In una vecchia guida di Merano leggiamo: “Quando in autunno i giardini splendono di dalie e petunie, di astri e di crisantemi, sui pendii soleggiati il gelsomino invernale richiama l’attenzione con i suoi fiori color giallo – oro, ma anche in maggio se ne vedono ancora dei singoli fiori. Già in dicembre il fiore invernale, il calicanto, diffonde dappertutto il suo profumo, così tanto apprezzato… facendo sì che a Merano sussista, sempre un’eterna primavera”.
La città del Passirio non deve la sua fortuna solo alla mitezza del suo clima – che da sempre ha attratto a sé turisti, viaggiatori, ospiti illustri – ma anche a delle scelte ponderate che hanno valorizzato la sua peculiare natura. Pensiamo alle varie “promenade”: la Tappeiner, la passeggiata Superiore, la passeggiata Passirio e la passeggiata d’Inverno.
Oltre a naturalmente a tutti i parchi pubblici e privati e da ultimo i Giardini Trautmannsdorf. Ma a Merano in qualche modo, giardino e paesaggio sembrano integrarsi magnificamente.
Tutto ciò si deve a chi ha percepito che questi due amori procedono di pari passo. Pensiamo a ciò che ha compiuto il dottor Franz Tappeiner nel 1893, il quale realizzò, a proprie spese, le omonime passeggiate: tuttora sono fra le più belle e apprezzate dai meranesi e dai turisti. Nel concetto stesso della passeggiata, come nel giardino, essi possono essere intesi come microcosmi, un mondo piccolo e compiuto.
Ma la passeggiata ha un merito in più: la visuale cambia continuamente lungo il cammino. Essa ci permette di percepire che il paesaggio è proiettato verso un concetto di totalità e di infinità. Cosicché, quando percorriamo le passeggiate d’inverno od altre, quando ammiriamo il paesaggio esso non è proprietà di nessuno.
Il filosofo Emerson scriveva : “Nessuno possiede il paesaggio. C’è una proprietà, all’orizzonte, che nessun’altra persona può possedere, se non quella il cui sguardo è capace di integrare tutte le parti”.
Il paesaggio è spesso anche lavoro dell’uomo, il quale lo ha plasmato e modellato in base alle proprie esigenze.
Ma l’integrazione perfetta e l’amore per la natura fanno sì che lo sguardo del poeta, proprio a Merano, non venga mai meno.
Autore: Flavio Schimenti