La via dedicata a Martin Knoller

La via che collega piazza Gries a via Michael Pacher, fiancheggiando la vecchia parrocchiale di Gries, è dedicata a Martin Knoller; chi era e cosa fece? Uno dei numerosi figli di Franz Knoller, pittore di pale d’altare, Martin era nato l’8 novembre 1725 a Steinach am Brenner; fu proprio tramite il padre che il giovane Martin si avviò all’arte.
Dopo gli studi a Innsbruck, frequentò l’Accademia di Vienna; esercitò l’arte a Roma, Napoli, Pompei, Milano, dove ebbe come mecenate il conte Firmian e dove sposò una milanese, Annunziata Cardani, figlia di un commerciante. Non mancarono i riconoscimenti pubblici. Fu intensa l’attività artistica anche nel Tirolo del Sud. Sono degli anni 1770/1773 gli affreschi sulla volta della navata della chiesa parrocchiale di Gries, è del 1776 la pala dell’altare maggiore, con “Estasi di S. Agostino”. Dal 1795 al 1801 furono eseguiti i dipinti dei sei altari laterali: Ultima cena, Ascensione, Epifania e Pentecoste, Resurrezione, Natività. Sono del 1802 i due ritratti dell’abate Nagel e del 1803 il proprio autoritratto per il convento di Gries. Per la chiesa di S. Giorgio in Weggenstein dell’Ordine Teutonico nel 1799 fu eseguita la pala d’altare raffigurante S. Giorgio. Da segnalare anche l’affresco, del 1801, nel salone di Villa Gerstburg, in via Claudia de’ Medici: è “Il Trionfo dell’Aurora”. A Martin Knoller si deve la decorazione di una stanza nel Palazzo Toggenburg. Non mancano lavori di Martin Knoller in altre chiese della diocesi: è del 1782 una “Morte di San Giuseppe” nella chiesa parrocchiale di Malles; del 1788 è “Maria Assunta” in quella di Merano, cui seguirono, sempre in tale chiesa, “La nascita di Cristo” e “L’Ultima Cena”. Per la chiesa di Villabassa sono del 1796 le tre pale d’altare “Lapidazione di Santo Stefano”, “Morte di San Giuseppe” e “Maria Assunta”.
Martin Knoller morì nella sua città d’adozione, Milano, il 24 luglio 1804. Fu sepolto nel cimitero milanese della Mojazza, fuori Porta Comasina.

Autore: Leone Sticcotti

La via dedicata a Reginaldo Giuliani

Via Reginaldo Giuliani, è una delle due vie minori colleganti Piazza IV Novembre con Corso Libertà. Chi era e cosa fece? Nato a Torino con il nome di Andrea il 28 agosto 1887, il 25 settembre 1904 entrò nel noviziato domenicano di Chieri, si laureò in teologia e fu ordinato sacerdote il 27 settembre 1911; fra’ Reginaldo, tale il suo nuovo nome, come predicatore domenicano fu attivo dal 1915 a Trino Vercellese. Nel 1916, assegnato come cappellano al 55° Reggimento fanteria “Marche”, partecipò alle battaglie dell’Isonzo, meritandosi la prima medaglia di bronzo. Sempre come cappellano, nel 1917 passò ai reparti di assalto, noti come “Arditi”, della III Armata, guadagnandosi altre medaglie. Ma fu cappellano anche dei Legionari fiumani, partecipando all’occupazione di Fiume, apprezzato per la profonda fede e l’indomito coraggio dallo stesso Gabriele d’Annunzio. Ripresa la vita religiosa, assegnato al convento di S. Domenico di Torino, si occupò della formazione della gioventù. Oltre ad essere predicatore in varie zone d’Italia, fu fecondo scrittore. Nel 1922 partecipò alla Marcia su Roma. Dal 1924 fu cappellano della Regia Accademia di Artiglieria e del Genio di Torino. Nel 1927, oltre ad essere “predicatore generale”, fu docente all’Università Statale di Torino. Tornato in Italia dopo tre anni (1927-1930) di apostolato in America, diede vita a diverse iniziative per la formazione dei giovani. Nell’aprile 1935 padre Reginaldo partì per la guerra d’Etiopia, come centurione cappellano del Primo Gruppo Battaglione Camicie nere d’Eritrea. Anche nelle dure condizioni di vita in Africa orientale padre Reginaldo dimostrò la forte tempra di uomo di Dio. Nel gennaio 1936, mentre infuriava la battaglia del Trembien, a Mai Beles padre Reginaldo, pur già ferito da arma da fuoco, continuava a confortare e assistere feriti e moribondi. Stava dando i conforti religiosi a un giovane soldato, morente per le gravi ferite, quando fu attaccato e trucidato con la scimitarra da un abissino; era il 21 gennaio 1936.

Autore: Leone Sticcotti

Franz von Defregger

Verso le pendici del Guncina, a collegare viale Principe di Savoia a via Michael Pacher vi è la via Franz von Defregger. Va ricordato che a Franz von Defregger era dedicata, dal 1906 al 1929, l’attuale via Leonardo da Vinci. Fu nel 1946 che gli fu dedicata la via nel quartiere di Gries. Franz Defregger, figlio di contadini, era nato il 30 aprile 1835 nel maso di famiglia, l’Ederhof, a Stronach, allora parte del comune di Dölsach, nel Tirolo orientale; già da ragazzo mostrò forte inclinazione per l’attività artistica, tanto che, morto il padre, nel 1860 vendette il maso e, dopo alcuni mesi ad Innsbruck, si recò a Monaco di Baviera per frequentarvi l’Accademia di Belle Arti. A Monaco fu allievo del pittore Karl Theodor von Piloty. I quadri di Defregger, con soggetti preferiti tra ritratti, scene di vita quotidiana e quadri di soggetto storico, in particolare sulla resistenza antifrancese in Tirolo nel 1809, ebbero presto successo di pubblico. Dal 1878 al 1910 Franz Defregger fu docente di pittura storica all’Accademia di Belle Arti di Monaco. Nel 1883 per i suoi meriti fu elevato al rango nobiliare, per cui da allora il suo cognome divenne “von Defregger”. Ottenne premi e importanti onorificenze, come nel 1878 quella del Regno di Baviera, la Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti. Oltre ad avere la residenza a Monaco, la Defregger-haus, Defregger ne fece costruire una a Bolzano negli anni 1879-1880 su progetto dell’architetto civico di Bolzano, Sebastian Altmann; è “Villa Defregger”, in via Weggenstein, dove il pittore soggiornava due volte l’anno. I rapporti con Bolzano e l’Alto Adige gli diedero spunto per i suoi quadri, tra ritratti, pitture di genere, composizioni storiche; un esempio, San Giuseppe dipinto sull’altare maggiore della chiesa di Frangarto. Franz von Defregger, il cui catalogo comprende oltre 1100 opere, morì a 85 anni a Monaco di Baviera il 2 gennaio 1921; fu sepolto nel Nordfriedhof di Monaco.

Autore: Leone Sticcotti

A Bolzano il ricordo di Albin Egger-Lienz

Via Egger-Lienz: la via tra il convento Muri-Gries e il Palazzo Ducale, che dal 1880 era denominata Wendlandweg, dal 1948 è intitolata ad Albin Egger-Lienz. Chi era e cosa e fece?
Nato il 21 gennaio 1868 a Striebach presso Lienz (Tirolo orientale), avendo come maestro il padre Georg, pittore e fotografo, Albin frequentò dal 1884 l’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera. Già da studente ebbe riconoscimenti per i suoi lavori: la piccola Medaglia d’Argento per il dipinto “Sacra Famiglia”, e quella grande per “Karfreitag” (Venerdì santo), dipinto per il quale ottenne a Vienna la piccola Medaglia d’Oro statale. Medaglia di Bronzo l’ebbe all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 per il dipinto “Feldsegen”. Stabilitosi a Vienna, nel 1900 divenne membro dell’Associazione viennese degli artisti.
Nel 1911 si trasferì ad Hall (Tirolo). Insegnò all’Università di Weimar dal 1912 al 1913, anno in cui si trasferì con la famiglia (la moglie, Laura Helena Dorotea von Egger-Möllewald, e tre figli, Lörli, Fred e Ila) a S. Giustina, nei pressi di Bolzano. Nel 1916 lavorò come pittore di guerra a Folgaria e Trento; dipinse quadri dal fronte; tra le sue creazioni fu il grandioso “Den Namenlosen 1914”.
Va ricordata l’opera del 1906, la “Der Totentanz von Anno Neun” (La danza macabra dell’anno nove), una mesta riflessione sul destino dell’uomo mandato a combattere, una sorta di presagio di ciò che sarebbe scoppiato dopo otto anni.
Albin Egger-Lienz, al quale negli ultimi anni di vita fu conferita la Laurea ad honorem dell’Università di Innsbruck e la cittadinanza onoraria di Lienz, morì a 58 anni il 4 novembre 1926 nel maso Grünwald di S. Giustina.
Tra le opere di Albin Egger-Lienz, che dipinse sopratutto quadri ad olio, vi sono i Kriegsbilder (quadri di guerra) e i “Gedankenbilder” (quadri del pensiero, che si concentrano sulla vita contadina e rurale); i suoi dipinti si trovano sopratutto nei musei del Tirolo, ma anche in alcuni musei di Vienna, e altrove.

Autore: Leone Sticcotti

I segni dell’arte di Michael Pacher

Dalla vecchia parrocchiale di Gries si snoda lungo le pendici del Guncina una via che nel tempo mutò nome più volte, nel 1887, 1902, 1907, 1929; dal 1949 è via Michael Pacher. È nome appropriato se si pensa che una delle più pregevoli opere del pittore-scultore Michael Pacher si trova proprio nella vecchia parrocchiale. Circa luogo e data di nascita di Michael Pacher, sarebbe nato tra il 1430 e il 1435 in quel di Brunico. La sua formazione, quattro anni di apprendimento e due anni di peregrinazione, ebbe luogo in Tirolo ma anche altrove, come a Venezia e a Padova. Rientrato a Brunico, ottenne la cittadinanza e il titolo di maestro d’arte; si sposò con una certa Ottilia, da cui ebbe un figlio, Hans, che seguì le orme del padre come artista, e una figlia, Margarete.
La prima opera della quale si conosce la data di inizio, il 1471, è l’altare ligneo a portelle della Vecchia Parrocchiale di Nostra Signora, a Gries di Bolzano. Nel secolo XV si era passati dalle singole sculture agli altari lignei a portelle, di origine tedesca: si costituiva così una sintesi di scultura, pittura e falegnameria, creazione di più artisti-artigiani all’interno della stessa bottega. L’intento era di illustrare ai fedeli la Vita di Maria, la Passione di Cristo, le Storie dei Santi.
Le opere più conosciute di Michel Pacher sono appunto le preziose pale d’altare; tra esse, per quanto concerne la nostra diocesi:
il Polittico di san Lorenzo nella chiesa di san Lorenzo (San Lorenzo di Sebato)
il Polittico dell’Incoronazione di Maria per la Vecchia Parrocchiale di Gries (Bolzano)
il Polittico dei Padri della Chiesa per il Monastero di Novacella (Bressanone)
L’altare di Gries, che Michael Pacher a fine maggio 1471 si era impegnato con i contadini di Gries di erigere, non era la prima di tali opere di Pacher; aveva eseguito già nel 1465 per il parroco di Kaltern-Caldaro un piccolo “Flügelaltar”. Stabilitosi a Salisburgo, Michael Pacher vi morì fra il 7 luglio e il 24 agosto 1498.

Autore: Leone Sticcotti

Gli architetti Andrea e Pietro Delai

Via Delai, che collega via Piave con via Francesco Crispi, è un caso di via intitolata non a una persona singola, ma, doveroso omaggio a una famiglia, a una stirpe di architetti che ha operato molto a Bolzano, ma anche in altre zone del Tirolo meridionale.

I Delai, originari di Scaria d’Intelvi (Como), erano una delle famiglie lombarde che intorno alla fine del ‘400 e i primi del ‘500 si introdussero stabilmente in Alto Adige, assumendo lavori sempre più impegnativi. Divennero civici costruttori della municipalità bolzanina, impegnandosi, fra il ‘600 e il ‘700, alla realizzazione di numerosi progetti. Iniziamo brevi cenni in merito ricordando due architetti ai quali è intitolata una Scuola superiore bolzanina; opera di Andrea e Pietro Delai fu uno dei più significativi esempi di architettura barocca, la chiesa del Santo Sepolcro o del Calvario (colle del Virgolo), edificio a pianta centrale realizzato nel 1683.
Mentre nel 1676-1677 Andrea realizzò la cappella di S. Croce della residenza Reinsberg presso Appiano, a Pietro si deve la chiesa di S. Margherita a Vipiteno (1678-1680).

Due chiese, quella di Novale presso Vipiteno (1666-1669) e quella di S. Antonio a Collalbo (1672) sono invece opera di Giacomo. Altra chiesa dedicata a S. Antonio, opera dei Delai (1698-1699), si trova a Settequerce. A Francesco Delai si deve la chiesa di Rifiano (1668-1673), mentre Giuseppe fu progettista del palazzo Mamming a Merano (1675-1680). Opera di Giovanni Battista Delai è la chiesa di Elvas (1698); dello stesso è la cappella delle Grazie a Novacella (1695). Allo stesso Giovanni Battista, ma assieme a Giuseppe Carlo, si deve il Palazzo Mercantile di Bolzano, su progetto del veronese Francesco Perotti (1705-1716). Opere di Giuseppe Carlo Delai, l’ultimo della famiglia, furono le chiese a pianta centrale come S. Maurizio a Bolzano (1736), S. Elisabetta a Vipiteno (1728-1733) e la cappella delle Grazie nel Duomo di Bolzano (1743-1745).

Autore: Leone Sticcotti

Chi era il Dr. Streiter della via omonima?

Tra le vie di Bolzano alcune sono dedicate ai mestieri, come le vie Bottai e Conciapelli; un tempo vi era anche via Carrettai, parallela dei Portici; nel 1901 prese un nuovo nome, quello di via Dr. Streiter. Chi era e cosa fece Joseph Streiter?
Facente parte di una famiglia del patriziato bolzanino, era nato a Balzano il 4 luglio 1804. Frequentò il Ginnasio dei Francescani a Bolzano, poi quello dei Benedettini a Merano. Nel 1827 sposò la figlia di un medico di Innsbruck, Johanna Holer, da cui ebbe sei figli. Laureatosi nel 1828 in scienze giuridiche a Padova, dopo un periodo a Cavalese esercitò l’avvocatura a Bolzano per 24 anni. Deceduta nel 1837 la moglie Johanna, Joseph Streiter nel 1845 sposò la pluriennale governante Anna von Kapeller. Non mancarono gli impegni pubblici per Joseph Streiter: dal 1850 al 1860 fu borgomastro di Dodiciville, dal 1861 al 1870 fu sindaco di Bolzano. Dal 1870 al 1872 fu anche membro del Consiglio regionale del Tirolo come rappresentante della Camera di Commercio di Bolzano. Nella sua attività politica si impegnò molto nel Kulturkampf, del quale fu uno dei massimi esponenti tirolesi; come liberale progressista cercò di contrastare il clericalismo e la limitazione con la censura della libera manifestazione del pensiero. Fu durante il suo mandato che Bolzano ottenne l’illuminazione a gas, la tratta ferroviaria Verona-Bolzano-Innsbruck, l’abbellimento della città e lo sviluppo del turismo, uno slancio nel campo dell’istruzione, della frutticoltura e della viticoltura. Joseph Streiter, rappresentante del radicalismo democratico, nazionalista e anticlericale di Bolzano, considerato il padre del liberalismo ottocentesco nel Tirolo meridionale, nel 1848 creò il “Verein für parlamentarische Bildung”. Joseph Streiter amava incontrarsi nella residenza Unterpayrsberg, nel rione Dodiciville, in simpatici conversari con gli amici. Fu proprio in tale residenza che Joseph Streiter morì il 17 luglio 1873.

Autore: Leone Sticcotti

Il “largo” dedicato a Giovanni Palatucci

Sono in molti – tra cittadini e stranieri, transitando per il “Largo Giovanni Palatucci” per accedere agli uffici della Questura di Bolzano – a chiedersi chi era e cosa fece. Diamo qualche notizia.
Giovanni Palatucci era nato il 31 maggio 1909 a Montella (Avellino). Laureatosi in Giurisprudenza a Torino, superò anche gli esami per procuratore legale. Il 16 settembre 1936 prese servizio a Genova come Vicecommissario aggiunto di Pubblica Sicurezza, ma fu presto trasferito; dal 15 novembre 1937 fu in servizio alla Questura di Fiume, prima come Commissario e poi Questore reggente. Ebbe modo di mettere in pratica quanto credeva in fatto di dignità umana; erano principi e valori trasmessi dalla famiglia. “Salvare vite umane” fu proprio ciò che si prefisse Giovanni Palatucci nel suo lavoro all’Ufficio Stranieri di Fiume, città che dal 1937 al 1944 rappresentò la via di salvezza e libertà per numerose persone: profughi e perseguitati di religione ebraica — ebrei italiani, istriani, slavi, austriaci ecc. ma anche molti dissidenti politici antifascisti, giornalisti e sacerdoti scomodi per il regime, minoranze etniche, serbi, zingari, croati.
Anche tramite preziose collaborazioni, creò una rete di soccorso e salvataggio, un efficiente sistema di protezione; lo stesso Palatucci fu protagonista di salvataggi rischiosi, piani di fuga talvolta rocamboleschi.
L’azione divenne sempre più difficile e rischiosa dopo 1’8 settembre 1943, con l’occupazione di Fiume da parte delle truppe tedesche.
Palatucci, aderente alla Resistenza, fu arrestato in casa nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1944 e condotto al Comando generale, poi al Lager di San Sabba; altra tappa al carcere triestino, dove fu torturato; fu infine deportato nel Lager di Dachau, dove gli fu dato il numero di matricola 117295, posto sopra un triangolo rosso.
Giovanni Palatucci, dopo aver subito con serenità tutte le angherie contro la sua persona, morì di peste petecchiale il 10 febbraio 1945.

Autore: Leone Sticcotti

La via dedicata allo scrittore Beda Weber

All’inizio di via Brennero si può, a sinistra, raggiungere via Sant’Osvaldo tramite via Beda Weber. Chi era e cosa fece? Johann Chrysant Weber era nato a Lienz (Austria) il 28 ottobre 1798. Frequentò il Ginnasio dei francescani di Bolzano, del quale fu tra i migliori allievi, conseguendo la maturità nell’estate 1820. Oltre ad imparare la lingua, ampliò le proprie conoscenze teologiche e letterarie. Ammesso al monastero benedettino di Monte Maria, in Val Venosta, prese il nome di Beda alla sua vestizione, il 15 ottobre 1821. Dopo la professione solenne del 15 ottobre 1822 entrò nel seminario di Bressanone; fu ordinato sacerdote il 18 settembre 1824. Dopo studi a Innsbruck, Bressanone e Trento, nel febbraio 1825 ritornò a Monte Maria. Curatore d’anime a Burgusio da fine 1825, nell’autunno 1826 fu docente al ginnasio benedettino di Merano; fu attivo anche come predicatore, in Tirolo e in Italia settentrionale; nell’autunno 1839 fu curatore d’anime a S. Martino in Passiria. Ritornato al Ginnasio di Merano nell’autunno 1841, vi rimase fino al 1848, anno nel quale fu eletto a rappresentare Merano e il Burgraviato all’Assemblea nazionale di Francoforte. Si fece talmente apprezzare che fu, oltre che parroco, canonico del duomo di Limburg, commissario vescovile, consigliere spirituale, membro della commissione per le scuole e le chiese, nonché ispettore della scuola del duomo. Nel suo pioneristico lavoro pastorale seppe conquistare l’attenzione anche di protestanti, ebrei e indifferenti. Beda Weber fu monaco benedettino, docente al Ginnasio, deputato, curatore d’anime in Tirolo e a Francoforte; ma si distinse anche in altre attività: fu poeta e scrittore, storico, geografo, giornalista, fondatore di giornali; dedicò 2078 pagine, con “Das Land Tirol. Ein Handbuch für Reisende”, alle bellezze della propria patria. Beda Weber, morto improvvisamente il 28 febbraio 1858, fu sepolto nel cimitero principale di Francoforte.

Autore: Leone Sticcotti

La strada dedicata a Hermann von Gilm

Tre poeti, a ciascuno una via nei pressi del ponte Druso: via Dante e via Carducci, collegate da una via minore, la via “Hermann von Gilm”. Se molti sanno chi erano Dante e Carducci, meno noto è Hermann von Gilm. Hermann Rudolf von Gilm zu Rosenegg era nato a Innsbruck il 1° novembre 1812; frequentato il ginnasio a Feldkirch (Vorarlberg), si dedicò agli studi giuridici presso l’Università di Innsbruck. Dal 1840 fu impiegato statale a Innsbruck, Schwaz, Brunico, Rovereto. A Brunico giunse nel dicembre 1842 e si fermò alcuni anni; impiegato di concetto presso la giunta distrettuale, dal 1843 al 1845 abitò al n. 63 della via Centrale, nella casa detta “Kirchbergerhaus”; si fece membro dell’associazione “Verein zum geselligen Vergnügen”, più nota con il nome di “Kasino”, fondata nel 1829. Gli incontri si tenevano nella sala dell’albergo “Zum Goldenen Stern” di Joseph Told; erano occasioni per il poeta di presentare quanto componeva, poesie, sonetti, canzoni. Per il suo fare simpatico e il suo talento drammatico riuscì a radunare intorno a sé sia persone della borghesia che qualche membro della nobiltà locale. Tra le sue opere, canzoni d’amore ma anche canzoni critiche e anticlericali, vi sono le “Sophienlieder” (1844), alcune delle quali furono musicate da Richard Strauss; ad ispirarle sarebbe stata Sophie Petter, tra i grandi amori del poeta. Furono numerose le sue raccolte di poesie, ma dei suoi versi fu pubblicato soltanto un volume, il “Tiroler Schützenleben”. Nell’ottobre 1845 Hermann von Gilm fu trasferito a Rovereto. Da Rovereto nel 1848 passò a Vienna, dove lavorò come tirocinante presso la Cancelleria di Corte, per finire nel 1849 a Lienz (Tirolo orientale), come dirigente dell’ufficio di presidenza del Governatorato; competente per la sezione teatrale, scrisse centinaia di cronache teatrali. Morì a Lienz il 31 maggio 1864; nel 1898, nella casa dove morì, fu scoperto un busto in suo onore, mentre Brunico nel 1992 gli ha dedicato una piazza.

Autore: Leone Sticcotti