La strada dedicata a Ressel, l’inventore


Via Joseph Ressel: via minore della zona industriale, collega via Innsbruck a via Werner von Siemens. Joseph Ludwig Franz Ressel era nato il 29 giugno 1793 a Chrudim (Boemia); dopo un corso (1809-1811) di artiglieria di terra, dal 1812 al 1814, oltre al corso di medicina all’Università di Vienna, si appassionò alla matematica, coltivando nel contempo fisica, chimica, botanica e tecnologia. Risale al 1812 il disegno autografo di elica per nave. Nel 1814 entrò nella Scuola forestale a Mariabrunn presso Vienna. Nominato nel 1816 Agente forestale nella Carniola inferiore, nel 1817 prestò servizio come guardia forestale distrettuale a Pletriach. Ebbe incarichi in varie località, tra esse Venezia, e Trieste, dove nel 1821 fu trasferito in qualità di imperial regio conservatore forestale. Dal 1838 fu al servizio dell’imperial regia Marina da guerra come intendente forestale. Tra le invenzioni su cui Ressel lavorò nel corso degli anni, la più importante fu l’elica, l’applicazione della vite di Archimede alla navigazione a vapore; grande esperimento di messa alla prova fu quello nell’ottobre 1829 sul piroscafo “Civetta” nel porto di Trieste. L’uso dell’elica per la propulsione delle navi si diffuse intorno al 1840, man mano sostituendo il propulsore a ruote. Ressel si applicò su altre invenzioni: una nuova specie di cuscinetti economici applicabili agli assi delle macchine; una nuova bussola; una vettura a vapore per trasporto di persone e merci; un molino a vapore cilindro per la macinazione del grano; un nuovo aratro; un torchio a vite senza madre per spremere le olive e altre sostanze; un nuovo metodo per la produzione di saponi; un combustibile chimico per macchine a vapore. Con le sue invenzioni Ressel era per lo più in anticipo sui tempi; alcune, come il cuscinetto, trovarono applicazione soltanto dopo la sua morte. Ammalatosi di febbre tifoidea, Joseph Ressel morì la notte del 9 ottobre 1857 a Laibach (Lubiana).

Autore: Leone Sticcotti

Il primi cinquant’anni del CLS


Scendendo da ponte Druso per la via omonima, girando a sinistra per via Roma, si nota, al n. 9, la targa, all’ingresso di un passaggio, con la scritta “C.L.S. agenzia di educazione permanente”. Si accede infatti alla sede, dal 1991, del Consorzio Lavoratori Studenti. L’agenzia divenuta punto di riferimento per l’educazione permanente ha celebrato il 14 ottobre i 50 anni di attività: corsi (recupero scuola media superiore, universitari, informatica, arte, lingue, Fondo Sociale Europeo, formazione immigrati…), laboratori creativi, conferenze, recupero anni scolastici e assistenza allo studio. Vengono proposti corsi di storia dell’arte, laboratori artistici e di piccolo artigianato. Non mancano i corsi di cucina, di degustazione, così come i corsi di crescita e sviluppo personale. Fin dalla sua nascita ha difeso il diritto allo studio, alla formazione, all’integrazione.  Ciò con il percorso di preparazione agli esami di idoneità  e all’esame di Stato di Scuola Secondaria Superiore tramite un sostegno individuale o in piccoli gruppi. Al centro del suo “lavoro”  il C.L.S ha messo l’attenzione, l’accompagnamento e l’accoglienza di ogni singolo partecipante. Come continuare a fare della cultura e dell’apprendimento il fine della propria attività? Se ne è parlato il 14 ottobre all’Eurac Researc, in via Druso, per ricordare appunto i 50 anni trascorsi  e presentare le nuove sfide che aspettano il C.L.S. nei prossimi anni. A fare gli onori  di casa è stato il trio dirigenziale, Patrizia Zangirolami, Matteo Grillo, Bianca Monti, mentre, al pubblico dell’auditorium (docenti e discenti, con amici e parenti) hanno dato il loro contributo esperti nel campo dell’educazione e della formazione continua. La manifestazione si è conclusa con un momento conviviale.

Autore: Leone Sticcotti

La piazzetta di Bolzano dedicata a Darwin

Una delle due piazzette dalle quali si può accedere alla Libera Università di Bolzano è dedicata al naturalista inglese Charles Robert Darwin. 
Nato il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury (Regno Unito), frequentando le scuole primarie fu affascinato da un libro del naturalista Gilbert White (1720-1793); iniziò a collezionare insetti, rocce e minerali, ad osservare gli uccelli. Ammesso nel 1818 alla rinomata Shrensbury School, nel tempo libero collezionò uova di uccelli e fece esperimenti chimici. Dal 1825 al 1827 frequentò la Facoltà di Medicina dell’Università di Edimburgo; fu anche in mare con i pescatori di ostriche e compì ricerche negli stagni locali. Presentò la prima relazione scientifica alla Plinian Society. Al Christ’s College dell’Università di Cambridge fu indirizzato da personalità scientifiche verso la storia naturale. L’occasione della vita fu la spedizione intorno al mondo con il brigantino HMS Beagle; viaggiò nel tempo, per cinque anni, nello spazio, Isole Capo Verde, Falkland, Galapagos, Coste del Sudamerica, Australia. Delle numerose osservazioni su flora e fauna, sulle formazioni geologiche, fece relazione ufficiale, pubblicata con il titolo “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. La teoria di Darwin, avvalorata da osservazioni compiute nei campi dell’anatomia comparata, dell’embriologia e della paleontologia, è universalmente accettata nell’ambito biologico. Nel 1859 pubblicò il capolavoro “L’origine delle specie attraverso la selezione naturale”, che trovò vasta accoglienza tra gli scienziati. Furono otto le edizioni mentre Darwin era vivo; in italiano fu tradotto nel 1864. Darwin pubblicò altri trattati scientifici, sviluppando altri temi. L’opera di Darwin fu molto apprezzata dalla comunità scientifica. Non mancarono i pubblici riconoscimenti. Sposatosi nel 1839 con Emma Wedgwood, la coppia ebbe dieci figli; trasferiti da Londra a Downe, nel Kent, Charles Darwin vi morì il 19 aprile 1882. Ebbe funerali di Stato, con sepoltura nell’Abbazia di Westminster.

Autore: Leone Sticcotti

Beato Arrigo

A collegare via Weggenstein con via Sant’Antonio vi è via Beato Arrigo; si tratta del beato Enrico da Bolzano. Nato a Bolzano nel 1250 da genitori poveri, Enrico dovette ben presto guadagnarsi da vivere come operaio a giornata, ma, pur essendo analfabeta, partecipò con devozione alle funzioni religiose. Sposato e con un figlio di nome Lorenzo, a circa 30 anni, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma con la moglie e il figlio, si trasferì a Biancade (Treviso);  morta la moglie si stabilì a Treviso dove continuò a condurre una vita di umile lavoro, come bracciante,  e a partecipare a varie celebrazioni liturgiche. Quando a causa dell’età avanzata non poté più lavorare, condusse una vita di penitenza, chiedendo l’elemosina, mendicando non tanto per sé quanto per i poveri della città. Recitava il Rosario in qualche angolo della chiesa e se la chiesa era chiusa pregava in ginocchio davanti al portale. Morto in fama di santità il 10 giugno 1315, grande fu la partecipazione di popolo alle sue esequie, durante le quali, si narra, un paralitico improvvisamente guarì. Fu sepolto nel Duomo di Treviso e da allora ci fu un grande afflusso di pellegrini. Beatificato il 29 luglio 1750, nel 1759 sue reliquie (due costole) furono solennemente traslate, con grande partecipazione di fedeli, nella chiesa parrocchiale di Bolzano, da allora conservate nella cappella di Loreto in un prezioso scrigno ed esposte alla pubblica venerazione. Arrigo divenne presto popolare in tutta l’Italia del Nord. Il beato Enrico da Bolzano, patrono di Bolzano, la cui ricorrenza si celebra il 10 giugno, è considerato protettore dei boscaioli. Al beato Enrico di Bolzano è intitolata una parrocchia della diocesi di Bolzano-Bressanone; si tratta della parrocchia Beato Enrico da Bolzano di La Costa/Seit (frazione di Laives); divenuta parrocchia nel 1986, dopo esser stata espositura dal 1859, curazia dal 1948, fa parte del Decanato di Laives, istituito nel 1993.

Autore: Leone Sticcotti

La strada dedicata a Toni Ebner


In zona produttiva nel quartere di Oltrisarco a collegare via Bruno Buozzi a via Luigi Galvani vi è la strada dedicata a Toni Ebner, politico, editore, giornalista. Nato il 22 dicembre 1918 ad Aldino, frequentò il Ginnasio Liceo del Seminario arcivescovile di Tirolo. Conseguita la maturità nell’estate 1938, il 29 novembre si immatricolò all’Università di Bologna, facoltà di Giurisprudenza; morto il padre il 9 giugno 1940, dovette recarsi  spesso a casa per gestire il maso dei genitori. Tra studi e gestione del maso, lavorò anche nello studio legale bolzanino Pichler/Silbernagl; laureatosi  il 30 marzo 1943, in  tale studio lavorò fino alla chiamata al servizio militare, che svolse come interprete nel IV Corpo d’Armata. Il 10 aprile 1944 si sposò con Martha Flies, nipote del canonico Michael Gamper; ebbero quattro figli, uno dei quali, Michael, più noto come Michl, seguì le orme del padre. Terminata la guerra, Toni Ebner aprì ad Egna uno studio legale, ma si dedicò anche alla politica: l’8 maggio 1945 fu uno dei cofondatori della Südtiroler Volkspartei; ne fu il primo segretario;  nei bienni 1951/1952 e 1956/1957 fu presidente. Dal 1961 al 1964 fu consigliere comunale a Bolzano. Importante incarico fu quello affidatogli dal canonico Gamper, direttore dell’editrice “Athesia”, di gestirne l’amministrazione; della casa editrice Toni Ebner  divenne direttore il 1° aprile 1951. Morto il canonico Gamper nell’aprile 1956, Toni Ebner fu chiamato a dirigere il quotidiano “Dolomiten”. Fu eletto (SVP) alla Camera dei deputati nel 1948, 1953, 1958. Fu attivo anche nel campo giuridico; nel 1977 fu chiamato a Roma come giudice aggregato della Corte Costituzionale; dal 2 ottobre 1981 fece parte del Consiglio di Stato. Non mancarono i riconoscimenti pubblici. La mole di lavoro editoriale e giornalistico, svolto con grande zelo, non mancò di influire sulla sua salute. Eletto presidente dell’Athesia nell’ottobre 1981, tra il 12 e il 13 dicembre fu ricoverato all’ospedale di  Bolzano, dove morì il 13 dicembre.

Autore: Leone Sticcotti

La strada dedicata a Giuseppe Di Vittorio

Via Giuseppe Di Vittorio, in zona industriale, è dedicata a un protagonista del sindacalismo italiano. Nato a Cerignola (Foggia) da braccianti agricoli l’11 agosto 1892, rimasto orfano del padre nel 1902, dovette abbandonare la scuola per fare l’esperienza dello sfruttamento del lavoro bracciantile; a 12 anni aderì al sindacato dei contadini, a 13 fondò il Circolo giovanile socialista di Cerignola. Eletto nel 1910 segretario della Federazione giovanile del PSI pugliese, arrestato nel maggio 1912, passò alcuni mesi nel carcere di Lucera. Riparato in Svizzera, tornò in Puglia con l’amnistia del gennaio 1915. Arruolato e assegnato ai Bersaglieri, fu ferito nel 1916 sull’altopiano dei sette Comuni. Rimase sotto le armi come sorvegliato speciale, a Roma, in Sardegna, a Palermo, in Cirenaica. Nell’inverno 1919 fu di nuovo segretario della Camera del lavoro di Cerignola, poi anche di quella di Bari. Nell’aprile 1921 fu nuovamente in carcere a Lucera; ne uscì con l’elezione a deputato. Nel 1924 aderì al Partito Comunista d’Italia. Con lo scioglimento di partiti e sindacati disposto dal regime, il Tribunale speciale fascista lo condannò a 12 anni di carcere, ma Di Vittorio riuscì a fuggire in Francia. Dal 1928 al 1930 fu in Unione Sovietica. Tornato a Parigi, entrò nel gruppo dirigente del PCI clandestino. Partecipò alla guerra civile spagnola, fu ferito nella battaglia di Guadalajara (8-23 marzo 1937). Era a Parigi, dirigendo il giornale antifascista “Voce degli italiani”, quando, nel 1941, fu arrestato dai tedeschi e rinchiuso nel carcere de La Santé; trasferito in Germania e poi in Italia, fu confinato nell’isola di Ventotene. Liberato con l’avvento del governo Badoglio, entrò di nuovo in clandestinità con l’occupazione tedesca di Roma. Collaborò con Bruno Buozzi e Achille Grandi per far rinascere il sindacato unitario italiano. Nel 1946 fu eletto deputato all’Assemblea Costituente. Guidava la CGIL quando fu colpito da un infarto, il terzo, dopo quelli nel 1948 e nel 1956; morì a Lecco il 3 novembre 1957; fu sepolto a Roma nel Cimitero del Verano.

Redattore: Leone Sticcotti

La strada dedicata a Bruno Buozzi


L’arteria che da via Volta arriva fino a via  Altmann è dedicata a Bruno Buozzi. Nato a Pontelagoscuro (Ferrara) il 31 gennaio 1882, trovò lavoro a Milano, alla Marelli, poi alla Bianchi. Non trascurava lo studio, leggendo di tutto, anche dopo le 10-12 ore di lavoro. Nel 1905 si iscrisse alla Fiom e aderì al Psi; del sindacato divenne presto membro del direttivo, nel partito si impegnò nella corrente riformista di Filippo Turati. Respingendo la violenza come mezzo di lotta politica, abbracciò l’ideale della gradualità delle conquiste sindacali. Eletto nel 1920 alla Camera per il Psi, rieletto nel  1921, seguì Matteotti e Turati nel nuovo Partito Socialista Unitario, nelle cui liste fu rieletto deputato nel 1924. Nel dicembre 1925, pur essendo perseguitato dal regime, divenne segretario generale della CgdL. Dovette però rifugiarsi in Francia, dove si prese cura dell’anziano leader socialista, Filippo Turati, il quale morì il 29 marzo 1932 proprio nella casa parigina di Buozzi. Arrestato dai tedeschi il 1° marzo 1941, Buozzi fu trasferito, con il collega sindacalista Giuseppe di Vittorio, prima in Germania poi in Italia. Fu confinato per due anni a Montefalco (Perugia). Liberato il 30 luglio 1943, formatosi il governo Badoglio, Buozzi fu nominato commissario dell’Organizzazione dei lavoratori dell’industria. Il 10 settembre 1943 fu con Sandro Pertini a Porta San Paolo, per contrastare l’ingresso dei tedeschi a Roma. Ma Roma fu occupata, e Buozzi rientrò in clandestinità, sotto il falso nome di Mario Alberti. Sorpreso dalla polizia fascista e fermato per accertamenti il 13 aprile 1944, nella prigione di via Tasso fu scoperta la sua vera identità. Il suo nome fu incluso dalle SS in un elenco di 160 prigionieri da evacuare; l’autocarro con Buozzi si fermò all’alba del 4 giugno presso la località “La Storta”. Rinchiusi in una rimessa, nel pomeriggio Buozzi e altri tredici furono brutalmente sospinti in una vicina valletta per essere uccisi ciascuno con un colpo alla nuca.

Autore: Leone Sticcotti

Il “passaggio” dedicato a don Cristofolini

“Passaggio Don Giorgio Cristofolini”: collega via Alto Adige a piazza Duomo. Nato in quel di Arco (TN) il 28 aprile 1922, da sacerdote sin dal 1946 si impegnò per i lavoratori; fu cappellano degli operai della centrale elettrica di Predazzo e della diga di Travignolo. Dal 1950, inviato in Alto Adige, fu assistente spirituale delle ACLI e cappellano dei cantieri. Fu per 25 anni a fianco degli operai dei cantieri edilizi delle centrali idroelettriche, delle cave e delle miniere dell’Alto Adige; con la sua vecchia auto, ma anche a piedi, si recò in località montuose e con difficili condizioni, tra neve e pioggia, esercitando il suo apostolato in diverse valli dell’Alto Adige. Esercitò il suo sacerdozio ma fu attivo anche nel ruolo di assistente sociale dei lavoratori dei vari cantieri, abruzzesi, calabresi,… con i quali si stabilì un rapporto di affezione. Nel 1965 il vescovo Joseph Gargitter gli affidò la direzione del nuovo settimanale diocesano “Il Segno”. Gli operai dei cantieri, riconoscenti per l’impegno a loro favore, gli donarono un calice, che l’ex cappellano dei cantieri finché visse alzò al cielo nelle S. Messe, ricordando gli anni delle miniere. Nel 1970 fu nominato anche responsabile del neonato Ufficio stampa diocesano. Don Giorgio soggiornava nella Casa del Giovane Lavoratore, in via Castel Weinegg; appuntamento domenicale per 25 anni fu la S. Messa delle 8 presso la chiesa di S. Paolo. È del luglio 1993 il suo ultimo articolo di fondo; la sua salute man mano declinava; ricoverato all’ospedale di Rovereto, saputo della presentazione del libro “Un prete in miniera”, intervista autobiografica, due ore prima di morire disse al suo grande amico Giorgio Pasquali ”Domani salutami tutti”. Morì la notte del 24 settembre 1993. Alle sue esequie a Vigo Cavedine partecipò una rappresentanza della parrocchia bolzanina di San Paolo; il Coro San Paolo esaudì la sua richiesta di cantare l’inno da lui amato, alla Madonna di Czestochova (Madonna nera).

Leone Sticcotti

La via dedicata a Oswald von Wolkenstein

A collegare via Isarco e via Cappuccini vi è via Wolkenstein; è il nome  di una famiglia nobiliare sudtirolese, il più noto esponente della quale fu Oswald. Nato verso il 1377 in Val Pusteria, a otto anni si trovava alla Trostburg (Castelforte), un maniero all’imbocco della val Gardena; fu in quel tempo che perse l’uso dell’occhio destro, trafitto da una freccia, pare in occasione di una festa di carnevale. Perché fosse educato e formato da cavaliere, fu affidato ad un nobile, con il quale Oswald crebbe viaggiando, dal 1387, prima nell’Europa del Nord, poi nei paesi orientali, luoghi che menzionò nel “Canzoniere”, narrando la sua decennale esperienza, nella quale fece diversi mestieri (lavapiatti, mozzo di stalla, staffiere, galeotto, ecc); imparò ben dieci lingue e a suonare vari strumenti (piffero, cembalo, strumenti a corda, tamburo). Ritornato nel 1400 dal lungo viaggio, si ritirò a Castelvecchio (Hahuenstein), presso l’Alpe di Siusi. Dall’autunno 1402 all’inizio del 1404 fu pellegrino per la Terra Santa, con un viaggio avventuroso da Venezia a Gerusalemme. Il viaggio in Oriente fu occasione di rinsaldare l’amicizia con Sigismondo di Lussemburgo (1368-1437), re d’Ungheria, che accompagnò al Concilio di Costanza (1414-1418) e, al suo servizio dal 16 febbraio 1415, in varie spedizioni. Nell’autunno 1417 sposò Margarethe von Schwaugau; ebbero sette figli.  Circa il “ Canzoniere”, risale agli anni tra il 1423 e il 1425 il primo manoscritto, il “Manoscritto A” su pergamena di oltre cento canzoni; risale al 1431 il “Manoscritto B”. Oswald fu al seguito di Sigismondo,  nel viaggio fino a Roma, per l’ incoronazione a  imperatore nel maggio 1433. Dal 1435 al 1445  non si mosse dal Tirolo; nel 1445 partecipò alla Dieta di Merano; fu in giugno che le sue condizioni di salute peggiorarono. Poeta, cantore, guerriero, diplomatico, morì il 2 agosto 1445. La sua salma fu trasferita “magno labore et in calore vectus” (a fatica e con un caldo torrido) da Merano al monastero agostiniano di Novacella.

Autore: Leone Sticcotti

Ricordando la figura di Hans Vintler II

Caso non comune nell’odonomastica di Bolzano è la doppia intitolazione: alla famiglia Vintler è dedicata una via (tra piazzetta Madonna e piazzetta Maria Delago) e una Galleria (tra via Streiter  e via Vintler). Pare che i Vintler provenissero da Vintl (Vandoies); abitarono a Bolzano dal 1200 circa nella via appartenente ai nobili Vanga. Tra i Vintler da menzionare vi è Konrad I, deceduto nel 1356, dal quale iniziò l’albero genealogico. Suo figlio Niklas fu intorno al 1400 una delle figure principali della storia del Tirolo; ne divenne governatore nel 1392. Niklas, come i Vintler in generale, si dedicò al commercio, al prestito, all’amministrazione, al servizio dei duchi del Tirolo. Nel 1388 Niklas Vintler, al quale nel 1393 fu concesso una stemma nobiliare da Alberto III d’Asburgo (duca d’Austria dal 1365 al 1395), lasciò la casa di via Vanga; acquistato Castel Roncolo con il fratello Franz, oltre a ricostruire il castello semi diroccato, lo fece ornare di affreschi, raffiguranti la vita cortigiana del tempo e il mondo cavalleresco. Castel Roncolo, il  “maniero illustrato”, svolse anche un ruolo di centro culturale, nel quale si formò Hans Vintler II. Figlio di Hans I, fratello di Niklas, Hans Vintler II  è l’autore di “Pluemen der Tugent”, la versione tedesca, del 1411, dei “Fiori di virtù”, opera scritta intorno al 1320 e attribuita al bolognese Tommaso Gozzadini (1260-1330); l’opera, con titolo latino “Flores Virtutem”, fu stampata nel 1486. Hans Vintler II partecipò al Concilio di Costanza (1414-1418) al seguito del duca Federico IV d’Austria, con il vescovo di Bressanone Ulrich I Reichholf , con il poeta Oswald von Wolkenstein. Nel 1416 fu al servizio, come governatore e tesoriere,  di Federico IV d’Austria, detto “il Tascavuota”, duca d’Austria e conte del Tirolo. Nel 1417  fu inviato  a Venezia per concludere un’alleanza col doge Tommaso Mocenigo. Hans Vintler II morì nel 1419.

Autore: Leone Sticcotti