Il rimedio a un diffuso “scetticismo nei confronti della democrazia” non sta nella “nella ricerca ossessiva di popolarità” o “nella sete di visibilità”, ma sta nella buona politica. “Perché la politica è cosa buona e tale deve essere nella pratica, in quanto responsabilità somma del cittadino, in quanto arte del bene comune”.
Lo ha detto papa Francesco sabato scorso incontrando ad Atene le autorità e la società civile. Perché l’espressione “bene comune” non risulti eccessivamente astratta (mentre è molto concreta), Francesco ha chiarito che non c’è bene comune senza una particolare attenzione ai più deboli.
“Affinché il bene sia davvero partecipato, un’attenzione particolare, direi prioritaria, va rivolta alle fasce più deboli. Questa è la direzione da seguire, che un padre fondatore dell’Europa indicò come antidoto alle polarizzazioni che animano la democrazia ma rischiano di esasperarla”. Il riferimento è ad Alcide Degasperi che disse: “Si parla molto di chi va a sinistra o a destra, ma il decisivo è andare avanti e andare avanti vuol dire andare verso la giustizia sociale” (Discorso tenuto a Milano, 23 aprile 1949). Insiste Francesco: “Un cambio di passo in tal senso è necessario, mentre, amplificate dalla comunicazione virtuale, si diffondono ogni giorno paure e si elaborano teorie per contrapporsi agli altri. Aiutiamoci invece a passare dal parteggiare al partecipare; dall’impegnarsi solo a sostenere la propria parte al coinvolgersi attivamente per la promozione di tutti”.
La politica del bene comune e i cittadini attenti al bene comune non hanno paura di una casa di accoglienza, di un centro d’ascolto, di una mensa per persone in difficoltà. L’attenzione ai poveri dà la misura del livello di coscienza democratica. Naturalmente chi opera per la giustizia sociale dà fastidio al sistema di potere propugnato dalla società dei consumi, che promuove il populismo e l’individualismo per guadagnare consensi, lettori e denaro e attacca chi non si allinea senza esclusione di colpi.
Autore: Paolo Bill Valente