A portare in alto l’orgoglio altoatesino è stato il giovanissimo Nicolò Fusaro, bolzanino classe 1999, che ha vinto la medaglia d’oro nel salto con l’asta stabilendo un nuovo record sociale assoluto e personale toccando i 5.26 metri d’altezza. Un risultato straordinario per l’atleta appartenente all’Athletic Club 96 Bolzano, che è riuscito a migliorare di un centimetro il proprio record stabilito sempre a Grosseto l’anno scorso e che gli aveva fatto ottenere la convocazione in azzurro. Nicolò studia a Padova dove si sta per laureare in Ingegneria dell’energia, cercando di conciliare gli studi con gli allenamenti, per eccellere in entrambe. Al momento si dice in forma e pronto ad affrontare i prossimi appuntamenti in programma.

Nicolò, partiamo da Grosseto: che emozioni hai vissuto in quella giornata?
Sono state molte, e tutte molto intense. È stato il primo evento a invito alla quale sono stato chiamato, e già questo è stato un grande risultato per me perché significa che sono stato riconosciuto come uno degli atleti emergenti della disciplina. Mi sono potuto confrontare con atleti che hanno già avuto esperienze olimpiche e questo mi ha dato ancora più carica. Quando in aria ho realizzato di aver superato l’asticella sono esploso di gioia perché so che dietro questo risultato c’è stato tanto lavoro. 

Come ti sei avvicinato a questa disciplina?
Ho iniziato a fare atletica sin da quando ero piccolo alle elementari, provando un po’ tutte le specialità. Solo a 15 anni ho deciso di concentrarmi sul salto con l’asta e me ne sono subito innamorato. Penso di aver fatto la scelta giusta perché mi sono tolto già diverse soddisfazioni. L’anno scorso, sempre a Grosseto, mi sono laureato campione italiano Under 23 e ho potuto partecipare anche ai campionati europei di Tallin. Al momento, abitando a Padova, mi alleno con il Gruppo Asta Padova in uno dei centri d’allenamento migliori d’Italia. 

Qual è l’aspetto che più ti appassiona del salto in alto?
Credo trasmetta un giusto mix di pazzia e adrenalina, ma la cosa che più mi piace è il fatto di poter conoscere sempre persone nuove da tutto il mondo. Le gare durano spesso svariate ore, quindi tra una pausa e l’altra si entra in contatto con altri atleti e si creano legami forti che durano nel tempo. Inoltre, è una disciplina molto tecnica e ciò mi ha sempre affascinato. 

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Chiaramente sono concentrato sul lavorare bene tutti i giorni al fine di poter migliorare le mie capacità. Questa estate girerò l’Italia perché sono stato invitato a diverse gare in piazza e questo mi gratifica molto. Uno dei più grandi obiettivi è però riuscire a partecipare ai campionati europei assoluti, che spero di poter vivere indossando la maglia azzurra. Infine ci saranno anche i Giochi del Mediterraneo che reputo un appuntamento molto importante dove spero di poter fare bene. 

Autore: Alexander Ginestous

Laives, la festa del sociale

È stata una giornata baciata dal sole e tanta allegria quella di sabato 14 maggio scorso a Laives, quando si è svolta la “Festa del sociale”. Questo momento speciale è stato organizzato dall’assessorato di Claudia Furlani per ringraziare e incontrare le tante associazioni di volontariato che offrono servizi importanti per la comunità. Foto: Comune di Laives.

ON Lovera: un nuovo spazio concepito per riattivare la comunità

L’Associazione La Strada-Der Weg ha preso in gestione da qualche mese il Centro Ermete Lovera, che si trova nel cuore del quartiere Europa-Novacella, ad oggi la zona più popolosa e demograficamente variegata della città.
Il centro è anche il luogo in cui nasce il progetto ON Lovera, che ha come obiettivo quello di animare una comunità che ha bisogno di sentirsi tale e di far rivivere un luogo urbano con enormi potenzialità. L’idea promotrice del progetto è dunque quella di riattivare la voglia di stare insieme in maniera propositiva.
Il Centro Ermete Lovera è per molti un punto di riferimento sia per eventi culturali che per momenti di aggregazione privata e non. è questo che il progetto vuole valorizzare: rimettere il Lovera al centro delle vite dei cittadini e del quartiere. Nella fattispecie verrà creato un calendario condiviso di eventi e di iniziative adatte a tutti i gusti e a tutte le età: musica, teatro, presentazioni di libri per grandi e piccini, feste danzanti, giochi e sagre di quartiere.
ON Lovera è un progetto che ha già avuto qualche data in maggio, ma che avrà il suo culmine col partire della stagione estiva più inoltrata e andrà a finire con il mese di settembre.
Tutto questo è possibile grazie all’aiuto di diversi partners, tra i quali MusicaBlu, BeYoung, Teatro Cristallo Young, Club della Visitazione, VKE, Unicef, Cooperativa19 e tanti altri. La speranza è quella che anche grazie a ON Lovera il quartiere si senta coinvolto nelle diverse attività organizzate e si adoperi per permettere ai residenti di conoscersi e condividere momenti insieme, rendendo vivo e vivace il rione.

Autrice: Sarah Sartoretto COOLtour