Padri, madri, figli dell’autonomia altoatesinasudtirolese

È difficile dire se personaggi come Silvius Magnago e Alcide Berloffa siano da considerarsi “padri” dell’autonomia o non piuttosto semplicemente “figli” della storia altoatesina. Figli di una terra particolare, che può mostrare la sua specialità da ben prima del 1972 (o del 1969). Terra di confine, terra di contraddizioni.

Il percorso “Autonomiae”, installato all’inizio del mese in mezzo ai palazzi provinciali, ruota attorno a questi due nomi: Magnago e, più defilato (come sempre fu), Berloffa.
Di Silvius Magnago leggiamo che, “considerato unanimemente il padre dell’autonomia sudtirolese, durante il suo lungo mandato ha avuto il grande merito di aver perseguito la pacifica convivenza tra i gruppi linguistici e avviato l’Alto Adige sulla strada del benessere e dello sviluppo”. Di Alcide Berloffa: “È considerato uno dei protagonisti della storia dell’autonomia altoatesina. Nel corso del suo lungo percorso politico ha seguito con grande sensibilità e capacità di mediazione le trattative tra Roma, Vienna e Bolzano”.
Diciamo pure che senza i Berloffa, i Moro, i Gargitter, l’autonomia che oggi conosciamo non avrebbe mai visto la luce. Se Magnago fu il padre, loro furono – se mi è permesso – la madre. Loro che, come succede ahimè a molte madri, lavorarono spesso dietro le quinte con umiltà, a volte a correggere gli errori dei padri.
Ma se vogliamo dare completezza al racconto del cammino dell’autonomia che, come giustamente si sottolinea, è sempre “dinamica”, non si può non pronunciare un terzo nome, quello di Alexander Langer. Fu Langer, sottolineandone le contraddizioni e le aberrazioni, a dare all’autonomia un’anima che andasse oltre i concetti di riparazione e rivendicazione, oltre l’approccio politico-diplomatico, oltre l’equilibrio instabile tra i nazionalismi. Un’anima europea in comunicazione col mondo.

Autore: Paolo Bill Valente

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