L’Accordo di Parigi, base di un’autonomia territoriale

Esattamente 75 anni fa, il 5 settembre 1946, i ministri Karl Gruber e Alcide Degasperi firmavano a Parigi l’accordo su cui si fonda l’autonomia altoatesina. Dal 2014 il 5 di settembre si celebra in Alto Adige la Giornata dell’Autonomia. Un’autonomia che tutela le minoranze, che è di tutti, territoriale e non etnica.

Con la firma dell’Accordo di Parigi nasceva un pezzetto di Europa. Si trasferiva il rapporto tra Stati dal piano della conflittualità e della contrapposizione a quello della cooperazione e collaborazione. Della corresponsabilità. Si diceva in sostanza che le dinamiche di convivenza tra gruppi, lingue, culture non si governano spostando i confini ma condividendo le responsabilità. Sia tra Stati che tra livelli di governo. Ognuno è chiamato a fare la sua parte, dallo Stato alla Provincia, dal Comune al singolo cittadino. Questa è l’autonomia, quella vera.
Si tratta di un’autonomia territoriale e non “etnica”, come ogni tanto si sente dire. Cioè il soggetto dell’autonomia non è un gruppo linguistico, ma tutta la popolazione che vive sul territorio. L’Accordo Gruber-Degasperi ne parla all’articolo 2: “Alle popolazioni delle zone sopraddette [ovvero dell’attuale provincia di Bolzano] sarà concesso l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo, nell’ambito delle zone stesse. Il quadro nel quale detta autonomia sarà applicata sarà determinato, consultando anche elementi locali rappresentanti la popolazione di lingua tedesca”.
Si vede bene che si tratta di un’autonomia territoriale e non di un gruppo soltanto. L’autonomia è data “alle popolazioni delle zone sopraddette”. Allo stesso tempo si vuole garantire che essa sia davvero a tutela delle minoranze linguistiche, perciò devono essere consultati i rappresentanti della popolazione di lingua tedesca. Oggi probabilmente si direbbe: “consultando i rappresentanti di tutti i gruppi linguistici conviventi sul territorio”.

Autore: Paolo Bill Valente

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